Come ogni anno ci ritroviamo puntualmente a dire le solite cose sul(senso del)l'Almanacco, a livello di collana. Un residuato post-bellico daltritempi che la SBE superstiziosamente si ostina a pubblicare, quasi come un feticcio/reliquia votiva, priva di ragione d'essere editoriale, in questo o altri improbabili format.
Salvo solo la cornice grafica di sfondi ed illustrazioni colorate a margine
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Le rubriche sui presunti aggiornamenti sono inutilmente scarne, sbrigative, randomiche e faziose fino all'idiosincratico: basta cliccare la qualsiasi su Google ed in un nanosecondo trovi molte più info dettagliate in modo molto più organico tra film, libri, serie, etc.
Anche sui dossier si fa una fatica cagna dopo quasi trent'anni dalla prima uscita a trovare materiale ancora degno di (ulteriore?) focus o snocciolamento. Se mi devo sorbire 4 pagine su Pink Rabbit, per poi sfociare verso Willy il Coyote o Gatto Silvestro, allora siamo proprio agli sgoccioli
Vagamente ispirato il capitoletto sull'horror agreste (a parte la deferenza roboante verso
Wicker Man, ripetuta stile mantra); inutile l'ennesimo
reprise su H.P. Lovecraft, più interessato alla chiave razziale che altro.
Sulla storia della Barbato scriverò qualcosa di dettagliato a seguire.
Mi soffermo un attimo sulla ventina di pagine made in
Cavaletto che mi ha mediamente deluso.
Posto che Saudelli non sia l'ideale per una ghost-story melò, l'inizio compassato mi faceva pensare qualcosa di più subdolo o cattivello. Invece si scombina tutto con tranquiDylan che risolve la
quaestio attraverso una comoda pillola-predicozzo della memoria, rifilata allo spettro smemorato di Collegnoville. Trattare l'Alzheimer in questa chiave mi sembra alquanto retorico, per quanto sia un "orrore" molto vicino a tutti, con l'età che avanzerà nei giorni che ci avanzano.
Mi è piaciuta (a pelle, kinky?
) l'idea della poesia scritta sotto l'ombelico destinata a non aver fine, e l'odore dolciastro di morte e decomposizione che accompagna certe vecchie abitazioni abitate da anziani membri.