<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Luca Raimondo</i>
<br /><blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Io ho risposto a te sulla Dickinson, perchè tu mi rispondi su Tito che non ho sfiorato?
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Mi spiego meglio su questo punto perchè non l'ho fatto bene nel precedente intervento (era pronto da mangiare e avevo anche molta fame![:D])
Dunque: ti ho risposto tirando in ballo Tito perchè mi avevi detto che la Dickinson aveva fatto un "discorso proprio" usando una citazione. Come a voler dire (o almeno così ho interpretato) "è questa la differenza tra quello che ha fatto lei e il lavoro fatto da Tito". <hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">Ah, ecco. Solo che io rispondevo a te sulla Dickinson, non su Tito. E se tu attacchi a dire "ti rispondo" e ti metti a parlare di Tito, non ci siamo. Tu non hai risposto, hai effettuato una diversione [8D]. E questo non va bene. Non per altro, ma perchè continui a confondere. Come tra citazione, rielaborazione e copiatura.
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Invece anche Tito ha fatto un discorso proprio. Tutto qui. (Ora ho pranzato, ma mi trovo nella stessa situazione di cui sopra, perchè devo fuggire ugualmente in quanto la pausa lavoro sta finendo e Brad Barron mi aspetta sul tavolo da disegno[:D] Se non sono stato ancora chiaro quindi dovrai aspettare stanotte[:D][:D])
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Okay, e ora invece - ma solo ora - entriamoci nel tema. Al momento - e sottolineo <b>al momento</b> e risottolineo: per quanto attiene SOLO a questo primo albo - Tito non ha fatto un gran discorso proprio.
Ho grande stima di Tito e lui lo sa, oltre tutto (non dico affetto perchè vista la facilità a equivocare che hai... [:D]), per cui nonostante la delusione rappresentata da questo primo albo conservo la speranza fondata che i prossimi andranno a parare da tutt'altra parte, e spero lo facciano presto. Fondata perchè con Topolino, ma anche con Diabolik, Tito ha dimostrato di sapere perfettamente come rielaborare un personaggio e come giocare con certi archetipi. E' perfettamente padrone dello schema, deve solo farne uso. In questo primo Brad Barron, però, di gioco con gli archetipi non c'è molto, c'è sostanzialmente un elenco di luoghi comuni. Che sono archetipi usati in modo visto troppe volte. E di citazioni più o meno riconoscibili. Davvero troppo poco per parlare di un vero discorso personale a fronte della evidenza di un lavoro essenzialmente compilatorio. <b>Per questo numero uno</b>. <b>PER QUESTO NUMERO UNO</b>. Non dimentico che Brad Barron è un lungo romanzo a episodi, però spero che Tito non attenda il diciottesimo per far quadrare la serie e darle un senso: mi stancherei molto prima [;)]. Ma con tutto ciò, <b>in questo numero uno</b>, quel che vediamo è un personaggio piatto e prevedibile, al quale manca lo spessore umano e l'ironia dei modelli a cui si dovrebbe presumibilmente ispirare (Tex, Mister No, Zagor?). Un personaggio che si ritrova protagonista di sequenze troppo spesso già viste. E non già viste in astratto (quante volte avremo visto l'eroe tornare a casa, come Odisseo, dopo tanto peregrinare?), ma nello specifico della loro realizzazione. I riferimenti all'Eternauta, al Prigioniero, ad Alien, a Star Trek ecc. rimangono - <b>in questo primo albo</b> - semplici espedienti, ammiccamenti, non rielaborazioni.
Vedremo nei prossimi albi. Non dico per dire di essere fiducioso nonostante questo primo albo; lo dico perchè lo sono. Non all'infinito, è ovvio, ma lo sono: Tito ha già scritto storie di eroi (e antieroi) tutti di un pezzo, perchè cos'altro è Topolino (e Diabolik) se non questo? Eppure quale ben diversa profondità ha saputo dare alla personalità univoca del Topo (e di DK)? Che abbia toppato una storia rientra nel novero delle possibilità, visto che anche Omero a volte sonnecchiava; certo è un peccato che sia avvenuto col numero uno del suo personaggio, ma da qui al numero diciotto c'è tutto il tempo per verificare che la rotta è un'altra e la minestra molto più saporita.
<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">
Cmq, tra citare e rielaborare c'è un'enorme differenza (e col copiare non parliamone neppure). Se cito un'opera, ne riporto fedelmente ed esplicitamente un passo, non la faccio minimamente mia, e lo dico. Se rielaboro un'opera, me ne approprio, in tutto o in parte, e se sono bravo restituisco qualcosa di originale. In senso mio proprio, è ovvio. Ma ripeto: l'originalità assoluta prima che impossibile è priva di senso.
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Il punto non è la differenza che c'è tra citare o rielaborare perchè questo è un altro discorso che come detto in precedenza poco mi interessa e io non ho mai voluto affrontarlo (e comunque la Dickinson NON HA RIPORTATO FEDELMENTE un passo, ma lo ha interpretato a suo modo casomai indicandone solo la fonte, perchè in tutte le traduzioni dei Vangeli non trovi quel concetto scritto come lo ha fatto la Dickinson ma COMPLETAMENTE DIVERSO). Quello che io ho voluto evidenziare è solo che quando accusi qualcuno di scarsa originalità vantandoti di averla saputa riconoscere, secondo me ( e sottolineo "secondo me") devi saperla riconoscere dappertutto con coerenza e non solo nelle cose che non ti piacciono. Tutto qui.
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote"> A-ha! Eccoti qui! E infatti è vero: Emily Dickinson ha usato incidentalmente una citazione per parlare di tutt'altro. Cosa che - <b>per ora</b> - Tito non ha fatto. E fai male a non interessarti della differenza tra una semplice citazione e una vera e propria rielaborazione, perchè si tratta di una differenza estremamente rilevante, e forse è per questo disinteresse che finisci per paragonare tra loro cose tanto diverse.
V.
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