Cravenroad7

ritorno dalle ferie giusto per dire che l'albo mi è piaciuto parecchio, un Dylan vecchio stile

Oh guarda, finalmente un Dylan Dog...!
Trama surreale, mistero, indagine, soluzione del caso, colpo di scena finale... Non ci vuole tanto eh...
Che dite, ce la facciamo a ricominciare a scrivere storie "di" Dylan Dog anziché "su" Dylan Dog, e ad attirare i lettori con le storie appunto, invece di trovate pubblicitarie ad effetto più o (soprattutto) meno riuscite?!
Votato buono... non pensavo sarebbe mai successo.

Faccio un post riassuntivo dei miei pensieri dopo le 6 pagine di commenti che ho letto...

... sui forumisti:

- Sentitissime condoglianze ad Alemans123!
- Complimenti a Keanu Coen e benvenuto (in pianta stabile) tra noi!

...sulla storia:

- Le incongruenze elencate hanno dato anche a me parecchio fastidio, ma la storia è bella, è "Dylan Dog", è perfettamente in sintonia con le atmosfere del personaggio.
- Ho votato buono
- I disegni mi hanno lasciato a volte perplesso
- Copertina... meh...
- Titolo che alla fine della lettura ho così tradotto (e giustificato): il sistema "qwerty" nasce per separare il più possibile le coppie di lettere iper utilizzate che nelle macchine da scrivere, digitando velocemente, facevano accavallare i martelletti. Pertanto un sistema che nella sua apparente illogicità (nell'ordinare i tasti) aveva una sua logica. Che è un po' tutto quello che rappresenta il borgo di Qwertyngton. Ogni cosa apparentemente non aveva senso ma alla fine il senso lo ha in chi vi abita e accetta l'anormalità del luogo. Anche la riflessione finale di Dylan ("Ma io credo ci sia un punto da cui partire per dare un senso ai nostri giorni sulla terra") mi fa pensare che nell'apparente caos del sistema Qwerty vi sono i tasti centrali leggermente in rilievo (F e J) che sono il "punto" (o meglio l'apparente barra) iniziale per dattilografare velocemente senza vedere la tastiera e quindi rendere pienamente logico un sistema apparentemente illogico. Diciamo che è la spiegazione più "logica" (giusto per ripetermi) che ho trovato sul titolo e il nome della cittadina (e mi fa piacere che proprio quel nome non è mai motivo di discussione all'interno dell'albo anche come semplice curiosità da parte di Dylan sul perché un borgo può avere un simile toponimo).

... sulla curatela di Dylan Dog:

- Lo stridore degli specchi mentre cercano di arrampicarsi in quel di "Milano" si sente ben distintamente fino qui a Palermo.
- La gestione Gualdoni, al confronto di quella di Recchioni, era oro colato. Quindi lascio immaginare che cosa è stato il "Genio" per 'sta povera testata.

Questa è la tipologia di storie di cui la testata ha bisogno. Non un capolavoro ma una storia genuinamente Dylandoghiana.
E pensare che la Bonelli non lo ha ancora capito (tant'è che ristamperanno in versione cartonata il pessimo trittico di Vasco, come se con questo gruppo di storie avessero raggiunto la loro sublimazione artistica/concettuale).
Vivono nella loro bolla di vetro dando per buone le loro idee bislacche: per loro ciò che funziona dovrebbe funzionare per il lettore medio.

Dovessero capitare su CR7, di tanto in tanto, si renderebbero conto, osservando i commenti di un piccolo gruppo di persone (piccolo ma eterogeneo, dato che ognuno ha il suo background, il suo modo di pensare, i suoi gusti: insomma, non siamo una congrega riunita sotto un unico punto di vista) che, per quanti hanno scritto, questo è il genere di storia che si vorrebbe ritrovare più spesso nella regolare.

Chiaramente non è che ora devono mettere il pilota automatico e tirare fuori un Qwertyngton ogni tre/quattro albi.
Anche andando a ripescare storie con dei plot semplici (Incubo di una notte di mezza estate, Riflessi di morte, Scritto con il sangue etc.) avrebbero sicuramente materiale su cui lavorare. Manichini, doppioni, efferati serial killer, e ancora... edifici misteriosi, cimiteri abbandonati, castelli diroccati, animali assassini, gente che entra ed esce da altre dimensioni... non è che abbiamo bisogno di qualche genio letterario. Basta avere quel minimo di capacità di saper rimescolare le carte...

La copertina (con Dylan - Alain Delon) non é azzeccata col mood della storia. Il classico stile serioso ganzo à la Recchioni e Cavenago che niente c'entra con le stramberie proposte.

La storia funziona, e si si puo' vedere come una parentesi a sé stante, una piccola graphic novel sul personaggio da donare a chi non ha letto nulla e vuole farsene un'idea! E con un finale che in qualche modo "termina" in un ennesimo modo diverso la Storia del personaggio.

I disegni, non so. In effetti sono perfetti per un bis - cosi' come la tematica del racconto. In qualche modo anche un bis - Color.
Ci ho visto un incrocio tra Zerocalcare e Andrea Ferraris (Disney e non solo).

Tralaltro, sono il solo ad aver visto in due vignette (piuttosto casuali) un omaggio/rifacimento a Brindisi, proprio a/di "Lassù qualcuno ci chiama"?
Non ho l'albo sottomano, ma una in particolare é ad inizio storia, in auto, labbra di Dylan in primo piano e Groucho sullo sfondo a metà figura.

Con solo un migliaio e passa di giorni di distanza dalla sua uscita, posso sottoscrivere che si tratti di uno dei migliori albi del decennio RR, che non faticherebbe minimamente a rientrare nella mitica zona "primi 100". Storie come questa, "Il lago nero" o qualsiasi sceneggiatura del principesco Ambrosini giustificano a quasi 50 anni la prosecuzione della lettura del Nostro, evidenziando ulteriormente quanto abbia qualcosa ancora da dire e, mi sia permesso, come la selezione e la ripartizione logica delle collane da parte di RR verranno col tempo giustamente riabilitate. Sarà il covid sedimentato nel cervello ma dal numero 400 in poi a me gli albi non stanno dispiacendo affatto: i capolavori sono rari, ma il livello complessivo è buono e non credo sia una cosa così scontata per una collana così longeva. Non so cosa sia Qwertyngton, ma di sicuro è un luogo dove non mi dispiacerebbe vivere. Oltre a Twin Peaks, a me ha ricordato anche il "Paese delle pazze risate" del quasi mai citato Jonathan Carroll, autore che un ventennio fa mi regalò ottimi mesi di letture.