<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Ecco perchè invece dicevo che avrei voluto vedere delle controdeduzioni. Stella Maris ha citato dei fatti, proponendo un'interpretazione. Non mi sembra che le siano stati contestati i fatti. Solo l'interpretazione.
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Non l'ho fatto anche perchè su alcune mi hanno preceduto. Io avevo solo colto la faccenda dell'originalità mancante e su quella mi sono espresso (anche se l'ho fatto a modo mio usando un'ironia controllata che finisce per non essere nè carne nè pesce...Devo ricordarmi di rivedere questa cosa).
Vuoi che affrontiamo la discussione sui fatti che espone? Ok. Ecco il primo:
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Come era facile immaginare il ?taglio nuovo?, la ?straordinaria complessità? del personaggio (di cui parlavano l?autore e gli editoriali di Sergio Bonelli) non esistono.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Errore. O almeno si denota una certa velocità di giudizio alquanto prematura e quindi per me anche sospetta. E' stato ripetuto da più parti fino alla noia che questo è solo il primo numero ed è introduttivo alla vicenda ed è probabile che qui il personaggio possa apparire a qualche lettore un pò superficiale. Ma qualcuno proprio non vuole capirlo e a tal proposito mi viene in mente che dalle mie parti usiamo dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire! (Ma che faccio? Cito?!!![:D][:o)]) A mio avviso, che conosco anche le storie da me disegnate e non solo il primo albo, si dovrebbe aspettare almeno di aver letto fino al numero 6 o 7 per avere un'idea di quella che a molti ora sembra una serie scontata ma che invece si muoverà in altre direzioni rispetto a quello che invece moltissimi prevedono nei vari commenti che leggo in giro. Una velocità di giudizio me l'aspetterei da chi non frequenta forum sui fumetti, ma da chi è avvezzo a certe cose dovrebbe aver letto che gli autori predicano prudenza e attesa nel giudicare questa serie in modo definitivo. Comunque questa è stata l'occasione per ripeterlo.[;)]
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">
Per esempio: vogliamo far capire al lettore che siamo nell?America anni Cinquanta? Nella prima vignetta ci piazzo un auto d?annata, nella seconda la torta di mele, nella terza l?arredo di una classica cucina anni Cinquanta, nella quarta la famigliola felice con la mamma che cucina e la bambina con l?orsetto di pezza che chiede ?Dov?è papà??, ecc. ecc.<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Questa è la critica più assurda. Non solo in questo caso, ma tra tutte le critiche a tutti i fumetti che mi è capitato di leggere! Mi scuserà chi l'ha formulata, ma quasi non trovo le parole per commentare e anche per questo non l'ho fatto prima. Diciamo innanzitutto che sto ancora aspettando di sapere come si sarebbe potuta disegnare un ambientazione anni 50 senza usare l'ambientazione anni 50!!!! Detto ciò, passo a una spiegazione più tecnica, almeno dal mio punto di vista di disegnatore di fumetti. Il fumetto non è un libro dove scrivi "Siamo a New york nel 1956" ed è fatta perchè poi ognuno se l'immagina come vuole. Nel fumetto gli autori ( e il disegnatore in particolare) la scena te la deve far vedere e soprattutto rendere reale subito e con essa ti deve trasmettere l'ambientazione della vicenda. Subito. Immediatamente. Ora il fumetto, a differenza del cinema per esempio, ha più limiti e se devi creare un'ambientazione anni 50 che sia subito compresa dal lettore non lo puoi fare disegnando, che so, un semplice palazzo newyorkese in campo lungo, perchè con dei semplici tratti in bianco e nero di pennino o pennello puoi essere bravo quanto vuoi ma ti sarà impossibile riuscire a rendere l'epoca in cui siamo: un semplice palazzo newyorkese (soprattutto quelli di alcuni quartieri) non è cambiato molto dagli anni 50 e il lettore di conseguenza non capirà immediatamente l'epoca in cui si svolge la vicenda. Allora il disegnatore (o lo sceneggiatore quando la richiesta parte da lui) che fa? Mette in primo piano un elemento tipico e inequivocabile che faccia capire in che epoca siamo. E visto che siamo per strada, cosa c'è di meglio di una bella autombile di quell'epoca?! Tutti, anche il più "distratto" dei lettori non faticherà a riconoscere in essa le tipiche auto degli anni 50 e se tanto mi dà tanto non tarderà a capire che siamo negli anni 50.
Poi la cucina. Se la scena si svolge in una cucina degli anni 50 un disegnatore che abbia un minimo di scrupolosità nel documentarsi non potrà fare altro che disegnare una cucina anni 50 facendo attenzione a cogliere i particolari che, come nel discorso dell'auto sopra, rendano bene l'idea che siamo negli anni 50! Domanda: cosa avrebbe dovuto disegnare?! In questo caso per esempio a me non sembra che sia stato io a non contestarle i fatti. Credo sia stata lei a contestare delle cose che non potevano essere fatte diversamente, a meno che lei non sia a conoscenza di soluzioni narrative e grafiche a noi ancora sconosciute e altrettanto efficaci. Insomma secondo me soprattutto in questo caso siamo davvero all'assurdo!
Infine la famigliola felice etc. etc. A me questo non sembra uno stereotipo anni 50. E se mi sbaglio spiegatemi perchè dovrebbe esserlo. Di bambini in famiglie felici che giocano con orsetti di pezza e chiedono del padre ne ho visti in tutte le epoche. Anche io credo di aver avuto una situazione familiare felice (ringraziando Dio) e di aver giocato con orsetti di pezza da piccolo, ma gli anni 50 li conosco solo tramite i film e le fotografie...
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a pag. 8 l?ombra nera enorme dell?astronave come in ?Indepencence Day?, e tutti con il naso all?insù; a pag. 9 la Statua della Libertà rovinata in uno scenario di devastazione totale come ?Il pianeta delle scimmie? o lo stesso ?Independence Day?; a pag. 10 (e seguenti) gli alieni hanno le fattezze di ?Il mostro della Laguna Nera?; a pag. 12 ci sono i cunicoli bianchi e un?arena in cui scannarsi come in ?2013: la fortezza?; a pag. 13 scopriamo che i personaggi vengono chiamati per numero come nella serie televisiva anni Sessanta ?Il prigioniero? (di cui viene anche citata pedestremente a pag. 21 la frase della sigla: ?Io non sono un numero, sono un uomo?). Tutto questo nelle prime nove pagine. E poi via all?orgia di rubacchiamenti (ma che dico: citazioni?): ?La guerra dei mondi?, ?La Terra contro i dischi volanti?, ?L?uomo che visse nel futuro?, ?Quando i mondi si scontrano?, ?V ? Visitors?, ?1997: fuga da New York?, ?Mad Max?, ?Rollerball? (e potrei andare avanti e riempire due pagine). Il tutto senza innovare un bel niente, anzi.
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Non ho commentato tutto ciò prima perchè personalmente lo trovo alquanto ripetitivo: è stato ripetuto fino alla noia che tipo di fumetto vuole essere Brad Barron e che tipo di fantascienza tratta la serie. Da quando è uscito in edicola non so quante recensioni su internet e riviste e non so quanti commenti ho letto. Possibile che si debba dire sempre la stessa cosa e che ci sia ancora qualcuno che pur frequentando i forum non abbia già sentito spiegazioni in merito dalla voce dell'autore o da qualche recensore? Qui secondo me vale lo stesso discorso che ho fatto quando ho parlato di velocità nel giudicare le cose etc. etc.
E poi i film a cui allude sono talmente noti a tutti che sarebbe alquanto ingenuo da parte di Tito non volerli usare come semplici omaggi a capisaldi della filmografia fantascientifica a cui Brad Barron strizza l'occhio. E Tito non è un ingenuo, statene certi. Credo che con i successivi episodi si capirà qual'è il vero ruolo della fantascienza in questa serie e alcuni ecquivoci saranno risolti.
Sul resto ha espresso dei gusti e come detto sui gusti non si discute. Tranne che sul suo giudizio su Tito Faraci: Tito è uno sceneggiatore tecnicamente molto valido e la tecnica non è un fatto soggettivo.
Ora credo di aver portato le argomentazioni minime sufficienti a giustificare il mio completo disaccordo con le critiche mosse da Stella Maris. E stavolta l'ho fatto portando quelle più ovvie e scontate che ritenevo fossero tali per tutti a tal punto che avevo preferito soffermare la mia attenzione (e curiosità) su altri particolari del suo intervento che mi risultavano ( e che mi risultano) stonati.
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