wolkoff ha scritto:
Questa, oltre al meta-ruminarsi addosso SUL senso del protagonista, è un'altra delle piaghe endemiche alla produzione Rrrobbberto&co. La convinzione sciagurata che il format delle serie tv (per stagioni, saghe, archi narrativi, reboot, sviluppi orizzontali, declinazioni diagonali) sia tranquillamente esportabile su un personaggio NATO (e RIUSCITO) sulla base dell'episodio auto-conclusivo che non vede al centro le personali vicende di Dylan e comprimari (salvo celebrativi).
Non potrei essere più d'accordo Wolk: si fosse continuato sullo stesso collaudato copione delle "storie tradizionali" intervallate ogni cento numeri (ossia quelli "celebrativi") da narrazioni imperniate sul "Dylan personaggio", i mal di pancia sarebbero stati decisamente più ridotti.
Potevano essere anche storie blande, poco credibili (come visto ripetutamente nell'era Gualdoni) ma almeno avremmo avuto a che fare con tentativi di narrazione. Storie con un copione, con uno svolgimento, e non pippe infinitamente reiterate (come un mantra stantio) sul "Dylan personaggio".
Tant'è che le "vere storie" dell'anno scorso - ossia quelle che non hanno come fulcro il Dylan personaggio - erano tutte fondi di magazzino.
E quest'anno, stando al "banner stile Harmony", ricominciamo con il martellamento pseudo-introspettivo sul protagonista della serie, di cui a molti non frega una beneamata cippa
Certe visioni da format televisivo (quindi più o meno quanto da te riassunto: "stagioni, saghe, archi narrativi, reboot, sviluppi orizzontali...") non sono semplicemente applicabili ad una testata ed un personaggio che si alimentava di ben altro.
E idem per ciò che concerne la lunga esegesi introspettiva: inutile se non addirittura dannosa per un character che non aveva bisogno di ulteriori ceselli. Sia Dylan che i suoi comprimari (quelli veri, non Carpenter, Rania e Ghost) sono stati forgiati passo passo, numero dopo numero. Attraverso puntate che avevano qualcosa da raccontare, e quindi cercando di "dare forma" ai vari personaggi senza mettere in secondo piano il concetto di narrazione.
E se tale cesello sia stato dettagliato o meno non importa: bastava.
All'inizio di questo post scrivevo che sarebbe stato meglio continuare con storie tradizionali intervallate ogni cento da numeri "introspettivi". Proseguendo di questo passo invece il percorso sarà inverso: ogni cento numeri
dylancentrici avremo una storia "normale"