Cravenroad7

Ma Rimatt

Ettore è un personaggio troppo costruito a tavolino, ma, come dicevamo qui tempo fa, meglio lui di certe desolanti relazioni che ha avuto Julia. Il poliziotto con cui stava che assomigliava a Luke Perry, quello sì era di rara antipatia e cafonaggine.

Fortunatamente non lo conosco, dev'essere comparso in uno dei periodi in cui non seguivo la testata.

Si chiamava Jeffrey Noah, un sergente dell'antiterrorismo (ho fatto una ricerca su internet perché non mi ricordavo il nome), comparve in albi più o meno attorno al 100. Anch'io all'epoca leggevo poco questo fumetto, ma questo lo trovai in un paio di numeri e mi fu subito antipatico. E certo non per una forma di gelosia del lettore verso la sua eroina, visto che non ho mai trovato la protagonista attraente e nemmeno simpatica. Però la preferisco con un fidanzato fisso, che occupi poco spazio, quindi Ettore va bene. Voglio leggere inchieste, non disavventure sentimental-sessuali, per quelle basta e avanza Dylan Dog

C'era stato anche un flirt con un indiano d'America se non sbaglio.

Simpatica no, attraente però sì.

Sì, in un albo molto bello, tra i primi. Poi tornò anche in un seguito, che ho letto, ma non ricordo bene né la storia, né se proseguisse il coinvolgimento sentimentale. Comunque quella fu una relazione con qualcosa di poetico, non squallida come altre. Nello stesso albo nemmeno Baxter stette con le mani in mano



Dipende dai gusti. La Hepburn l'ammiro per stile, ha un bel viso, è particolare, ma non mi ha mai attratto il suo tipo.
In generale preferisco donne più paffutelle.

Venendo all'albo del mese, E la signora Delaney scompare, in diverse pagine l'ho trovato noioso. Il movente non mi ha convinto e nemmeno come si arriva alla soluzione. L'incubo è più palloso del solito.
Si salva la nonna, qui impiegata come personaggio di spessore e non solo come macchietta spara frasi trite.
Voto: 5
Certi autori di Dylan Dog dovrebbero farsi un bel ripasso su Berardi per come si scrivono i dialoghi, anche in albi non troppo ispirati come questo.

"E la signora Delaney scompare" non è piaciuto nemmeno a me. E neanche poco.
L'ho trovato intriso di retorica, con dialoghi innaturali, poco scorrevoli, autenticamente NOIOSI.
Io direi anche basta al "manzo color ebano con dei lombi così", ma che figura vergognosa è Emily in questo frangenti? Ne esce come un'ignorante e grossolana popolana. Quanti anni ha, per fare discorsi del genere in casa di Julia, sua datrice di lavoro e con la quale, voglio ricordare, si dà persino dei lei?
Questa volta mi ha veramente snervata e scocciata, ma non tanto per l'aspetto moralistico, ma sinceramente per la grettezza ingiusta con la quale viene delineato il suo personaggio. Errori grammaticali da terza elementare, allusioni a lombi, accoppiamenti e manzi; l'aggravante di essere continuamente ripresa da Julia, in modalità "maestrina col bastone nel culo", mi ha fatto decisamente saltare i nervi.
Passando alla maestrina, qui si pesca a piene mani nel passato ridondante e lagnoso, che fa sbuffare di continuo, senza risparmiare sulla stupidità dell'incubo di turno. Associare il tutto a Norma, diventa l'autentico omicidio, del lettore, legato assieme a tutti i possibili mattoni della serie.


E non mi limito a questo, perché
SPOILER
farsi dare i tabulati e precipitarsi da Baxter, per indagare per i fatti suoi, fa colare a picco letteralmente di questa storia.
Salti logici assurdi, teorie strampalate, buchi di sceneggiatura, io lo boccio su tutta la linea!

Dico la mia sulla Delaney: ho trovato 2 grossi punti poco convincenti. Il primo riguarda l'omicidio in sé (anzi, i 2 omicidi): .
Il secondo punto mi pare forse ancor meno credibile dal punto di vista della quadra dell'indagine: in quella foto che alla fine è determinante per rintracciarla, voi avete notato se la signora Higgins ha una borsa della B&D ? Perché a me pare che non la abbia, sarebbe come se fotografassero me che passo davanti a Intimissimi (senza avere il sacchetto) e deducessero che ci sono entrato e che mi conoscono. Magari ci sono passato davanti sul marciapiede ma non sono entrato. Questo è il dettaglio che mi ha dato più fastidio, perché è un appiglio troppo debole per risolvere il caso (che poi sarebbe stato comunque risolto dai successivi tabulati del detective ucciso, che legano lui alla Higgins). Per il resto, l'episodio è scorrevole e certamente sufficiente, ma quei 2 punti mi fanno storcere il naso (più di quel che scrive Bertuccia, pure vero, sul fatto dei tabulati ottenuti e consegnati a Leo).

In nome del padre è una bella storia, emotiva ed avvincente, rovinata da un finale frettoloso e prevedibile.
Forse in questo caso (piuttosto raro) servivano le pagine di prima.
Emily qui è umana, non la solita macchietta e non poteva essere diversamente.
Voto: un 6 -

P.S.
Julia che in un frangente simile si mette a puntualizzare su "avvocatessa" raggiunge uno degli apici della sua irritante puntigliosità.

Concordo, soprattutto sul primo punto. Sul secondo non ti so dire, non ci ho proprio fatto caso. Sta di fatto che nel complesso l'ho trovato un buon albo, meno impeccabile di altri ma ampiamente godibile.

Concordo totalmente sull'incongruità della svolta dovuta alle immagini vicino al negozio. Indizio labilissimo, nemmeno fortunoso, ma a livello fantascientifico.

Per me ottima storia, invece, basata più sulla verità dei sentimenti che su quella dei semplici fatti (per citare l'eccelso Ted Chiang). Le svolte della trama nemmeno le ricordo nel dettaglio (albo letto ieri, ma non ci faccio proprio caso), però mi è rimasta impressa l'umanità dei personaggi, in particolar modo gli abituali comprimari: Nick, Leo, Emily, perfino un Webb poco presente ma di notevole spessore (lui, che viene spesso maltrattato).

Per me uno tra i migliori albi recenti. Sarà che Ettore non si vede neanche in mezza vignetta.

Per due terzi abbondanti è un'ottima storia.
Seguono SPOILER:
Fosse stato un thriller concluso con l'incriminazione dello stalker, attraverso l'acume di Julia o la compartecipazione delle varie forze in campo, avrebbe continuato ad esserlo, ma appiccicarci un giallo nel finale, con omicidio, sospetti verso la puerpera (tra l'altro con capacità di ripresa degne di Wolverine), scoperta e confessione della vera colpevole, il tutto in maniera davvero troppo frettolosa e poco credibile, fanno scadere il tutto e per me, questa volta, incide più un finale così da 4 che la parte precedente da 8 (comunque un 6 facendo la media).

Io di "In nome del padre" ho letto finora 10 pagine. Avverto già un senso di fastidio.
Quale donna di 35 anni constaterebbe che "il mestiere dell'insegnante è duro... [cut] ma avere quotidianamente a che fare con
i giovani è un'esperienza gratificante, che tiene in contatto con la dinamo della vita"?
Donna di 35 anni, che insegna a vent'enni, non coetanei, ma appena più piccoli.
Per me è assurdo, come lo è portare avanti una lezione sempre didascalica, sciorinando citazioni, frasi fatte, senza dare seguito al dibattito. I primi passaggi in classe sono una serie di citazioni cui non seguono minimamente spunti di dialogo.
Ho sempre questa straniante sensazione che i dialoghi si svolgano così, per sommi capi: "prof ma questa interpretazione della Bibbia sembra blasfema..." Risposta di Julia liberamente interpretata: "Vestiti a cipolla, perché non ci sono più le mezze stagioni!"


Edito il post perché proseguendo sono incappata nell'orrenda tirata patriarcale sul ruolo della donna. Santo dio, sembra di leggere un messale del 1300.
"Il concepimento di un figlio è il coronamento naturale di un progetto d'amore per una coppia"? Ma vergognatevi, che è l'unica cosa che mi viene da dire in questo frangente.