Questo era l'albo su cui nutrivo più interesse a livello di remake e potenziale da sfruttare. Non il solito rifacimento del #1, non il collage pretestuoso di frammenti sparsi dal #2 e del #3 per portare avanti una pseudo-trama, né infine l'ennesima strage figlia del (social)consumismo di massa, che si paleserà sul prossimo albo, accondiscendendo sulla personale ossessione del Sor Curatò per il #5.
Insomma tra Anna Never e gli incubi di Guy Rogers c'era un bel darsi da fare, rimescolando motivi, what-if, dietro le quinte, fantasmi etilici, ipnosi da cinemaking, disastri rocamboleschi, etc.
In TEORIA, soltanto, puramente,
in TEORIA .
Invece ne esce l'ennesima storiella che
verte esclusivamente SU Dylan data la conclamata incapacità degli autori correnti di costruire un abbozzo di trama o un nuovo personaggio interessante (con la sua, di storia, da raccontare) attorno a cui ruoti Dylan... che al contrario è il facilerrimo focus di tutto, con i suoi disagi esistenzialisti da
bello&maledetto da operetta, tormentato quanto lo stomaco di chi deve trangugiarsi di mese in mese questi teatrini per metter in risalto il marchio di fabbrica del DD666 nuovo di zecca... ma che c'azzecca?
Alla fine
ho votato 5 - e non meno per pietà nei confronti di
Gerasi che si è profuso in diversi sforzi, perché si legge in mezz'ora, perché ci sono meno citazioni e meta-motivetti del solito, e la sequenza muta riveste un suo ruolo... anche se al confronto, per efficacia ed espressività narrativa, quella di
Cavaletto sul Maxi sarebbe da Nobel per la letteratura
.
Qualche dettaglio commentato:
^^^ SPOILER ^^^ SPOILER ^^^ SPOILER
Tanto per cominciar (dalle prime pagine) non ho capito sinceramente perché fino al numero scorso Gnaghi sia stato tratteggiato come un minorato dall'aspetto becero-grottesco, mentre adesso, oltre ad acculturarsi da geGnaloide con pane, Kant e fi(si)ca quantistica, Gerasi lo disegni come un pacioso e bonario simpa rotondetto simil-Disney, quando di proposito sgorbizza nelle tremolazioni macilente tutti gli altri personaggi dell'albo.
Sclavi non usava vantarsi in retrospettiva nerdosa delle sue citazioni: invece qui si riprende (quasi) alla lettera il topo nel muro del #4 menzionando didascalicamente Lovecraft, e poi si rimette in scena il pipistrello con un esito diverso, di gran lunga più scontato del precedessore. Quando si dice "trova le differenze". Ari-
Alla fine l'incubo-nell'-incubo ribaltabile che fa da starter, per quanto stravisto, non è così male, anche grazie ai disegni... ma la scenette da slapstick comedy col barbuto che cerca di intortare la tipa della biglietteria (pp. 20-21), fanno già capire come la sceneggiatura non sia il punto forte nelle dinamiche dell'albo. Guy Rogers compare in un brevissimo cameo nel musical horror - come se i musical horror
potessero fare paura- ma l'unica cosa davvero orrida è il titolo "
Terror and Horror" che meriterebbe verdura dal loggione a prescindere ed il fallimento di qualsiasi produttore che si presti a rroba simile.
Una buona trentina di pagine mute hanno senza dubbio il merito di toglierci dalle scatole frasi ad effetto (sbadiglio) ed altre amenità tipiche dei dialoghi derivativi del Sommo. Alla fine trattasi di foto-romanza tipizzata sul'evoluzione dei disagi(n) della crisi di coppia, quando uno dei due si scopre alcoolizzato e pure violento. Hic, et honc - nel senso di bottazze. Insomma, se ti attacchi alla fi*a alla fine scivoli sulla bottiglia, e ti prendi a bottigliate. Forse l'orrore di tutto questo è vedere pure Dylan banalizzato in questo senso, come decorso umano da cronaca
à la Palombelli, e la cosa in un certo senso funziona.
Ma questa non è una rivisitazione parossistica dei suoi rapporti col gentil sesso, come ne
Il cuore degli uomini, ma solo una trasposizione delle sua ansie, perché Dog che abbaja non morde(fanciulla), e come vedremo più avanti non di donna Anna si tratta... ma di un'entità astratta che è meglio immaginarsi come una dominatrice bondage sempre arrapata, specie se si è un figlio di puttana puttaniere che dice tante puttanate come Dylan Doe
.
Finita la parte muta ce tocca la classica ramanzina di Rania (che adesso vorrebbe farsi pure commovente salvatrice mancata del dannato), oltre ad apprendere che Bloch ha imparato lo gnaghese.
Qualche dubbio amletico - ah, non poteva mancare la citazione
di Shakespeare, p.33 - e poi Dylan si ritrova al punto verso cui va a parare l'intero albo:
una bella carrambata con Mater Morbi, usando i cicchetti invece di ricorrere ai postini di di Maria De Filippi
Doppio (senza ghiaccio) uao per questa trovata geGnale che ci rimescola abilmente il tema della malattia accorpandolo a quello della dipendenza - dalle proprie icone? In attesa di altre sostanze questo meta-Dylan pare strafatto di sé, e si scola un altro brindisi dedicato al bello di sentirsi morbosamente malati, inchinandosi alla sua pappona&padrona di cui è il puttanello di turno. La scena sarebbe stata ad alta gradazione fetish-trash, se quando lei dice "bevi da me" (p.83) avesse allattato il barbon di bourbon dalla zinna, o gli avesse pisciato tequila nella flebo
Tuttavia le cose si svolgono in modo
di gran lunga più barboso e retorico, col Nostro che sconfigge le tentazioni della bottiglia senza ficcarsela insù per lo sfintere, per contrappasso, bensì prendendo atto della propria dipendenza, come una parte di sé di cui prendersi
cura... possibilmente a gambe aperte (p.88) per la terapia. Non so a voi, ma a me è sembrata la rivisitazione pacchiana di quella scena, vista in dozzine di film, fumetti, et similia, in cui si scaccia il fantasma/demone interiore di turno urlandogli in faccia "TU NON ESISTI". E invece tutto ciò esiste, eccome, ed ha avuto bisogno di un'ottantina di pagine per palesarsi...
L'alcool deriva dallo zucchero: finale sdolcinatissimo con abbraccio formato pinta a papi Bloch, e per la gioia dei trigliceridi singhiozzanti appendice da lezioncina didascalica (p.92) come bicchiere della staffa.
Peccato dover brindare in casa, causa disposizioni governative, davanti ad albi simili il cui successo sarà contagioso come una birra cinese alla saliva di pipistrello (o topo?).
ALOHA CARA, DOVE HAI MESSO LE TENNENT'S PER STASERA?