Forse una delle prove più fiacche del primo Chiaverotti, che nell'accostarsi alla poetica sclaviana del "mostro" come cartina di tornasole dell'ipocrisia e della violenza della gente "normale" si normalizza a sua volta, presentando vittime talmente antipatiche che (anche prima di scoprire la loro colpa originaria) non si prova alcuna pietà per loro, e regalando molte meno scene memorabili del solito (forse giusto l'astronauta che danza nello spazio e l'esplosione delle vene).
Decisamente meno brillante e vivace delle storie a cui ci aveva abituati fino a quel momento, forse anche per la scarsa presenza di Groucho, e con disegni non sempre inappuntabili (soprattutto Dylan, che mi pare oscillare tra David Sylvian e Gabriel Garko).
Diana è ovviamente un bel vedere, ma in questa sede non è che sia di chissà quale utilità -Dylan e Corinne avrebbero potuto rintracciare Frankie anche per caso, visto che come al solito le coincidenze abbondano-, e viene il sospetto che sia stata introdotta solo perché a questo giro Dylan rischiava di rimanere in bianco.
Il controfinale è di una stupidità lancinante, e probabilmente serve solo a mostrare un altro po' di epidermide (forse omaggiando il filone cinematografico delle
women in prison), ma non è che il finale spieghi molto, da par suo: se non contraddice direttamente l'incipit, lascia comunque diversi dubbi -mi risulta (o quantomeno voglio augurarmi) che non sia necessario praticare un buco in testa a qualcuno per applicare un elettrodo, e non si capisce perché Corinne fugga e basta, senza neanche provare a rivolgersi alla
creatura; e lei stessa deve ammettere alla fine che non sa spiegare per quale ragione abbia tenuto nascosta a Dylan la vera identità di Frankie.
mariosirius ha scritto:
Perché in quegli anni su Dylan abbondavano parole da paninaro milanese?
Sbarbina... Tolle... Bidone... etc etc
Che trashume
"Bidone" è termine gergale, ma ha una lunga storia, e penso sia usato e capito in tutta Italia (in realtà non si sa neanche bene da dove venga, come espressione). Per il resto sì, "sbarbina" probabilmente l'avevo sentita giusto da Enzo Braschi a "Drive In" (non avendo ancora, ahimé, scoperto gli Skiantos...), mentre "mena le tolle" l'ho letta unicamente sulle pagine di Dylan Dog, e forse in un romanzo di Sclavi -sia lui che Chiaverotti sono settentrionali, immagino che la spiegazione sia questa. Poi, certo, il problema del gergo è che lo si usa per
attualizzare i dialoghi, ma quasi sempre finisce per
datare inesorabilmente una storia.