Se detengo ancora la libertà di non incarcerarmi in facili conclusioni penalizzanti…
… a me questo albo pare
una corposa supercazzola involontaria, corredata da un apparato grafico vistosamente utile a distrarre dalla (pretenziosa) inconsistenza di fondo
Ennesimo piagnisteo mumbleggioso e concettoso sulla condizione esistenzialista della vittima per eccellenza (Dylan) anche quando viene sollevato sulla coda (moscia) il dubbio – sorpresooooone
– che possa essere un carnefice.
Uzzeo prova a rinverdire le fosche allegorie
Doe-iane a braccetto col suo compare RR, ma ne esce uno stantio psico-metaforone senza tensione, bisunto di inutili discettazioni aforistiche non richieste sulla condizione del presunto essere “vittima” di ingiustizie, con scangherate pretese di analisi in limine sul senso della condizione/redenzione carceraria
.
Il tutto senza un briciolo di prospettiva narrativa – rinviata al prossimo numero? In pratica dovremmo sperare nella
Baraldi? Posso pagare già da adesso la cauzione di 4,4€, Vosto Onore? - azzerando qualsiasi spessore del racconto soltanto per il gusto di meta-riflettersi addosso sulla qualunque di un tema altrettanto qualunque, compiacendosi di aver ripreso citazioni cinematografiche trè(s) cool, senza riscontro nell’atmosfera effettiva, figuriamoci nella struttura
.
Come supercazzola
alternative va detto che
in una semibreve da CF (max 40pp) poteva anche avere un suo senso. Come primo capitolo di un contropaccotto da 2 albi direi proprio che scapicolla su se stessa tra un coro di pernacchie. E anche la sceneggiatura soffre troppo di tempi morti e ridondanze che su un fumetto pesano molto più che in uno screenplay cinematografico… ma purtroppo è risaputo che molti autori confondono le tavole per pellicole, e questi sono i risultati
.
Mettendola ai voti - da martire di simile letture, spero nella canonizzazione a breve… per storie più beatamente aggraziate, entro il canone dylaniato -
Disegni 7 (mezzo voto in meno per la copertina insulsa e deprimente, altro che celebrà!)
Testi 4,5 (mezzo voto in più perché magari certi spunti proseguiranno meglio sul #417… seeehh, mejo richiamà Ratigher)
Qualche dettaglio :
S----P----O----I----L----E----R
Di
Lauria si è parlato anche troppo, qui sopra, su altri forum, sul tubo… considerando che si tratta pure di una storia che non corrisponde al suo stile attuale.
In generale mi è piaciuto parecchio, per l’effetto disturbante, le tribù di scuojati a spasso, e le ombre soffocanti, etc. Ma a conti fatti non mi sembra il caso di paragonarlo al genio di
Bacilieri. Alla fine il suo tratto non si offre a molte variabili, contrasti troppo netti e manichei, tende a squadrare un po’ tutto sul rigido… e si sa che l’horror invece ha bisogno di più volute, spirali, tremolii plastici, fluidità contorte e distorte… Millernoncenevoglia
.
Lo vedo meglio sulla fantascienza dark, molto fumettosa (v.
Orfani, appunto)
Tra i
punti top ci metto l’esplosione pixelata (p.30); la dissezione anatomica delle tavole via Dylan (pp.58-59);la fantaprigione come Stato autonomo exclave di qualsiasi continente (p.82), e la fuga epica da un inferno simil-dantesco (p.93).
Tra
quelli flop il Dylan-burattino di Tyrion Lannister (40), i ripetuti effetti al negativo della pellicola, che dopo un po’ stufano (es pp. 34-35), il brodo allungato del Dylan criceto che si dimena a pp. 28-29 , il solito tesseract intra-cosmico (p.48), e quelle sguaiate stellette al posto delle sane mazzate (pp. 18-19)
[…]
Passiamo alla “storia” (parolone) in quanto tale.
Si comincia molto male con Dylan che al ristorante (ci) imbocca subito le sue fonti con una frase fatta sulla nouvelle vague dell’horror gallico, che sembra presa quasi paripari dal suo wiki-assistente
La cosa più squinternata, stile scivolone pataccaro da controsenso, è che dove ‘NA VORTA TANTO serviva un po’ di meta-coscienza più avveduta, il Nostro Boy
spara una cazzata irricevibile da uno che di mestiere indaga/caccia mostri, dicendo che l’horror movie lo fa sospirare tranqui di rassicurazione (p.6.v) sapendo quanto certe cose NON accadano nel (quale?) reale
.
La parte sugli sbirri bio-droidi sinceramente di primo impatto spuzzecchiava della solita retorica sulla mano violenta della legge (v.
La fiamma, Il terrore, Anarchia in UK)… ma alla fine è l’unica sezione riuscita dell’albo, per l’effetto domino dei misunderstanding con le forze dell’ordine para-fasciste, con(tro) cui basta poco per finir randellati dalla parte del torto
.
Poi bisogna smadonnarsi una trentina di pagine su Dylan alla prese con l’ennesima clausura smemorata e che si parla addosso come un criceto senza ruota. Come detto prima, la tensione è solo formale, e non certo evocata dalla sceneggiatura, che difetta di passaggi significativi per incartarsi sulle “rivisitazioni” del tema/contesto. Puramente formali, e con ritmi sballati per un fumetto: la telecamera è nantra cosa, please. Bastava darsi una ripassata a
Necropolis per capire come si sceneggiano certi passaggi. Ma il talento non si può citare…
Per ricondursi all’argomento (telefonato) del martirio… eccocelo rifilato da un messaggio megafonato (pp.41-42), per quanto suoni a salve la presunta chiave fideistica del martirio che qui non trova spazio/tempo, se non per sbracare nel sadomasochismo da
torture porn tra una ventina di pagine, più utili a fine citazionistico che altro.
Ecco quindi arrivare a metà albo i
Cenobiti seviziatori, ma anche loro sono una (s)cocente delusione, come degli spaghetti lasciati a bollire nel vaso da notte oltre cottura. Invece che aggiungere un quantum mysterioso/arcano alla faccenda, si rivelano delle pongo-se allegorie inconcludenti a regime semi-autistico in rigorosa lista nome-parlante-maddeché (il Monco, il Monaco, la Bella, la Principessa Bambina, Lord Gordo Chester)…
… la cui vera&propria forma di tortura consiste nel rifilarci un
sermone soporifer-esistenzialista sulla metafora della pelle come st(r)ato vitale (pp.53-59), manco fossimo serpenti o Cartesio avesse profferito “
cogito, ergo sum” dopo essersi spellato per un’ustione da spiaggia senza crema solare
.
Pe completare il paccotto in (ignuda) bellezza e conformarsi al Recchio-mood dei simbolismi fetish-edipici, ci tocca pure l’indottrinamento forzoso di
Nantra Grande Madre … stavolta genitrice delle ingiustizie patite dai suoi pargoli-martiri in passato, che può annichilirti in una perenne epifania estatica nel presente … o che può svuotare di senso il tuo eventuale futuro fuori dalla gattabuja, da cui non conviene sgattajolare via… vista la serena macerazione garantita nel comodo oblio della cella, vitto&alloggio gratis, senza suocere o problemi di parcheggio
.
Ma stranamente, per stavolta (non ditelo a Paola
), il tunnel della resa all’ingiustizia da ari-martire passivo o compiaciuto non sembra sedurre più di tanto Dylan, che quindi si fa strada verso la luce (della lampada da 3° grado) sulla via del paternally-correct, con SherBlock ad attenderlo fuori a manette aperte.
D’altronde se è vero che “
il carcere senza uscita è una sconfitta per tutto il genere umano (p.93) avrei comunque sperato in un 3-0 a tavolino con tanto di ergastolo per una simile storia da non-pubblicare.
Come “testimone” di tale supplizio mi sarà rimasta questa facoltà, senza spellarmi… le mani, dagli applausi