David.Brown ha scritto:
Letto oggi. Anche qui come per "Il passo dell'angelo" rimango sorpreso dai commenti.
Brava la Barbato, il mio voto è un 8. Per l'atmosfera trasognata (azzeccato Freghieri qui), per il giallo a ritmo rapido e per i dialoghi davvero sciolti (io tutta questa verbosità non l'ho trovata).
Il finale con gli amici immaginari che fanno quello che fanno è perfetto, la tavola finale offre una chiusura degna.
Ottimo e simpatico il giro degli psichiatri ( il tipo che vuole abbracciare Dylan mi ha fatto sorridere), buonissimo Groucho, ottimo Bloch che torna in azione e Rania e Carpenter presenti il giusto.
Quello che mi piace della Barbato è che è in grado differenza di altri autori di far accadere tanto in poche pagine. E quando la storia ti piace, questo amplifica inevitabilmente il risultato.
Un bel thriller/horror psicologico di quelli che mi mancavano. Soluzione finale assolutamente accettabile.
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Se la qualità dei prossimi Dylan Dog segue questo andazzo, allora viva Recchioni.
Concordo abbastanza, ma il mio "Buono" è più da 7 che da 8.
Dalla Barbato mi aspetto soprattutto quello che mi ha restituito questo albo.
Un'investigazione più psicologica che altro.
E con buone suggestioni.
Ho preferito "...e cenere tornerai", decisamente, questo verso la fine stanca un poco, ma non troppo.
Il vero problema per me è non aver osato. Alla fine l'amarezza c'è, ma giusto una puntina: avrei calcato maggiormente sul senso di colpa di Dylan, magari narrando un'ammissione di colpa più sentita della sola vignetta al tema dedicata (92, i) - questo avrebbe dato più concretezza di riflesso anche al trauma del "villain" e alle sue ragioni, oltre che a tutto l'insieme di flashback spezzettati del Nostro, sviscerati lungo la prima parte dell'albo.
Così, risulta solo una storia di passaggio.
Ciò che mi era piaciuto di una storia come Il cuore degli uomini, a parte l'azzeccata scelta stilistica di Dall'Agnol, era che non si fermava a darti la sensazione come fosse tutto come prima: Dylan è seriamente sottoposto a una riflessione su sé stesso, e il lettore a sua volta è costretto a vederlo sotto una nuova luce - o meglio, una nuova ombra.
Si è osato, insomma.
La pagina finale l'avrei preferita muta. Questo eccesso di sensazionalismo mi risulta indigesto. Ed è sempre presente. Qui mi pesa particolarmente, come nel caso di Vietato ai minori, d'altronde.
Lo preciso a scanso di equivoci: anche in molti Dylan Dog classici non lo gradivo. In ottica di un rilancio, lo limiterei.
Poteva essere gestita diversamente. In maniera più ambigua. In assonanza con lo stato mentale della disastrata Nelly/Welly.
E vabbè.
Vado a recuperare l'albo di Casali, autore che ho sempre stimato, e l'ultima Baraldi sperando abbia limato la sua scrittura.