wolkoff ha scritto:
Dylan non nasce démodé: ascoltava metal contemporaneo, si riempiva di poster horror d'epoca, leggeva King fresco di stampa, si confrontava con la tv sul pezzo, etc. L'unica sua allergia atavica era quella ai dispositivi elettronici più avaza(n)ti, ma la rivalutazione del vinile ci fa scoprire come fosse avanti coi tempi, altroché...
Ma infatti Dylan è partito come personaggio tutt'altro che "demodè", o come dinosauro retrò pronto a rifiutare categoricamente tutto ciò che puzza di contemporaneo. Dylan a suo modo è stato specchio di un'epoca, calato perfettamente nella sua epoca, e tra i pochi vezzi "retrò" c'era quello di scrivere con penna d'oca e calamaio.
Poi c'è stata una standardizzazione, un manierismo, una cristallizzazione del personaggio, che non si è fatto crescere organicamente in relazione a un tempo che - fuori - lentamente scorreva. Anche il mondo di Dylan, se i miei ricordi mi assistono, per tanto tempo non ha subito "evoluzioni" adeguandosi di pari passo ai tempi "reali", quelli del mondo esterno, che nel mentre andavano avanti.
Poi a un certo punto si è deciso di calare un personaggio mal cresciuto in un contesto "più contemporaneo", tra l'altro dipinto a colpi di accetta (dato che gli ultimi vent'anni - tanto per sparare una cifra - non ci hanno regalato solo telefonini, portatili, tablet e Alexa).
Non sarei stato contrario ad una evoluzione organica del personaggio e del contesto: ma il personaggio è stato "svecchiato" (ehm) in maniera artificiosa (un dandy a contatto con la tecnologia). Vari tentativi di manomissione di quel mondo sono risultati allo stesso modo artificiosi.
wolkoff ha scritto:
Gli autori non devono esser avulsi dai tempi che corrono, ma al contrario, devono farne tesoro a tutti i livelli, tra nuovi film, romanzi, arte, scienze, media, politica, polemiche, eventi, socialità... perché DI NUOVI INCUBI in queste prospettive ce ne sono a bizzeffe. E gli incubi dovrebbero esser la materia quotidiana masticata da Dylan, spesso attraverso i suoi clienti che fanno scattare l'indagine
Oppure: "gli autori possono anche non essere avulsi dai tempi che corrono...". Sarebbe stato tutto perfetto in caso di una lenta e graduale evoluzione organica del personaggio e del contesto, ma dopo anni di cristallizzazione e un tentativo risibile di svecchiare il personaggio, per essere adiacenti ai tempi che corrono e nutrirsi delle angosce, delle paranoie, degli orrori dei giorni d'oggi, c'è bisogno - e qui siamo TOTALMENTE d'accordo - di penne raffinate, di autori permeabili al mondo circostante, di autentiche cartine di tornasole umane capaci di filtrare e decodificare ogni input circostante senza banalizzarlo. Altrimenti ci ritroviamo le solite fesserie su Facebook, i selfie, Alexa, i pc, i telefonini, come se questi fossero i fulcri portanti della società attuale.
Si potrebbe invece imbastire una storia, per dire, sul concetto di auto alienazione data dall'uso smodato di questi strumenti (con risvolti psicotici e visionari in una eventuale trama, in cui "demoni interiori" si manifestano per dare tormento a un cyber-drogato spingendolo alla follia e all'omicidio. Chiaramente è solo una fesseria elaborata in trenta secondi, ma è meglio che la continua esibizione sterile di personaggi "che si fanno i selfie").
In definitiva posso dire che è vero, sicuramente hai ragione: gli autori non dovrebbero essere anacronistici. Ma non sapendo calare il Nostro e il suo mondo in una contemporaneità credibile, allora lasciarlo nel suo angolino atemporale (o di un tempo ormai andato) alla fine non è un gran danno e personalmente non disapproverei. Se fanno storie in cui si cerca di evitare qualsiasi riferimento ad un'epoca specifica (indagine in un castello tipo dittico Castello Della Paura/Dama In Nero, o trasferte nella campagna inglese, o in antichi cimiteri infestati, o in biblioteche maledette... ) va benissimo, perché si smarcherebbero da eventuali "cronismi posticci".