Dear Boy ha scritto:
... questa rincorsa disperata e patetica per intercettare un pubblico che non esisterà mai più.
Conformare Dylan Dog al trend social significa ... l’equivalente di una bacheca Facebook con l’ansia di ricevere like.
Ma se è quella la dimensione para-alienata di cui vive gongolando l'autore/supervisore c'è poco da fare
.
Normale che Dylan sia lo specchio della sua visione autoreferenziale di come confrontarsi con l' "altro", reale, virtuale, o editoriale che sia. E che arruffianarsi la cccioventù che se lo caga lì sopra è il conseguente corollario, col distinguo che 3/4 di questa fanbase manco lo compra Dylan, a differenza del reale acquirente medio, che ignora tutti questi teatrini e pensa alla storia/albo in sé.
L'altra piaga morbosa ormai dilagata è quella delle serie tv. Ormai si sono auto-plagiati quel poco rimasto del cervello all'idea pandemica che IL FUTURO è scrivere in Bonelli fumetti stile serie tv. DylanFlix in pratica: stagione 666, stagionatura al secco, senza luce, 6 mesi. Come se non fosse bastato quel guazzabuglio impresentabile della continuity pro-meteora. O questa patacca di miniciclo di remake
.
Finché lui ed Airoldi occuperanno le posizioni attuali, l'unica soluzione è fare una mega colletta e pagare al nero gli autori di punta per far uscire delle storie pirata coi controca**i solo sul dark web.
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