É sempre un piacere anche per me colloquiare con te Alemans: è normale che poi determinate vedute siano differenti, ma che vuoi farci... alla fine siamo tutti diversi. E chiaramente ognuno ha il suo punto di vista su questa o quella questione
Dunque:
alemans123 ha scritto:
Sul tuo discorso delle emozioni rilancio con un mio cavallo di battaglia che farà infuriare Wolk (e forse anche te). Quanto tempo fa hai letto quegli albi per la prima volta? Che lettore eri? Oggi leggi molta più roba e quindi è più difficile impressionarti come lettore proprio perchè sei cresciuto. Non cambiano i gusti ma cambia proprio l'esperienza della lettura. Per intenderci a 20 anni leggevo Dan Brown e mi piaceva. Oggi non mi piace più.
Infuriare? Non credo. Non il sottoscritto... e immagino manco il buon Wolk: insomma, se dietro ad un punto di vista ci sono delle argomentazioni non credo ci sia niente per cui infuriarsi. Al massimo se ne discute.
Io, tanto per rimanere in tema, ho iniziato a leggere fumetti che ero proprio piccino. Dylan Dog l'ho scoperto alle elementari (ancora ricordo il primo letto, "Jack Lo Squartatore", prestatomi da un compagno di classe. Fu amore a prima lettura). Da allora di cose ne ho lette, e tante. E ancora, se ho qualcosa capace di farmi emozionare... certe sensazioni sono capace di provarle.
Il fatto di essere "colpito" da una lettura o da un film non dipende dagli anni che uno ha. Non subentra una "scorza", una "corazza" che ci rende meno sensibili. Se una lettura (o un film) suscita forti emozioni spesso le suscita a prescindere. Certo c'è anche il discorso del "ridimensionamento emozionale": da bambino rimasi terrorizzato da It (la miniserie), mentre oggi mi lascia più freddo. Ma ciò non toglie che rimanga una visione "forte". Una miniserie che ha "i suoi momenti", anche di grande impatto (il farmacista che si trasforma in Pennywise, Beverly che si imbatte nella signora "demoniaca" [sempre Pennywise], nella casa del padre al ritorno nella cittadina di Derry, il ragazzino che incontra il malefico pagliaccio nelle docce...). Quindi per me non è più una visione tremenda ma continua a suscitarmi delle emozioni.
E lo stesso discorso si può estendere a Pet Sematary (il libro) o a tanta altra roba, tra fumetti, film e libri.
Riguardo a Dylan Dog è uguale: se una lettura era "appassionante" continuo a considerarla tale tutt'ora. Non è una questione di "suggestionabilità". Non è perché ero ragazzino ed ero facilmente impressionabile. A riprova di ciò continuo a ripescare di continuo certi albi e ancora riescono a suscitarmi quel qualcosa.
Un buon numero di DD era e rimane un buon numero di DD.
Se un numero colpisce è perché ha "quel qualcosa" in più.
E infatti, una volta, tornando dall'università per svolgere faccende burocratiche, in treno, mi misi a leggere "La Macchina Umana". Lo avevo trovato in una edicola. Non lo avevo ancora nella mia collezione e l'ho preso. E... cribbio... terminata la lettura mi ha messo addosso un senso di angoscia che non immagini.
Quella è una lettura "forte", pregnante, carica, ficcante.
Quindi - per me - se una cosa funziona... funziona!
Possiamo essere tutt'ora suggestionati da una lettura di un certo tipo. Anche su Dylan Dog. A quel tipo di sceneggiature dovrebbero puntare: sceneggiature che siano, come dicevo in precedenza, delle piccole "esperienze". Che colpiscano. Talvolta sino a fare male.
alemans123 ha scritto:
E' vero la qualità delle storie è diminuita [...] Rimango dell'idea che il grosso problema della qualità delle storie sia la SOVRAPRODUZIONE di albi. Quando devi fare 40 storie all'anno il tempo per fare quello che dici tu non c'è [...] La sovraproduzione porta a un impoverimento delle singole storie
Mi trovo perfettamente d'accordo con te. Grosso problema è la sovraproduzione. Chiaramente questo è un male.
Spetta a loro cercare di trovare una soluzione. Certo che sarebbe meglio far uscire meno albi e fatti meglio che una vagonata di roba fatta alla "come viene viene".