[...]
[...]
[...]
Allora, dicevo che
ho votato non più di 7, un po' per le questioni di sopra sull'andazzo generale del PdM, un po' per alcuni punti della sceneggiatura non proprio convincenti a mio vedere.
Di sicuro ho gradito più del S#33, che suonava come stucchevole intermezzo, ma meno del S#34 dello scorso anno, che proponeva una storia ad elevato effetto enigmatico come quella di
Bethany-La Morte, moooooolto meno retorica del trauma da drammone inter-familiare che patisce (colpevolmente) Waldo e che fa (furbescamente) presa sul lettore... perché poi si riconduce al passato ri-posticcio-ato di una figura molto amata da noi lettori
.
SPOILER
(ma tanto non vi preoccupate, tanto ci vorrà almeno un lustro per scoprire dove vanno a parare questi elementi spoilerosi. Sempre se Bilotta tira in porta, e li riterrà ancora degni di nota/segnatura...
)
Come dicevo prima, la storia inizialmente dilata troppo, anche se con tono auto-ironico, la questione del dramma domestico inter-familiare. Ok, è scritta benissimo, intrattenimento elevato, per carità... ma poteva essere stampata sulla collana
Le Storie o su un episodio collaterale di
Mercurio Napoleone e non cambiava nulla.
Insomma,
non ho percepito nulla del PdM per quasi 60pp, e non lo ritengo un pregio. Non era indispensabile Dylan, quando è proprio l'atmosfera a latitare. Troppo spazio alla questione
menial degli affitti (v. scenetta con la tizia dell'agenzia immobiliare), sbarchiamo il lunario storto, bambini con le scarpe rotte, etc. Minimalismo che meritava un numero minimo di pagine
.
Anche sulla questione meta-artistica del teatrante di professione (di vita) alcune sparate sono un po' telefonate e retoriche, nel loro reiterarsi stile tormentone, dilungandosi anche in alcuni passaggi di troppo. Va bene entrare in alcuni dettagli della vita lavorativa di Waldo ma, per esempio, certi scambi (in eccesso) col suo agente potevano essere accorciati o tagliati di sana pianta. In questo senso anche la scenetta iniziale della "simulata pezzenza ad arte" la trovo di un pleonastico come poche, visto il resto dell'albo che ritorna sull'argomento ad libitum -
cuius Di buono c'è che quando Waldo sviene a p.63, anche noi per empatia siamo un po' logora-mente stressati ed a corto di ossigeno per questa rutilante doppia-triplice vita da bugiardo patologico per vocazione attoriale, due piedi in tre scarpe... probabilmente senza suola solida.
C'è un'altra cosa che poi non mi convince, in generale, se costui dovrebbe incarnare il proto-Groucho (
as we know it) ante litteram, a livello biografico.
Non mi ritrovo sul suo istrionismo di base. Mi ricorda (complice Gerasi?)
più Petrolini o Buster Keaton nelle movenze e nel modo di porsi "in scena" - anche se per lui tutta la vita è un palcoscenico. Il Groucho assistente che conosciamo noi è molto più freddo, cinico, grottesco, posato, di-sgraziato, non-sensato, provocatore, sia nello sparare battute che per come si atteggia. Per quanto il trauma possa aver cambiato Waldo, e lui è capace camaleonticamente di impersonare diversi ruoli - fino a perdersi? - lo vedo in partenza un po' troppo innocuamente naif (v. continue moine e occhiatine) per potersi concretizzare scenicamente nell'inquilino non pagato di Craven Road 7, come alter ego di sé: il transfer sembra alquanto forzoso. Non brilla in nulla ma non è fosco quanto occorre
.
Inoltre c'è una certa discontinuità (anche grafica, v. capigliatura
made in Ambrosini) col Waldo che vediamo in giro "nel presente", quello che non più di un annetto fa convoca Dylan allo show e dà fuoco allo specchio magico - questa cosa la devo ancora capire, a livello di utilità, essendo bello che fracassato ed il grosso del danno ormai fatto.
Non ho neanche capito come possa un mega-produttore facolto$o proporti un contratto $onante per uno show nella tua solita bettola sempre più vuota (v. Blackwood pp.114-16), per non parlare della fattibilità di un festival dei sosia di Groucho Marx che dura sei mesi! Per quello di Elvis due anni, più una settimana di ferie globali per la premiazione?
Mi è piaciuta molto la parte in cui Waldo porta Penelope al luna park (echi di Marina? v. chiromante, "noi da vecchi", etc), con l'effetto galleria per il bacio nella metro. Da notare il cameo
del frontespizio di Villa nella Haunted House (p.119). Sull'eziologia del campanello urlante (p.131) sorvolo: una spiegazione in retrospettiva pro-meta folklore di cui non sentivo il bisogno, e che fa parte delle furbescate per sensibilizzare il lettore storico di cui parlavo all'inizio .
Per creare un po’ di atmosfera PdM, la parte in cui Waldo si dedica al pestaggio dello zombie andava un po’ approfondita, come pure la sua escalation di notorietà sulle prime pagine dei giornali per questa faccenda.
Spero che lo sbirro chiacchierone-ciuffettone aspirante
Wham (
) non sia
Osmond da cciovane, non tanto per il personaggio in sé, quanto per qualche altro albo derivativo o spinoffensivo da allegare a margine.
Riavvolgendo il nastro
Lynwood rientra dalla finestra nella saga, facendoci scoprire che un tempo era un noireggiante giornalista d’assalto-ficcanasone -complottista (forse adescato da Vergerus/Xabaras?) prima di diventare un politicante dittatore. Forse Travaglio proverà una leggera invidia…
Su
Dalia invece Bilotta,
as usual, sparge molte tracce interessanti che probabilmente rimarranno lettera mortissima (sieri permettendo, o nuovo albo con focus su di lei): sa annusare la paura, dice di aver mooolti segreti, pratica esoterismi come il voodoo, lancia maledizioni come una strega (suo nickname), trafuga il cadavere del marito in complicità con Xabaras, e quest’ultimo orchestra il suo primo incontro galeo(no)tto con Waldo
.
Rispetto al lato intimista visto sul S#31,
Xabaras/Vergerus ritorna in auge come grande stregone burattinajo che manovra tutti a prescindere, dal passato remoto al futuro (a) posteriore… anche se qui aggiunge nel calderone pure qualche spunto animista-voodoo, sulla faccenda degli angeli guardiani.
Speriamo che il suo treno decrepito sul binario morto non presagisca/rimanga un altro filone deragliato della trama per il prossimo episodio