outcast ha scritto:
Io la vedo in modo un po' differente. Nel senso, le nuove pubblicazioni riescono ad essere pure molto interessanti nel complesso; ma contemporaneamente superficiali, poco curate, e ricche di idiozie
Non ti sembra un discorso contraddittorio?
outcast ha scritto:
Per quanto riguarda Recchioni; c'è da dire che le sue storie erano di ottima qualità, prima che diventasse Wanda Nara su istagram / social vari
Seleziona gli albi di Recchioni che vale la pena di avere (tanto i titoli sono sempre gli stessi: Mater Morbi, ecc). Ora prova a guardare nell'anno in cui è stata pubblicata quella storia quanti altri lavori rilevanti dello stesso livello sono usciti, di Recchioni o di altri autori poco importa, o anche solo quanti lavori di valore che valesse la pena di avere. Non c'è un abisso?
Se si ragiona in termini puramente qualitativi il problema non è Recchioni, e men che meno i social. Qualsiasi discorso sull'uso e abuso dei social da parte di Recchioni non c'entra niente con la qualità/bontà delle storie, in ultima analisi. Sono semplicemente strategie commerciali. Il problema è l'enorme sproporzione tra storie di cui vale la pena parlare e paccottiglia. Ed è un problema che precede, e di molto, l'arrivo di Recchioni.
Jones ha scritto:
Sono dell'idea che il fumetto va a braccetto con la parolina magica "collezione". Non continuerei mai a leggere per anni un quotidiano che non mi piace , idem non guarderei un telefilm che non mi piace per intere stagioni. Compro però un fumetto che non mi piace per anni perché ho la collezione completa e mi spiace interromperla.
Banale ma è così. Non per niente tanti (me compreso) aspettano il numero tondo per dare un senso alla fine della loro collezione. Cosa che razionalmente non ha senso.
Il punto è proprio questo.
Il completismo è la piaga dei fumetti, supereroistici o Bonelli che siano. Alcune strategie recchioniane (gadget, variant) non fanno che assecondare una molla che in realtà è presente in primis nei lettori di vecchia data, inclusi quelli che Recchioni lo criticano.
Quelli che hanno preso atto del declino della testata, preso atto veramente intendo, di Recchioni non parlano proprio. Anzi, probabilmente non parlano nemmeno di Dylan Dog. Magari rileggono qualche numero vecchio di tanto in tanto, leggono fumetti completamente diversi o non leggono fumetti affatto, e va bene così. Per me anche questa è un'evoluzione. Personalmente lo trovo l'atteggiamento più equilibrato.
Dopodiché sì, questa specie di mania ossessiva compulsiva che le case editrici incoraggiano e che molti lettori mantengono magari ha regole tutte sue, compresa la fissazione di chiudere con il numero "tondo". Anche così, però, c'è una differenza tra chiudere con il numero 200 e il numero 400.