Aleksandr ha scritto:
Ostini ha fatto ben sperare all'esordio dylaniato, ma albi come questo me li aspetterei dall'attuale Mignacco o altri.
Ostini è una chiavica a dir poco su DD. Io non ho sperato neanche ai tempi dell'esordio, basti vedere tutte le sue storie comparse nel
Magazine: retoriche, goffe, piagnucolose da comari, sterili a livello di idee. Forse non sapevano dove collocarlo, ma su DD non c'entra nulla.
Questa natalizia per ora non l'ho letta... essendomi limitato al Conte che non mi ha convinto molto, alla fine.
Ovvi
S_P_O_I_L_E_R a seguire:
Incubi imperfetti
Testi
6 +Disegni
6 -Oltre la sufficienza tecnica/generica non vado perché questo Ambrosini (più che imperfetto, trapassante al futuro postumo)
eccede nell'esercizio di stile, questa volta stile puramente 'letterario', anche troppo strombazzato e calcato. Dopo la parentesi scanzonata e leggera dell'inedito, si ritorna al Conte cupo e melo-meditabondo sui massimi sistemi dell'Essere, per una storia buona per
Le Storie appunto, né per
Dylan né per
Napoleone... mancando il perno della paura/orrore nel primo caso e quello del noir nel secondo (delitto/crimine)
.
In pratica tutto gira attorno alle paturnie 'michiagnoaddosso' della vita-non-vita ansiogenetica per la prostituta, ed al senso dell'esistenza scomposta su multiple identità inconcludenti per lo scrittore. Due archetipi che rifrullano certi loro malesseri, senza che succeda nulla d'interessante attorno.
Anche no
.
Non è quello che personalmente cerco su un albo a fumetti SBE: se voglio addentrarmi in 'sta roba (stantia e stravista fino allo nausea, tra l'altro)
mi vado a sorbire qualche volume di Heidegger o Sartre, che personalmente poi disapprovo come tutta la corrente esistenzialista che costituisce uno dei mali del segazionismo mentale del secolo scorso.. di cui stiamo ancora patendo le scorie a livello socio-critico-culturale - eccetto Camus, che è un discorso a parte, per sua/nostra fortuna. Preferisco di gran lunga le riflessioni sui patti con lo Scurnacchiato, Tiepolo, Pulcinella, e il patriarcato da ribaltare (v.
I Padroni del Nulla) come spunti
cultural da ficcare a tutti i costi.
Capisco l'omaggio a Pessoa dichiarato a caratteri cubitali anche a livello iconografico (v. scrittore praticamente uguale)
... ma dopo un po' tutte quelle citazioni aforistiche hanno spezzato ogni slancio poetico per acclimatarsi nello svolazzamento magonistico da afflizione auto-compiaciuta, che notoriamente non porta a nulla, se non a diversi sbadigli. Rispetto a questa deriva para-esistenzialista, si poteva sfruttare mooooolto meglio la questione degli eteronimi, che di base è parecchio più interessante di quanto qui sviluppato attorno l'idea delle biografie parallele ed apocrife, come dimostra bene l'inventiva dello stesso Pessoa, che si
era sbriciolato su un'ottantina di firme alternative alla sua originaria identità (qualunque fosse, sfuggente)
.
Scendendo nei dettagli della storia, per una buona metà l'atmosfera compassata funziona, poi comincia a girare a vuoto evaporando. Groucho e Dylan composti come dovrebbero essere e come mi aspetto dalla penna di Ambrosini; parecchio inquietante l'albino incappucciato che sguscia come un boa (altrettanto albino); significativo il back over della memoria di Melissa da 13 anni in poi; buona l'appendice d'epoca dell'esorcismo al contrario, anche se immaginavo avesse più peso nel determinare la storia in sé... e visto che c'era, l'immaginazione di Dylan poteva pure projettare Bloch nei panni di prete panzone e scorbutico, oltre a Groucho diabolo beone e baro in kilt da mascalzone scozzese
.
Da p.59 in poi fatico a trovarci un paio d'idee in croce degne di uno sviluppo dinamico sulla sceneggiatura/narrazione
.
Male nel sue didascalismo telefonatissimo la confessione incrociata Dylan-Melissa (p.61-62) sull' "
esser padroni della propria esistenza, esistere senza vivere, esser personaggi scritti da altri, protagonisti di storie già scritte" etc.
Dopo anni di meta-menate ricamatorie ne avrei fatto sinceramente a meno, sono cose che oramai persino Muccino sdogana random, anche se va dato atto ad Ambrosini di esser più incisivo e sintetico di altri. Non mi ha tanto convinto neanche la fuga onirica successiva (pp.63-71): riempire di simbolismi (calli?)grafici uno pseudo-incubo rivelatorio non significa necessariamente renderlo più accattivante.
In pratica veniamo a sapere che Samuel-aka-Rita-aka-William talvolta dimentica di porre fine ai suoi personaggi sulle pagine dei libri, e li lascia liberi di scorrazzare incompiuti altrove, senza che questo abbia molte conseguenze effettive sulla 'realtà', a parte delle scudisciate temporanee e la polizia interdetta, che si vede scomparire il brasileiro di punto in bianchissimo (albino) dalla cella. Quasi un corollario inevitabile il tentato suicidio di Melissa, con Dylan che invece di sollevarla la invita a rimuginare sul libro incompiuto. Senza contare che prima viene a fare ipocritamente (complice Bloch, p.22) la parte di quello che irride il modello 'imborghesito' di vita coniugale, e poi giustamente per rattoppo da bigamia respinge la stessa Melissa 'nnamurata all'uscio, sotto la pioggia (p.92), perché c'era in casa Lisbeth mezza nuda sul letto
.
Bel modo di congedarsi da un personaggio irrisolto...
... ed il congedo dello pseudo-demiurgo di tutto quanto non è molto meglio a mio vedere (pp. 93-98): una pesca alle stelle di riflesso su cui non provo nessuna voglia di riflettere. Fiacco e retorico come buona parte della seconda metà della storia; non sanguina alcuna forma di pathos né brilla per nulla in particolare, a parte il tentonare qualche abbaglio posticcio sul senso penultimo dell'esistenza, di un autore nello specifico.
Una cosa forse può intrigarmi, ma probabilmente è una pista fantasiosa nata da qualche pagina strappata di un eteronimo di Sepaso che si chiama come il sottoscritto: tra p. 87 ed 88 Dylan arriva a facili conclusioni immaginando per un attimo, mentre si trova in ospedale, che Melissa sia anche lei (come il brasileiro sgusciante) un personaggio di fantasia incompiuto destinato a svanire da un momento all'altro, dopo esser fuggito dall'immaginario del suo autore, perso nei tanti se-stessi. Come vediamo poco dopo questo non avviene perché Melissa 'permane' nel reale... in malo modo, ma permane. Per quale motivo
Avrei due ipotesi:
quella più letteraria e più spinta dall'autore (quale? ) è che ci sia stato un transfer di condizione tra personaggio e scrittore alla fine, con Sepaso-occhiperlui che in conclusione si dylegua tra le stelle insanguinate, svanendo all'Essere in quanto tale, e permettendo per contro-bilanciamento a Melissa di diventare una volta per tutte partecipe del reale, e non più solo personaggio di fiction.
L'altra ipotesi, più lineare e prosaicamente complicata allo stesso tempo, è che Melissa non fosse mai stata un personaggio di fantasia, ma più semplicemente una battona di cui almeno una volta SEPASO ERA STATO CLIENTE, magari invaghitosene... non trovando di meglio che trasporla senza pagare i ® su un romanzo, quasi a lei dedicato da protagonista, senza prendersi neanche la briga cambiarle nome in uno pseudonimo, cosa che invece per se stesso non risparmiava, a manetta. Un' inversione di fattori quindi, abbastanza significativa a livello nominale.
Forse c'è un lapsus-svista inconscia a p.93.iv dove Dylan chiama esplicitamente Sepaso '
Fernando', attribuzione mai comparsa nel resto dell'albo tra i suoi vari eteronimi, senza scomodare il vero Pessoa.
Non capisco neanche a p.14 (prima vignetta) cosa stia provando ad aprire Melissa, a livello di serratura, se subito dopo rivediamo la porta dell'appartamento (penultima ed ultima vignetta) disegnata allo stesso modo dopo che si era spostata. Il portone non dovrebbe essere, perché come vediamo in altre scene è parecchio diverso. Credo ci sia qualche problema condominiale nei restauri grafici di Ambrosini, quindi... ma col superbonus edilizio tutto è possibile ormai
.
A proposito di lato grafico, brevemente: disegni ruvidi ed efficaci in certi punti. Non vedo tutto questo 'espressionismo' (v. intervista redazionale) nei volti dei personaggi, spesso slabbrati e semi-deformi. Meglio gli esterni sui docks, le figure nell'ombra, e la parentesi storica dell'esorcismo con la grassona stile-
Angoscia. Capisco possa non piacere, ma questo è l'Ambrosini attuale.
Ma di quale attualità quantistica stiamo parlando?