Cravenroad7

mah sarà che dai commenti vostri mi aspettavo un qualcosa di più
Ma non è assolutamente male, anzi...

da scolpire su tavole di pietra e consegnare ai posteri... pelle d'oca

l'inizio di questo albo è qualcosa di epico
Storia fantastica

Ok, ma quello spoilerone scosciato in copertina è davvero da svergognarsi l'anima a morte
Quando è il caso di dire che "te la sbatte in faccia"( )...ehhhm... la verità, come tipico di Uskebasi.

ALOHA FACCIO FINTA DI NON AVER(LA) VISTA

Silenzio...che bella parola....aridatece Villa...

N° 39 IL SIGNORE DEL SILENZIO

Dopo il capolavoro di "Ti ho visto morire" Ferrandino ci riallieta con un'altra sua storia. Questa volta ci troviamo di fronte a temi esoterico-esistenziali, e la figura centrale è quella di Uskebasi, "il signore del silenzio", divinità a cavallo di una lepre che conosce la risposta a tutte le più centrali e ancestrali domande dell'uomo. Dylan si troverà a dover fronteggiare un nemico invisibile che è presente solo nella psiche dell'uomo e in essa si manifesta. Ottimo albo, forse io lo metto mezzo gradino più in basso di come lo hanno giudicato altri qui dentro, ho votato "buono" forse per l'eccessiva verbosità a tratti che me lo hanno fatto pesare. Sulla bontà dell'albo per come è stato realizzato (disegni, personaggi, fra tutti il ritorno del mitico H. G. Wells) nulla da dire.

VOTO 4/5

il signore del silenzio
uno degli albi a cui sono più affezionato e confermo il mio affetto, sia per i disegni di CASERTANO sempre più belli
sia per i testi di ferrandino, il quale dopo questo gioiello scompare dai radar... il signore del silenzio è una trovata originale in un fumetto in cui si tende a ripetere tematiche e personaggi, già a partire dai primi numeri, quasi peggio di tex da questo punto di vista
scena preferita: è quella con gli animatronics di lord wells, una scena slegata da tutto il resto, ma questo fa capire quanto sia curato l'albo
altra scena "slegata" è quella della pazzoide italiana con le pareti tappezzate da foto di defunti...
molto bella l'atmosfera funesta che rimane fino alla fine, al di là di un finale razionale
copertina capolavoro
CAPOLAVORO

voto 10

Albo molto molto buono, anche se non è quel capolavoro che ricordavo...
Il finale "materiale" è un po' deludente, i comprimari non mi piacciono per nulla, e Dylan Dog a volte dice delle cose non da Dylan Dog...
Resta un albo magico e magnetico come Libro ivi presente, è un 9 pieno

Ecco: questo probabilmente è il numero di Dylan Dog che preferisco IN ASSOLUTO.
Primo albo comprato e uno di quelli che risfoglio spesso e volentieri.

Per me questo è Dylan Dog. Metto dieci solo perché non posso mettere di più.

Ad esempio?

Le esclamazioni finte bestemmie...
Non da Dylan di Sclavi

Se è solo per questo, veramente Sclavi "Diobuono" glielo faceva dire molto tempo prima a Guy Rogers ne "Il fantasma di Anna Never"... E poi si sa; dal dio buono al giuda ballerino, il passo è breve.

Leo Perutz viene citato esplicitamente nell'Horror Post (parlo dell'albo originale) come fonte d'ispirazione principale dell'albo, e penso proprio che a breve dovrò fare una visitina in libreria per cercare qualcosa di suo (quasi tutto è pubblicato da Adelphi, a quanto ho visto da una rapida ricerca). Lo spunto e la soluzione vengono da "Il nome della Rosa", ma qui si punta ancora più in alto, visto che il libro che uccide non è un trattato sulla risata, ma sul senso stesso della vita.

Vero che, a non saperlo, la si potrebbe immaginare scritta da Sclavi: ma perfino lui è stato raramente così angosciante e angosciato (almeno sulle pagine di Dylan Dog). Va riconosciuta a Ferrandino un'abilità di scrittura eccezionale, sia nella costruzione dei personaggi (raramente abbiamo visto un cattivo così repellente, e odioso, e memorabile, come Larry Shelter -e non è neppure il colpevole, pensa tu-, il cui volto mi sembra adesso rimandare a quello di Zanardi), sia in quella delle scene (la lunga sequenza muta dell'allucinazione di Larry, tanto per dirne una). Come nel #13, "Vivono tra noi", Ferrandino accenna a un passato "normale" di Dylan (lì vecchi amici, qui addirittura compagni di classe), al quale in seguito si attingerà con molta parsimonia, forse per evitare di impelagarsi in problemi di continuity.

Impossibile, in ogni caso, non aggiungersi al coro di lodi per quest'albo, e per i disegni di un Casertano nella sua stagione d'oro.


(Curiosità: sono praticamente certo che un tempo ci fossero meno refusi, sulle pagine di DD, ma qui troviamo ben due accenti scomparsi, a pag. 48 e a pag. 92 -mi riferisco sempre all'originale, spero che nelle ristampe li abbiano ritrovati...)

E' un autore che gioca molto sull'ambiguità. Il romanzo in questione che ha ispirato questo gioiello dylaniato è Il maestro del Giudizio universale, bello, ma ho preferito altri romanzi che ho letto dell'autore come Il cavaliere svedese, Il marchese di Bolibar, La neve di San Pietro, impossibile non citare anche Di notte sotto il ponte di pietra, forse la sua opera più famosa.