Con clamoroso ritardo ho dato una ripassata alla prima storia della Barbato...
... e come alla prima lettura, confermo l'impressione di un'occasione (mezza)mancata.
Per quanto piacevole e migliore delle divagazioni fuori dal suo stile (v. fabuletta infernale malriuscita con
Giochi Innocenti), questo ritorno naturale al giallo-enigmistico - stile
Sciarada, per intenderci -mi ha convinto meno della (ottima) storia sul precedente Magazine, quella
Sweet Little Doll così bastarda ed efferata, nella sua struttura azzeccata
.
Non oltre
6 1/2 come voto ideale quindi, per vari motivi... :
S
_P
__O
___I
__L
_E
RDylan che mumbleggia didascalicamente su ogni cosa, in tutta sincerità dopo un po' ha infastidito anche me: capisco creare pathos e tensione, ma recitare un monologo per suonare un citofono stona fin troppo. Drrriiiiiiiiiin: capito Paola, ridurre, ridurre, sennò stecchi
Stona anche parecchio tutta la faccenda del "non avvisare Bloch", ma ridursi a fare dei misteriosi squilli, come si usava vent'anni fa quando impazzavano i primi cellulari. Con i mezzi attuali ci sono migliaja di altri modi per farsi notare/allarmare qualcuno senza farsi sgamare da qualcun altro, ma l'allergia (concettuale) all'uso della tecnologia è lampante negli autori dylaniati, come quando si vede Dylan chiedere l'orario (e non per attaccare bottone, p.39), mentre poco prima brandiva uno smartphone bello carico.
Come sempre Paola si accanisce nel tipico
sciorinamento della sua misandria verso mariti fedifraghi e fidanzati immaturi, utilizzando Dylan come capro espiatorio/coda-di-paglia di tutti i difetti della maschilità di coppia. Però qui inserisce anche una chiave pseudo-sessista sui luoghi comuni delle donnine più vacue, tutte prese da riviste idiote, unghie da rifarsi, pettegolezzi sulla cellulite, e vita da instragram-mare.
Mah...
Non so voi, ma quando a p.101 la tizia col pancione dice "
Chi diavolo sei?"... io ho subito capito che c'entrava qualcosa lo scambio di tavolo col biondino playboy ad inizio storia, che già mi aveva insospettito. Il meccanismo dei pacchetti è carino come spunto, anche perché la movimentazione ci permette begli scorci di Londra "vissuta", ma negli sviluppi presenta diverse pecche
.
Lo spiegone sinceramente l'ho trovato un po' prolisso, la parte action per salvare la pellaccia non tanto verosimile, contro due pensionati che ti hanno lasciato mezz'ora a ciarlare su un piedistallo senza disarmarti. Male la comodità della polizia che arriva provvidenzialmente last-minute stile "tana libera tutti; male Dylan che sgattajola comodamente via della stazione di St.Pancras (pp.90-2) dopo aver fatto precipitare un tizio da non so quanti metri (ammazzandolo
); non molto credibile il fatto che la tizia della risto-reception (p.43) non riporta come la donna che ha
consegnato il primo pacchetto fosse incinta.
Una serie di cose che sgonfiano una storia potenzialmente più ispirata.
La conclusione comico-amara alleggerisce un po' tutto... ma vuole dimostrare le tesi di sopra sugli accoppiamenti umaneggianti nel ventunesimo secolo