Cravenroad7

Edward Hobbes vuole realizzare un sogno: costruire la Torre Azzurra, imponente grattacielo simbolo del suo potere. Ma la sua gloria si innalza sopra la miseria degli uomini e la morte della natura, sopra crimini sepolti dal silenzio. Jamais Nonplus è al fianco di Dylan per aiutarlo a decifrare le forze antiche che vogliono mutare quel sogno in un incubo. Spiriti ancestrali che risorgono dalle origini stesse dell'umanità.
_____________________________________________________________________________

Il primo di ruju sulla serie regolare... mi ha soddisfatto[^]

storia 7
disegni 8
tot.7,5

Per me è l'inizio del Grande Sonno della serie.
Che oggi una storia tanto piatta e noiosa non si faccia neanche ricordare malissimo la dice lunga...

Su tematiche simili Ambrosini su "Napoleone" otterrà ben altri risultati, con due storie come <i>Il tesoro d'argilla</i> e <i>La lucertola e il serpente</i>

A me piace molto... Soprattutto l' ambientazione... l' inizio, la ine, i paesagi africani, la savana...
I disegni sono molto belli, la storia anche è molto bella; ho trovato interessante il riferimento alla guerra in Ruanda... Per nn dimenticare mai...

edit

Anche a me quest'albo piace abbastanza.E' una di quelle storie che puoi rileggere con piacere.

Buon esordio sulla serie regolare di Ruju dopo le 2 pubblicazioni avvenute negli anni precedenti sul Gigante. Il Pasqualone nazionale sceglie un filone poco sfruttato nell'epopea dylaniata sino ad allora, gli spiriti esotici, affidandosi però a una vecchia conoscenza, quel Jamais Nonplus già apparso nel #76, che acquista da quest'albo il ruolo di personaggio nemico-amico ricorrente nella serie. Anche l'Azure Tower non può non richiamare alla memoria il mitico complesso di "London Two" del #50, disegnato tra l'altro dallo stesso Piccatto. Insomma Ruju batte strade desuete affidandosi ad elementi rassicuranti, gestendo bene una sceneggiatura in cui si intrecciano addirittura due trame gialle, con contorno soprannaturale e l'orrore di una guerra civile sullo sfondo. Tanta carne al fuoco impedisce forse di approfondire meglio alcune questioni che avrebbero meritato maggior attenzione (su tutte la possessione dell'ingegnere e lo scontro finale), ma la storia funziona. Non convince appieno il "nostro" drogato e la conquista-lampo di Fawzi (anche se le ragioni ci sono), ma mi fa sempre morire la battuta di Groucho su Dylan vegetariano. Riusciti intro e outro di ambientazione africana.
Discreto Piccatto che però non mi sembra ci abbia messo tutta la cura di cui dice Kramer, in particolare durante le sessioni di caccia del Kuino.
Votato buono.

edit

Buono, mi è piaciuto.

beh sì non è male.
sì ci sono alcuni elementi buoni di indagine e onirici, ma non ricordavo che più va avanti e meno dylaniana è
(al contrario di quanto dico sopra..)
prefigurando uno dei difetti classici di ruju.

è fuori.

Non so come faceva a piacerti tanto prima.. Una buona storia, ma niente di che.

Mi piace moltissimo questa storia... soprattutto il finale... ah la scena della moglie che aspetta il ritorno del marito, non è una scena del film " Trilogia del terrore " ?

Non mi ha mai ispirato... mi è sempre sembrata un incrocio tra Martin Mystère e Zagor.
Però quel Ruju in un certo senso lo rimpiango, visti i suoi successori di poco successo...

ALOHA TOTEM E TABU'

Albo un po' border line. Per restare in tema "Ruju agli esordi", molto meglio Il canto della sirena.
Tuttavia ci sono alcune parti ben strutturate e, il finale, non è poi così male ed è pure catastrofico e splatteroso.
Certo che in quel periodo molti finali c'avevano un colpo di scena che risolveva in maniera inaspettata (e talvolta ridicola) la situazione
Piccato niente male, si deve trovare a suo agio con i palazzoni, come diceva Altair.

Sufficienza.

il richiamo della foresta
francamente non mi spiego neanche io certe mie affermazioni di anni fa
inizia l'era ruju con una storia specchio di pregi (pochi) e difetti (tanti)
è una delle migliori ruiate, c'è qualche idea in più del solito, gli esotismi di "ananga", il sesso selvaggio, un omaggio ai confini del tempo (l'inquietante tollo), una storia africana depurata dagli eccessi antirazzisti: l'autore si inventa un immaginario wanga abitato dagli hitsu che richiama il rwanda degli hutu e tutsi
c'è una certa tensione e un certo interesse per vedere come va a finire, un buon piccatto... ma alla fine sembra proprio un poliziesco tedesco o austriaco condito in extremis da un pò di soprannaturale, nello stesso stile fin troppo grezzo che caratterizzerà quasi tutte le altre ruiate
copertina bellissima

voto 6

Capolavoro rujuano.

"Il richiamo della foresta" segna l'esordio di Paquale Ruju sulla serie regolare di Dylan Dog. Non tutte le sue storie successive saranno all'altezza di questa, ma resta uno degli autori che più ha dato alla sere.

Un giovane immigrato da un immaginario paese africano (ricorda ovviamente il Rwanda di hutu e tutsi) muore cadendo da un'impalcatura di un nuovo grattacielo. Abbiamo top manager strapagati, capitalismo londinese rampante e rafforzatosi grazie a guerre nel centro Africa. Il palazzinaro spietato si chiama Hobbes (citazione filosica), torna Jamais Nonplus di "Maledizione Nera", segno di grande attenzione dell'autore alla serie. Piccatto qui sforna tavole stupende, da quelle immerse nella foresta africana a quelle splatter. E la bella venere nera Fawzi è una delle partner più sexy di Dylan.

Finale chiaverottiano ma in perfetto stile Dylan. Si parla di razzismo, immigrazione, speculazione edilizia, individualismo in una storia molto antiglobalizzazione che però non scade mai nel pietismo. Davvero un albo da rileggere e da far rileggere agli attuali autori.