Cravenroad7

Se non ricordo male, questa ebbe una recensione positiva su Fumo di China, o qualcosa di simile (una rivista di argomento fumettistico abbastanza importante da arrivare anche nell'edicola di una cittadina di provincia, insomma), cosa di cui rimasi sorpreso. All'epoca non mi aveva detto granché, oggi mi sembra un po' meglio -un po' come mi era accaduto per "La fata del Male", e dunque ho il sospetto che alla base di queste rivalutazioni ci sia un mio maggior apprezzamento per i disegni di Rinaldi (che qui comunque sono meno dinamici rispetto alla prova precedente, anche se compensano con una bella dose di splatter e blobbosità disgustose assortite).

Come è già stato notato, Dylan torna ad addentrarsi nei bassifondi della società, a tre anni quasi esatti da "Il marchio rosso". L'indagine ha un ritmo piuttosto serrato, il che toglie spazio a Groucho e a Bloch, ma resta apprezzabile l'assenza di intenti consolatorii (al netto di un po' di retorica, forse inevitabile). La critica sociale e lo splatter sono ugualmente aggressivi e ben bilanciati, ed è senza dubbio ingegnosa la metafora sullo sfaldamento del corpo sociale messo in scena attraverso la deformazione mostruosa dei corpi dei poveri.

Più ancora della trovata dell'impermeabile, a lasciarmi perplesso è l'ultima tavola -quando lo vediamo uscire dalla mensa, Julius non ha mica la torta (a meno che non se la sia infilata in qualche tasca interna, vicino ai denti da vampiro)... senza contare che non si sa bene perché (e quando) si sarebbe preso la briga di andare fino a casa di Morris solo per buttarla a un cane, invece di darla a qualche suo amico (dico, un po' di solidarietà tra senzatetto no?).

Ennesima storia sugli emarginati: la ripetitività di certi temi inizia a logorarsi.
Copertina da barzelletta. Storia molto violenta, disegnata in maniera stomachevole.
Nel complesso una vicenda da natale splatter che non si rende gradevole quasi in nessun punto, se non nell'ironia della lingua obliterata.
Veramente basso il livello, anche qui, secondo me.

4,5

In realtà non c'è una vignetta in cui lo vediamo uscire dalla mensa. Lo lasciamo con il vassoio in mano a pag. 10 per ritrovarlo in strada a pag. 12 poco prima di entrate al pub. Non sappiamo dove sia stato nel frattempo e cosa portasse con sè, o almeno lo scopriamo solo alla fine.

Mi è piaciuto il rapportarsi di Dylan con i poveracci incazzati e aggressivi alla Julius.
Disegni ottimi.
6,5.

Buonasera,
questo è uno di quegli albi che considero da "Domenica sera"; non resta molto dopo la lettura ma nel mentre è piacevole. Per quanto mi concerne è eccessivamente violento e un po' ripetitivo; bella la scena finale a casa dell'anziana e sciocca l'idea dei denti posticci, nel complesso accettabile.
Baron Karza

Albo "classico" di Natale, da leggere a cervello spento tra un'abbuffata e l'altra.

E solo così ci si può godere questo racconto. Anche io ho un amore perverso per il trash di Chiaverotti, soprattutto per la sua abilità di divertirsi con noi. Albi che scendono giù velocemente come acqua fresca.

Ma qui il livello qualitativo è bassissimo, dai.

Ok l'affetto, ok il divertimento ignorante, ma questo è semplicemente un prodotto sotto una media accettabile. All'epoca vendeva anche la carta igienica a marchio Dylan Dog, poco importava il prodotto in sé.

Retorica fasulla, insopportabile, troppo troppo semplicistica, Julius irritante (effetto empatia verso il debole direi mancato), cattivi esagerati con in bocca frasi ridicole, Dylan quasi assente come protagonista, qualunquismo ovunque, poca fantasia nelle morti.

Disegni accettabili ma inadatti. Quello che davvero spicca è un bel Dylan alla Villa/Dall'Agnol.

Rileggetevi questo, e subito dopo "L'altro lato dello specchio". Potreste avere una bella sorpresa e un cambio di prospettiva.

Altra revisione annuale toccherà a breve a "Chi ha ucciso Babbo Natale?"