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Ad esser sincero non mi è piaciuta per niente
Solito horroretto da
Piccoli Brividi à la Sime. Elementare e puerile, buono per le educande al massimo.
Spazio all'incubo zero. Spazio al margine dell'insondabile banalizzato nel rassicurante (v. finale semi-disneyano). Non è un prodotto che presenterei ad un pubblico con un'eta media superiore ai 30 anni che non cerca paperi, sorci, et similia. Carente anche nella struttura: quel poco che ha da dire si perde in un bicchiere d'acqua (di rubinetto, storto), lo pasticcia, finisce per ignorarlo, pensando più a tergiversare in ciarle da serial tv, quando non da tiepida sit-com.
Per me rimane un autore che non ha nulla a che spartire con lo spirito inquieto più dylaniato, come stile di scrittura, specialmente a livello di soggetto da "svolgere". Non amo i suoi disegni, ma sono la parte migliore del lotto a conti fatti - anche perché, come detto prima, la copertina è un flop evidente.
Voto 5 ½ e non oltre.
Nel dettaglio
S ► P ► O ► I ► L ► E ► RNon bastano dei dialoghi buoni. Lo ripeto dalla premessa: la sceneggiatura è strutturata in maniera scadente. Pur essendo abbastanza lineare come costrutto, presenta uno squilibrio di base che la penalizza non poco.
In pratica
non succede una mazza fino a p.80
A conti fatti per oltre 75 pagine non si verifica nessun evento in sé - figuriamoci un "incubo" - che possa incidere sull'atmosfera o sulla trama... a parte la sequenza della metropolitana (pp. 33-41). Il buon Simeoni non ha altro da offrirci che soporiferi ragguagli sul ritrovamento di cadaveri (nel corso dei secoli), insistiti siparietti con Groucho mattatore/amicone/flirtatore - carini, per carità, ma dopo un po' diventano stucchevolmente ingombranti come uno gnu parlante davanti allo schermo in sala - e ripetuti confronti di un perplesso Dylan ficcanaso con un Bloch sfiancato dal brancolare nella penombra, nella migliore tradizione dell'episodio da serial tv che deve tirare avanti la carretta di 25' minuti su fatti supposti. Oltre a questo fino a p.80 non accade nulla di rilevante, ahitutti
.
Peccato, perché qualche idea stuzzicante Simeoni l'aveva pure intavolata.
Ma poi, come suo solito, ne perde gli spunti, preferendo incartarsi su altro.
Tanto per cominciare, in nessun ambito della tassidermia o dell'imbalsamazione,
il semplice dissanguamento coincide con la mummificazione. Quindi spillare ogni goccia di sangue alle supposte "vittime" di Lucilla non vuol dire necessariamente che queste diventino mummie al posto di semplici cadaveri essiccati. E meno male che lo dicono pure gli anatomo-patologi di Scotland Yard
Non bastasse questo ambito semi-cialtronesco, il Sime pensa bene di lasciare tracce senza seguito del suo "stimolo" narrativo principale: perché tutte quante le vittime di Lucilla nei decenni stavano scrivendo qualcosa sulla morte che fa rinascere? Buah, non è dato sapere come/se l'avessero conosciuta su questa falsariga da "intellettual-artistioidi" per trarne spunto. Sta di fatto che la prossima vittima "creativa" (cioè Groucho
) non stava scrivendo nessuna commedia su questo concetto di morte rigenerante, a differenza dei precedenti poveracci mummificati. I quali avevano un'altra cosa in comune: erano spariti da diverso tempo (vedi p. 8 e p.11) senza che nessuno ne denunciasse la scomparsa prima di esser ritrovati in quelle fattezze, in luoghi remoti o distanti. Anche qui Groucho non sembra allinearsi perché ha sempre il Dog alle calcagna tipo segugio e non va alla ricerca di nulla in particolare (ispirazione compresa), salvo lo svago di qualche strusciata la sera in pubblico con Lucilla stessa, al bar o in pizzeria. Manco s'erano imboscati...
La grigia banalità di ricorrere ad una vampira come figura cardine della parte sovrannaturale parla da sola; con l'aggiunta di
Hamlin per tirarsi fuori dalle beghe ancora peggio: meglio star muti. Brutta forte la risoluzione iper-semplicistica del tutto con Dylan che strappa la penna/stilo e la rivolge contro Lucilla a suon di urla, per lasciar spazio ad un'insopportabilmente saccaroide reunion con Groucho, che già era stato fra le balle per 3/4 d'albo
.
Si poteva far molto meglio anche sul meta-argomento della ricerca della "forza creativa irripetibile" (p.53), ma ad un certo punto certe tirate sembrano più delle frecciate rosicanti dell'autore contro il "sistema" editoriale che consuma nel successo i meritevoli, e pubblica a spese proprie gli immeritevoli (v. personaggio del maestro di scrittura creativa, sagoma buona neanche per
Don Matteo come spalla di Frassica).
Sulla stessa falsariga scemotta l'espediente facilone di dare il numero privato di una propria allieva al primo che capita senza fare una piega di riservatezza (p.61) o la scenetta dell'amico che gironzola (da solo
) casualmente dentro una pizzeria e che per questo s'aggiunge al tavolo.
Sorridi al nuovo ospite, non farlo andare via (senza pagare
)
In quel poco d'azione che succede non mancano gli scompensi, al limite della scorrettezza di comodo, a gamba tesa sulla presunta fessaggine del lettore, raggirabile di mestiere
:
nel giro di 2-dico-2 vignette la cara Lucilla (pp. 36.iv-vi) passa da fanciulla spaurita in un anfratto, a mostro scarnito&famelico alle spalle del teppista... per poi appenderlo a testa in giù in tempo da record mentre la pula accorre manco una pagina dopo, rimanendo intenta a strisciare sui binari ancora nantro pochetto (p.39) giusto per fare paurababau alla sbirra, salvo poi ripresentarsi in ghingheri sotto falso-shock, non si capisce da quale direzione del tunnel, nantra paginetta dopo (p.40).
Proprio un bell'esempio di come sceneggiare le dinamiche di una sequenza credibile, chapeau
Meglio poi sorvolare sulla
vaccata che dice Bloch (p.48.iv)
sul DNA di una presunta altra vittima nel tunnel, perché non sta né in cielo né underground.
Una cosa sola dovrebbe consolare Simeoni dopo un parto simile: se ci sono in giro delle vampire in cerca di eternabile creatività da risucchiare goccia a goccia per scrivere nuove storie, di sicuro lui non corre il rischio di venire abbordato per una pizza al sangue. Nel sangue di un criceto anemico è più probabile trovare il nuovo Proust alla bufala