Sulle rubriche non emetto verbo perché sono puramente decorative... soprattutto quelle sulle (presunte) news, ma tanto ppe decorà direi che sono ben accompagnate da belle immagini/colori. E la carta ha un buon profumo...
Passiamo alla storia lunga:
Il Cadetto
Un buon giallo concreto da parte di Paola, senza punte di rilievo particolari, ma scritto con cura e che tiene ben attaccati alla poltrona... forse troppo, tipo serial tv. Si basa tutto sui dialoghi e le indagini, ma non credo ci fosse spazio per altro, in senso di incubo/delirio.. comprese le bambole, poco impiegate per creare atmosfera
.
Viene pubblicizzato a nove colonne come base per il passato del Dylan666, ma in realtà con pochissimi accorgimenti poteva esser tranquillamente riciclata come una delle prime indagini in polizia dell'Old Boy ufficiale... e gentiluomo, come pochi. Sì perché
anche in questa storia la Barbato si focalizza su problemi di gender, partendo dalle demonizzazione misogina di alcune femmene non proprio stinchesse di santa, per finire nella solita misandria di una società fallo-marcia, con le farneticazioni dell'assassino in preda ai rancori non espressi (in senso donnicida) di altre vittime della fregna. Buona comunque l'idea che parta tutto dalla bugia non proprio innocente di una bambina
La trama non è cervellotica come altre storie di Paola, ma su alcuni punti non tiene molto... se un meticoloso carnefice-vendicatore come Colby commette l'errore di scoprirsi assoldando un altro misogino compare di terapia quale Denvers (e
la sua auto) per farsi/-gli giustizia plateale, con tanto di scritte sulle fiancate, che finiscono per riconnetterlo proprio a lui.
Non ho apprezzato neanche l'aggressione delle "redente" nel parcheggio sotterraneo, che braccano il colpevole rendendolo innocuo e più confuso, rimbeccando la retorica sclaviana con lo slogan "
i mostri sono altri" (p.121)
Il giovane Dylan, come dicono i suoi stessi colleghi, è un po' pesantuccio e saputello, ma anche troppo posato e corretto, tipo bravo raghezzo: il contrario di quanto visto nelle breve di Ostini o dello spaccone nei remake rrrobertucciani.
Metteteve d'accordo, in pratica
Forse si esagera col suo 5° senso e 1/2, ma era l'unico modo per smuovere le indagini e per far intuire la sua "scintilla" in più. Interessante (in prospettiva) il confronto deontologico con Bloch sul non empatizzare con le vittime ed attenersi ai fatti comprovati - pp. 83 e 94.
Bloch mi è piaciuto molto di più, per come gestito con credibilità... anche se le sue
scenette casalinghe con Virgil sono vacuamente meste e deprimenti, anche se forse è una cosa voluta. D'altronde perché insistere così tanto in questo dramma inter-familiare (v. ultima pagina) se non per i futuri sviluppi di questo confronto Virgil-Dylan proprio su questa testata? Speramose bbene...e lontano da
Ostini .
Male le solita citazione shakespirata (p. 93). Carina la breve parabola di Dandridge, e speriamo che gli altri due cadetti rimasti possano esser ancora delle spalle credibili in questa saga. Non avevo apprezzato tutte le uscite sul tema traffico a Londra, ma quando ho visto Jenkins rimosso da dispensatore di ingorghi ho capito a cosa era stato devoluto questo tormentone. Ho il sentore che il sovraintendente di colore costretto alle dimissioni... abbia a che fare qualcosa
con il cartonato Carpenter, a livello di parentume o raccomandazioni a venire
.
Camagni meno peggio dell'anno scorso, ma è un lontano parente dei fasti Napoleonici; non era di certo una prova proibitiva, per composizione delle tavole ed ambientazione. Un pajo di refusi veniali a corredo: la biblioteca si chiama Gui
ldhall, senza risparmiare sulle "elle" (p.86) e nella pagina di apertura la centralinista della pula si rivolge ad una bambina dandole del "lei"
ALOHA MADAME... "ELLE" C'EST "LEI" EN FRANçAIS