Sto affrontando una seconda lettura, più attenta. Voglio capire esattamente che cosa mi abbia messo con la luna storta al primo "giro".
ovviamente seguono SPOILER
Il tema trattato: il vino. Anche per me si tratta di un argomento inviso, odio il vino e gli alcolici in generale.
Ma sarebbe ingiusto bocciare un albo solo per quel motivo, strettamente personale.
Ciò che colpisce, immediatamente, è la pretesa di Colin di giustificare le proprie azioni, inique e violente, con sproloqui filosofici spiccioli, le metafore fermentative attribuite alla vita.
Le risposte da badass di Dylan non fanno che peggiorare la sensazione di pesantezza dei dialoghi.
E' un pazzo omicida, punto.
Libertà di parola, causa ed effetto, tutto ciò che un folle con un pezzo di latta sul viso e una roncola in mano, dovrebbe guardarsi bene dal pronunciare.
E poi mio dio, wow, Dylan lo scopre subito! Così incredibilmente bardato e sottratto agli occhi meno attenti e allenati del nostro indagatore! Una latta che lascia libero tutto il capo, il corpo, mentre si trastulla con i mosti nella cantina della tenuta
Chi diamine poteva essere?
Segue l'antipatia gratuita e la saccenza dei sommelier, ai quali prima Rebecca riconosce l'autorità mondiale, poi rinfaccia il parere personale sul suo vino.
Segue ancora il sempiterno WOOSSHHH che prelude ad eventi paranormali, inauditi e sconvolgenti, tipo una finestra che si apre, una lancia che cade, due visioni due.
George poi, esattamente, da dove sbuca nel cuore della notte, davanti al corpo del sommelier ucciso e soprattutto alla povera pecora?
Colin poi, perchè dovrebbe aver chiamato la poilizia, se era rintanato dove i richiami di Rebecca non potevano raggiungerlo?
Seguono 3 "perle" che fanno morire dentro: Bloch con la cuffietta da doccia e i due "papà".
Inutile la cafonaggine del tizio che sovrintende all'evento, con conseguente cacciata del magico trio.
Per ora mi fermo qui.