Cravenroad7

Sir Bone
Molto belli i disegni, storia impalpabile, anche perchè non c’è. OK c’è tutto il sottotesto, il non detto, la metafora, il metatestuale, lo sticazzi, ecc... per me no. Ma è un problema mio che non sono in grado di coglierlo.

Grick grick
I disegni non mi piacciono per niente, ma è un problema mio. La storia ha un qualcosa di sclaviano, surreale come solo lui è in grado di fare, però mi sembra che il finale non vada nella stessa direzione.

Claustrophobia
Altra storia metatutto, sicuramente meglio della prima. Immagino che oltre all’intento meta, che è arrivato, ci fosse anche un’intenzione di trasmettere angoscia, che invece non è arrivata. Disegni così così.

Giudizio generale: mi piace che il CF abbia questo tipo di storie e vorrei che fosse indirizzato sempre a questo tipo di storie, però penso che si possa fare di meglio.

Voto: come al solito non voto.

Intraletti i commenti precedenti devo dire che mi aspettavo qualcosa di meglio .

Molto pretenzioso, poco sostanzioso. Soggiovani e fanno benone, ma alla fine si tratta soltanto di storie flebili, sfumate, intrise di una certa supponenza, che non hanno il coraggio di segnare - ma solo quello di "sperimentare", cioè scostarsi dalla norma dylaniata, che a loro vedere corrisponderebbe a sperimentare, ma non è proprio così - proponendo un pacchetto accattivante nello style quanto poco intrigante a livello di narrazione.
Intendiamoci: non sono episodi scadenti né mediocri, ma mancano della capacità di raccontare una storia, in tempi brevi, un incubo, un intercorso inquietante, mettendoci Dylan di mezzo - a parte forse la seconda che infatti è la migliore. Cose come La Bambina, Ghor, Serial Killer, Margherite sono distanti millenni luce .

Molto buoni i disegni illustrativi/pittorici delle prime due, specialmente quelli di Ausonia, ottima scelta la carta porosa - anche se non saprei quanto possa esser adatta per altri tipi di disegni - e convincente la copertina .

In breve qualche dettaglio :

Sir Bone
Il viaggio metaforico nella sartoria(demoniaca) del making of di se stesso mi può anche stare bene, ma un Dylan così imbambolato e fiabizzato dal narconirismo fatico a ricordarmelo. Partner passivo di quello che gli viene raccontato in un excursus pieno di baroccherie allegoriche (i capri espianti, il lavoro omologante, il sorriso costrittivo, l'abito che scomunica il monaco, il baphometto svolazzante, le corna impersonficate, i tagli su misura, etc) abbastanza fini a se stesse ma molto belle graficamente .

Intuibile già dall'inizio il motivo principale della camicie incarnate, con tanto di capezzoli già impressi a pag 5 sul torso, manco Dylan li avesse scolpiti a furia di sudate senz'amido.
Risaputo il tema del riciclarsi del personaggio sui logoranti luoghi comuni di se stesso (v. divisa standard, pre-putrafazione). Pessimo l'alleggerimento finale sul daltonismo. Ausonia dovrebbe mettersi d'accordo con Galli su quale camera da letto adibire per il set di CR7, perché quella baldaccosa di pag 33 appartiene ad un altro personaggio

Grick Grick
Una storia di un demone. Uno dei tanti. Questa volta senza specificarlo, anche se probabilmente si tratta di un qualcosa collegato alla consunzione autofagocitante dei rapporti affettivi, che devono esser nutriti per poi diventare sempre più anafettivi e fast-eaten, in attesa di essere sostituiti da uno ulteriore... come un cagnaccio-jena in cerca di nuovi avanzi da sbrandellare.
Dopo un coitus climax (p.55), si volta di 90° (p.58), si contempla in un selfie e fa le valige (p.60) .

Buone le tempistiche, ottime le inquadrature inquietanti dalla regia, cattura nel bujo, e sa cosa non dire.
Mi sembra la più "storia" delle tre, e anche quella scritta meglio .

Claustrophobia

Cosa dovremmo fare noi lettori per uscire da questo pozzosenzafine delle meta-storie con Dylan mattatore della mattanza di se stesso
Altra inutile appendice d'auto-analisi del fenomeno-Dylan, con retrospettive affrettate quanto sparacchiate in modo sconnesso. Il racconto in prima persona stanca meno del previsto, la scansione psicologica nello stretto tiene, ma le affermazioni sono di una retorica allarmante quanto arbitraria - come l'omosocialità con Groucho, la quarta parete di cartone da sfondare, il pensiero che siano state le donne a voler dimenticare Dylan, o il tirare in mezzo un Dio che non ti lascia morire.
Gloria ai funghi per l'allucinazione geometrica senza pupille che si chiude col morphing Xabaras>Morgana>Dylan - (pp.92-95) unico pezzo notevole dell'insieme.

Come detto a pagina 88: si può sopravvivere senza cibo, senza acqua, ma non senza una storia.
Ecco, sarebbe ora che qualcuno ne scrivesse qualcuna, perché allora forse potremmo arrampicarci ad un raggio di sole per uscire da questo pozzo .

(not) WELL, WELL...ALOHA

Recuperato e letto solo adesso.
Avevo smesso di comprare Color e Maxi, ho riniziato perchè le innovazioni in corso mi incuriosiscono (quasi quasi torno a comprare anche l'almanacco/magazine dopo 15 anni almeno).
Una piacevole sorpresa, ho letto delle perplessità di molti, ma a mio parere è proprio questo che deve fare un color fest:
Stravolgere Dylan.
Lamentarsi perchè ha i capelli diversi (cosa che fra l'altro ha una motivazione ben precisa nella storia) o viene disegnato che non sembra lui, è ridicolo.
Detto questo, ma solo nel mio albo il titolo della seconda storia nel tamburino è errato? Gick Grick (dovrebbe essere Grick Grick).

Sir Bone - abiti su misura
Soggetto inesistente, ma tant'è, per un color fest così autoriale si può accettare e apprezzare anche un metatesto. Che non ho evidentemente colto
Le scene e le situazioni nell'inferno si ricollegano moltissimo (anche per stile di disegno) a degli avvenimenti nel manga Dorohedoro: demoni con le corna che emettono fumo, scuoiamento, Mr. K sembra Turkey e via dicendo. Molto interessante dal mio punto di vista di amante di Dorohedoro (che consiglio di leggere a tutti, ovviamente).
In generale, Dylan Dog un po' fuori personaggio, un po' lui stesso zombie e marionetta. Non male, in definitiva, ma neanche benissimo.

Grick Grick
Dylan Dog grottesco, inquietante e di difficile interpretazione. Galli centra appieno una sfumatura di Dylan Dog e crea una storia decisamente interessante. Peraltro, forse è il tratto di disegno che più stonerebbe con il classicismo bonelliano, ma io l'ho trovato perfetto per questa storiella.

Claustrophobia
Bah, uno si aspetta una storia inquietante sulla claustrofobia del Nostro e si ritrova un mindfuck di 32 pagine in cui si toccano fugacemente tutti i topoi del dylaniato pensiero (le donne, l'alcool, il galeone, il lavoro in polizia, Groucho, l'essere ciarlatano...). Peraltro tutto già visto e sentito da qualche altra parte.
I disegni sono molto interessanti anche in questo caso, peccato che si sia fatta una narrazione quasi da libro, affidando ben poco al tratto grafico. La prossima volta.


In generale, personalmente, risicata sufficienza.

La copertina del giovane Arturo Lauria ci porta subito in un'ottica di "speciale".

E la prima storia qualcosa di speciale ha. Il fiorentino Ausonia sprigiona la fantasia e il suo tratto intenso su un simbolo di Dylan, il suo vestiario. Ci gioca intorno, inventando una sua favola dai sapori lovecraftiani che sorprende il lettore. Per un novizio non c'è male, questa "Sir Bone - Abiti su misura" è il tipo di storia che arricchisce la serie e dà una ragion d'essere ai Color Fest, da qui in nuovo formato. Ottimi anche i disegni e, a questo punto, ci piacerebbe vedere Ausonia anche sulla serie regolare.

"Grick Grick" vede Marco Galli celebrare un maestro come Attilio Micheluzzi. Perché il demone è palesemente un omaggio al Ciccione Popputo de "Gli orrori di Altroquando". Non ha i mille capezzoli, ma il grassone in soggiorno mi ha divertito. Anche i tratti dei protagonisti e il colore si adattano bene a un Color Fest speciale.
. E dov'è Groucho?


Aka B ci mostra Dylan Dog in una situazione tipica con "Claustrophobia". L'indagatore intrappolato in una delle sue peggiori paure. Chi ce l'ha messo nel buco non si sa. Che fine farà non si sa. Si citano le più importanti storie del nostro, per la gioia dei fanatici e ci sono tavole straordinarie. Bravo Aka B, davvero.

Il primo Color Fest della nuova gestione sembra avere verve maggiore rispetto alla serie regolare. Storie che c'entrano l'universo Dylan in modo "speciale" e tanta voglia di sperimentare da parte degli illustratori. Certo, è più facile dati i maggiori margini di libertà degli autori.

Qualcuno ha fatto finire l’Inquilino di Craven Road in un profondo pozzo situato nel mezzo di un bosco, dal quale non c’è possibilità di fuga… Dylan deve tornare indietro con la memoria per capire chi sia stato a imprigionarlo in quel remoto buco…

sir bone - abiti su misura
recchioni presenta questo color fest come una svolta, si cambia, 3 storie, carta, stile, impostazione, autori agli antipodi dal fumetto bonelliano
in pratica si torna allo spirito originario dei color, quello per cui erano stati creati, ma forse anche allo spirito atavico, inconscio, del personaggio.....
la storia di ausonia è un incubo di dylan, nulla di più, nulla di meno, paragonabile a certe cose di ambrosini, non capire non è importante
"è l'unica cosa che conta", deve affascinare, disorientare, addirittura disgustare, ausonia per quanto mi riguarda c'è riuscito...
mi è piaciuto in particolare l'interno di craven road, liberamente interpretato da ausonia (pure un letto d'antiquariato)
unico piccolo appunto: quel ciuffo emo, anche se ha un suo perchè, non mi piace...

voto 7+

grick grick
sceneggiatura e disegni eccitanti, disagio, disgusto e sesso sporco come non se ne vedevano da tempo
se la prima storia mi ha ricordato ambrosini, qui invece mi è parso di leggere una storia del miglior sclavi...
il digrignare dei denti mi ha ricordato "i sonnambuli" di cavaletto, altra storia nostalgica che rimanda al dylan che fu

voto 8+

claustrophobia
è vero che il metatesto ormai è abusato su dylan dog, però in questo caso non si può dire che è "già visto", in quanto i disegni sono innovativi
con una tecnica addirittura enigmatica nella scena onirica... è una poesiola metafumettistica che assume un significato diverso
alla luce della triste sorte del suo autore, gabriele di benedetto alias aka b, morto un anno fa alla troppo giovane età di 43 anni...
comunque un color riuscito, mi piace anche la copertina e il titolo "tre passi nel delirio", credo un omaggio al film ad episodi con fellini
consigliato a chi cerca qualcosa di mai visto su un fumetto bonelliano, sconsigliato a chi detesta qualsiasi deviazione

voto 7

Yeah