Sono riuscito finalmente a superare il blocco delle prime quindici pagine, e sono arrivato (a fatica) in fondo a quest'albo.
Ma andiamo con ordine, avvertendo su eventuali
SPOILER
SPOILER
SPOILER,
e iniziando come sempre dalla copertina. Che come sempre non mi piace, con buona pace della Barbato che dice rappresentare al meglio l'albo, e di Mark Millar che ha fatto i complimenti a Cavenago su twitter. Complimenti, va da sè, meritatissimi, ma non per questa o altre copertine. Meno male che con la prossima andrà molto meglio.
Questo mese anche la quarta di copertina regala una bella sorpresa, perseverando nel considerare Mr. Punch una storia di marionette e non, invece, di burattini.
Passando all'edittoriale, questa volta non mi va proprio di sparare sulla croce rossa, per cui mi riallaccio al buon Gianluca che ha già detto al riguardo tutto quello che c'era da dire. Aggiungo solo che tra il nonsense della presentazione di Ambrosini nell'albo scorso, e il delirio insensato di questo, spero che Recchioni abbia esaurito il mumbojumbo e ricominci a fare quello che sa fare meglio: citare le serie televisive che ha visto il mese prima, e fare la pubblicità ai gelati Algida.
Questa volta il bollettino "spettro spirito" me lo libero già adesso: il mese scorso c'era scritto "SPETTRO sumero", questo mese, di nuovo, "SPIRITO sumero". Per favore, per favore, per favore, CACCIATE questo tizio, per favore, per favore, per favore.
Aggiorniamo quindi il database:
-dal 403 al 407 Recchioni usa l'espressione "spirito sumero", nonostante in Dylan si sia sempre detto "spettro sumero".
-nel 408 e 409 si cambia, e si usa "spettro". Saluto con grande gioia la lieta novella. Ma è solo un'illusione, come il tempo...
-Nel 410, 411 e 412 si torna al caro, vecchio "spirito"
-nel 413 si ritorna a "spettro".
-nel 414 ritorna il caro, vecchio, inaudito "spirito". Alè! Vedremo col numero 415 cosa succederà. Intanto, levateje er vino, please.
Passando alle cose serie, parliamo un po' dell'albo che, lo anticipo subito, è stato super deludente, specialmente dal punto di vista dei disegni. Innanzitutto Martinello, che io ritengo validissimo, si scopre essere del tutto inadeguato a disegnare bambini. Il che, in un albo come questo, lo definirei un handicap mica da ridere. Non si contano davvero le espressioni facciali mal riuscite di alcuni di questi bambini. Due esempi su tutti, Rania a pagina 25, e nella seconda vignetta di pagina 30. E l'ultima vignetta di pagina 35 è proprio un florilegio di bimbi orribili! E il primo che dice che è fatto apposta "gli sparo. Gli sparo due volte. Dritto nel cuore. (cit.)".
In più, purtroppo, la resa in stampa di moltissime tavole è veramente bassa, rispetto a quello che si era visto nelle anteprime e soprattutto nelle immagini postate dall'autore. Una su tutte, la scena di pagina 19 che secondo me è rovinata irrimediabilmente dalla stampa. Ma anche di questo ci sono esempi innumerevoli.
In più, devo dire che tutta questa bravura di Martinello in questo albo proprio non ce la vedo, o quantomeno, non sempre. Insomma, se a Rimatt avevo detto che consigliavo l'albo anche solo per i disegni, dopo aver letto l'albo intero sono costretto purtroppo a ricredermi. I disegni non sono così belli come sembravano, e non sono così epocali: sono anzi spesso confusionari, a volte veramente superficiali (guardate Dylan nella prima vignetta di pagina 70, e sempre nella prima di pagina 76). Insomma, i disegni che meritano veramente i complimenti, e soprattutto l'appellativo di "capolavoro" per me non sono questi. Lo SEMBRANO, ma non lo sono. Del resto, basta, come dicevo, andare a dare uno sguardo alla pagina IG di Martinello per vedere DAVVERO di che cosa è capace.
Passando alla storia, ci sono due livelli diversi di giudizio.
Il primo, è quello che mi fa mettere zero tagliatissimo; il secondo è quello che mi fa a malapena arrivare al cinque.
Il primo livello è dovuto innanzitutto a Dylan che usa la parola "meme" , ma soprattutto allo sfregio nauseabondo che è stato fatto all'albo di Ambrosini scorso, con quella frase infelice e recchionissima e spiegonissima di Rania a pagina 13: "ionontiparlodaquandomihaimollatodasolainquelmuseodivenezia". Come se la storia scorsa di Ambrosini avesse bisogno di questa spiegazione razionale. Sono veramente indignato, e per me l'albo dovrebbe restare a marcire su uno scaffale di edicola per sempre anche solo per questo. Ridicolo, e veramente, per me, una vera a propria lesa maestà nei confronti del Conte.
E, come faceva notare giustamente Bertuccia, aggiunge una nota che vorrebbe sembrare razionale, quando invece rende il tutto ancora più delirante, perché apre squarci di illogicità insanabili. Il tipico Recchioni's touch, insomma. Povera Paola...
Va da sè che anche tutta la questione di Rania e Carpenter che sono in "pausa" (Ross e Rachel, perdonateli, perché non sanno quello che fanno) puzza di posticcio lontano dieci chilometri.
Il secondo livello, più razionale e meno estremo, dicevo non mi fa arrivare invece nemmeno alla sufficienza. Questa esigenza che ha la Barbato di dover per forza scandagliare il passato dei suoi personaggi, mettendo così il suo marchio si rivelerà come al solito un BOOMERang: prima o poi queste sue idee confliggeranno per forze con quelle di altri sceneggiatori, creando quei meravigliosi buchi neri narrativi cui con questa reboottanata si voleva porre un argine, come no!.
Il livello di saccarosio, e contemporaneamente di lagrimuccia di questo albo sono sopra i livelli di guardia, e non basta l'unica idea originale, quella del famiglio, ossia il soggetto di base della storia, a far dimenticare robaccia come la "ragazzaccia Rania" (non dimentichiamoci che anche Dylan è stato un ragazzaccio, un old boy bad boy) che va in moto (ancora l'associazione moto-desiderio di indipendenza-donna volitiva-momento di crisi???? Ma basta!!!!), Carpenter che forse non è mai stato così tanto di carta velina, il solito rapporto amore/odio con il cellulare (stra-uffa, ancora stavo smaltendo perle come ""mannaggia ai telefoni, quando servono non funzionano mai, e quando funzionano non servono" (vedi esercizio numero 6)", e mi cadono addosso anche in questo albo delle tegole niente male...).
Tutto il resto sono minuzie, come il demone che, mentre parla di FAMIGLI, non gli viene proprio la parola FAMIGLIA (pag. 74)! Ma dai!
O come Rania che dice che una mancina tiene la pistola nella tasca di sinistra (pag. 18), ippocampo prima scritto così, e poi hyppo...
Sul rapporto fra la nociva Rania e Dylan basterebbe citare la pagina 44: Rania dice alla signora "Lasci perdere, non badi a Dylan", e un secondo dopo si scopre che Dylan ha avuto l'intuizione rivelatrice! che figuraccia! Detto tutto. Su questa relazione sciagurata non basterebbe tutta la fibra che ho in casa per lamentarsene...
La conclusione, poi, quanto a ridicolo involontario e frettolosità, ricorda molto da vicino la conclusione del simeoniano "Scrutando nell'abisso".
E dio non voglia che "posso venire anch'io" "no, lei no", di pagina 47 non sia una citazione a Jannacci, perché veramente faccio una strage!
Infine: da parte mia le possibilità non possono essere che due:
-l'albo è veramente brutto, come penso io.
-l'albo è molto bello, ma purtroppo è gravato da una serie di superficialità e banalità irrimediabili, cosa che per me è la soluzione paradossalmente PEGGIORE, perché vuol dire che anche gli albi più belli di Dylan devono sempre scottare una impostazione ancora bamboccesca, senza potersi mai affrancare da una ingenuità e una naïveté che secondo me sono i veri chiodi nella bara di questa testata, che non riesce mai a diventare davvero matura, nemmeno con i suoi autori migliori.
Sto dimenticando sicuramente mille cose, ma non dimentico, per carità, il refusone a pagina 46, "Come fai saperlo?".
Qualche parola voglio spenderla anche sulla promozione fallimentare di questo albo.
Innanzitutto: la frase di lancio "Dylan è alle prese con un filmato arrivato sul suo smartphone,
che non riesce a visionare data la scarsa dimestichezza con la tecnologia digitale" è assolutamente falsa (e temo anche dolosa!), perché non è questo il motivo per cui non vuole aprirlo.
Secondo: come ormai succede sempre, vengono pubblicate sul sito come promozione dell'albo tavole che sull'albo sono poi completamente diverse.
Questa è la tavola di pagina 19, così com'era nelle anteprime, e così come si trova nel sito Bonelli:
Come si vede facilmente, non è ASSOLUTAMENTE così che la tavola si presenta nell'albo pubblicato. Tra l'altro, opinione mia, è molto peggiorata nella nuova versione, diventata troppo scura e con tantissimi bei dettagli che si sono persi.
Complimenti davvero a tutta la squadra della Sergio Bonellidi Editore. Ottimo lavoro.