bertuccia ha scritto:
Io faccio parte della schiera di quelli che, del Dylan perfettino, non ne potevano più.
Non penso neanche che i suoi problemi alcolici del momento, facciano parte di una moda.
Il Dylan precedente aveva uno schema di comportamenti, uno schema di "rituali", ai quali assolvere (nell'immaginario degli autori) che andavano inseriti forzatamente in ogni storia.
La donna del giorno, il thé esibito con Bloch, la morale del giorno (poliziotti brutti e cattivi, "laggente" indifferente e cinica) gli indispettiti e cafoni siparietti con Groucho, la strapallosissima reticenza ad intraprendere un'indagine mascherata da scetticismo.
Semplicemente era roba buttata a manciate nelle tavole, senza coerenza né plausibilità.
Come tutti quei sermoni e predicozzi da anziano inacidito, paladino di ogni causa persa, moralista e giudice di ogni situazione.
Adesso non è che si sia trovata chissà quale quadratura del cerchio, però, a mio modo di vedere, l'albo procede senza che si avvertano questi stacchi, questo inserire posticcio di situazioni tutte uguali, come se fosse necessario e da contratto, inserirle.
Il RRibe ha plasmato un suo personaggio, che può non piacere, che può assomigliare a lui, che può non essere Dylan Dog, ma almeno non vive in un patchwork , non assomiglia a quelle coperte delle nonne, fatte di quadrati lavorati a maglia, con mille scampoli di lana di mille colori diversi, male assortiti.
Sarà anche Dylan Doe e pieno di turbamenti, ma almeno è amalgamato meglio. E a me diverte.
Sono sostanzialmente d'accordo.
wolkoff ha scritto:
L'idea che io debba divertirmi su
DD (intesa come testata) inseguendo un ALTRO protagonista, perché quello precedente non sapevano usarlo/scriverlo... non mi diverte moltissimo. A sto' punto compro un altro fumetto, o attivo una crowfunding per una fanzine autoprodotta, visto che una fanfiction la SBE la spaccia già ufficialmente in edicola per
DD. Sugli "schemi rituali": se sono diventati stucchevoli come teatrini, la colpa è degli autori arruolati (&approvati), NON DEL PERSONAGGIO, che hanno causato nei decenni una sedimentazione pappagallata di quelle fisime fino farne marchi di fabbrica simil-ossessivi, senza portare a nulla ai fini della narrazione. Dài spazio a chi sa scrivere DD, e vedi poi come quei paletti non divengono croci a cui appendersi per la noja, ma stuzzicadenti da sfoderare solo in caso di necessità.
E sono d'accordo anche su questo.
Il Dylan 666 sta (IMO) funzionando bene perché, finora, a scriverlo è un unico sceneggiatore, si tratta di uno sceneggiatore capace ed è lo stesso sceneggiatore che ha ideato le nuove caratteristiche e i nuovi ruoli dei personaggi.
Il mio timore è che questo Dylan, in mano ad autori meno capaci e/o con idee meno chiare, faccia la fine di quello precedente. Con l'aggravante che, se quello precedente era un'icona alla quale eravamo affezionati, quello attuale è un nuovo personaggio che rischia di nascere orfano (concluso il ciclo 666, difficilmente Recchioni sarà prolifico come lo Sclavi dei primi anni).
In fin dei conti, da Marcheselli a Gualdoni a Recchioni c'è una costante: per capire se un albo di Dylan merita o meno di essere letto basta leggere il nome dell'autore.
Il maggior merito (sempre IMO) del Recchioni-curatore è di aver scritto in prima persona qualche buona storia (comprese quelle del ciclo 666) e di aver dato spazio a ottimi autori (Sclavi, Ambrosini, Bilotta, ora anche Chiaverotti). Il suo principale demerito è quello di aver moltiplicato le uscite annuali, dando troppo spazio ad autori poco adatti a Dylan (i vari Simeoni, Baraldi, Eccher...) o in crisi di ispirazione (Barbato).
Allo stesso modo, il maggior demerito di Gualdoni è stato quello di puntare su un gruppo di autori non all'altezza (lui stesso compreso), allontanando alcuni autori storici molto apprezzati.
Poi ci sono anche un'infinità di altri pro e contro delle due gestioni, ma ne abbiamo parlato e ne parleremo in altre occasioni.