Il robe ci parla del nerdismo di Tiziano Sclavi
Per una serie di fortunati eventi, sono amico di Tiziano Sclavi. Questo significa che ho modo di chiacchierare con lui anche di argomenti che non riguardano la sola sfera del nostro lavoro. Quando siamo assieme, parliamo spesso delle cose davvero importanti della vita: il cinema, i videogiochi, le serie televisive, qualche volta della musica (a patto che sia hard o heavy) e, spessissimo e con grande passione, di giocattoli. Casa di Tiziano è piena di giocattoli e così la mia. Statuine, action figure, modellini, repliche di props cinematografici, memorabilia da set, pezzi unici, pezzi rari, pezzi da discount, sorprese trovate nelle patatine. L’anello di Phantom, l’uomo Mascherato. Va bene tutto, a patto che questo “tutto” sia capace di evocare e rendere reale e tangibile quello che reale e tangibile non è. C’è solo un problema: Tiziano è, giustamente, ricco. E io, ingiustamente, no. Tiziano è, giustamente glorificato dai lettori. E io che non ho nulla meno di lui, ingiustamente, no. Quindi, per quanto possa cercare di tenere il passo del suo incedere consumistico, a un certo punto sono costretto a fermarmi e a lasciarlo galoppare libero nelle praterie del nerdismo più estremo. Ovviamente, come un qualsiasi parvenu nei confronti di un membro dell’alta società. Nutro un miscuglio di sentimenti conflittuali nei confronti delle possibilità di Tiziano che comprendono la stima, l’invidia, l’odio e l’amore. E così, quando nel mio vagare notturno per le lande del World Wide Web mi capita di incappare in un oggetto di particolare pregio ma, ovviamente, eccessivo per le mie possibilità, glielo segnalo, sapendo che lui non saprà resistere. È una specie di di vendetta ma anche un modo di sublimare, attraverso il Tiz, il mio desiderio. Ed è per questo che oggi, Tiziano e Cristina hanno in salotto una replica in metallo dell’endoscheletro di un Terminator in scala uno a uno (cioè: alto più di due metri). Io no. Io non ce l’ho. Io ho solo la testa. Che mi osserva e ride della mia immeritata inadeguatezza. Ma del resto, c’è una ragione se lui è Tiziano Sclavi. E io, no. Tutta colpa dei lettori che sono dei vecchi nostalgici. » – Roberto Recchioni
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