Cravenroad7

Basta farsi trasportare dalla ballata della morte e si legge da solo.
Certi elementi di questa storia poi sono stati usati a sproposito in altri albi, ma qui si beve dalla fonte.
Voto ottimo, chiaramente!

A chi lo dici... non riesco nemmeno a quantificare le mie letture di questo capolavoro. Lo so a memoria

intramontabile!
Sclavi al suo massimo.

Votato otttimo. Questa è la migliore Danse Macabre scritta su Dylan Dog. La Morte diverrà poi un personaggio un po' stantio, e utile per la salvare la baracca quando i fili della narrazione saranno troppo intricati.
Ma il suo debutto nelle pagine di Dylan è indubbiamente d'impatto. Sclavi qui gioca con il suo personaggio, esattamente come Morte gioca con gli umani.

Un classicone su cui è inutile soffermarsi troppo. Imperdibile.

riletto grazie alla serie cartonata, c'è poco da dire, capolavoro assoluto...

N° 10 ATTRAVERSO LO SPECCHIO

Classico e intramontabile numero che si colloca di diritto nella top 5 di sempre per me. Per la prima volta si abbandona totalmente il realismo e ci si cala nelle sfumature oniriche dall'inizio alla fine dell'albo. Si parla di Morte (presa para dal film "Inferno" di Argento, idem il magnifico finale), di vita, anzi di vite, che si intrecciano ma sono tutte, indivisibilmente destinate alla Fine. La storia ha come filo conduttore quello del personaggio di Rowena, eccentrica, ricca donna, conosciuta e amata da Dylan anni addietro, e soprattutto dello specchio seicentesco che possiede, che la donna teme possa esser maledetto. L'indagine come sempre porterà a risvolti imprevisti dalla mente umana.
Sclavi (qui raffigurato nel personaggio di Andrew P. Dalberts) è perfetto in questo caso, esprime tutto se stesso nella poetica tragica che pervade la ballata della Morte di questa storia. I disegni di Casertano sono magnifici e la filastrocca ricorrente resta impressa per sempre. Capolavoro.

VOTO: 5/5

#10 – Attraverso lo specchio (soggetto: Sclavi (10), sceneggiatura: Sclavi (10), disegni: Casertano (1))

E' stato il mio primo Dylan Dog nel lontanissimo 1987. Sono passati ormai oltre trent’anni ma ancora sono vive le emozioni di quel primo assaggio: paura, esaltazione, curiosità, "prurito" (per la prima volta sfogliavo pagine di una pubblicazione in cui veniva rappresentato in modo esplicito il sesso). E' la storia più terrificante di tutte. La filastrocca iniziale/totentanz, le morti efferatissime (due, quella degli sposini dilaniati dagli artigli e quella della modella nella vasca, omaggiano apertamente Nightmare dal profondo della notte), l'atmosfera malata e morbosa emanata dai distorti disegni di Casertano, l'aneddoto "carrolliano" del Re Rosso raccontato dal negoziante di specchi e l'avversario, il più temuto dall'uomo dalla notte dei tempi, la profezia finale ("ci rivedremo Dylan Dog") trasportano davvero il lettore in un’altra dimensione. Come Alice nel seguito del romanzo di Lewis Carroll, attraversiamo lo specchio. Anche il titolo dell’albo è in doppia versione a pag. 3: dritta e riflessa. Sclavi insiste molto sul tema dello specchio, citando persino Biancaneve in apertura. La morte (forse sarebbe più corretto usare il maiuscolo) qui colpisce implacabile da tutte le superfici riflettenti, compresa l’acqua. In fondo, però, lo specchio è solo un veicolo attraverso il quale il destino fatale delle vittime si compie. In questo senso si può intravedere un’altra analogia, alla lontana, con Nightmare, laddove erano i sogni il tramite che il carnefice ustionato in maglioncino a righe utilizzava per far strage di adolescenti. C'è tutto Sclavi: amore e morte, poesia e malinconia, il sesso, lo splatter, la metà oscura (l'altra parte dello specchio simboleggia anche il lato oscuro, l'altra faccia della medaglia dell'uomo: tutti i personaggi o quasi, hanno scheletri nell'armadio), le citazioni fiabesche, cinematografiche e letterarie (ancora una volta Poe, quando Rowena mascherata passeggia tra gli invitati durante la festa, come nella Maschera della Morte Rossa, mentre un topo si aggira per il salone). Non manca un pizzico di meta-fumetto, a pag. 92 Bloch afferma “Naturalmente c’è un altro modo di raccontare l’intera storia.. tirando appunto in ballo il soprannaturale, i mostri, gli specchi.. suppongo che uno scrittore di fumetti dell’orrore farebbe proprio così..” Sclavi torna ancora una volta ad interessarsi dei comprimari, dei loro ultimi pensieri, del loro passato e persino del futuro di altri personaggi che hanno intrecciato le loro vite con i primi. Ne emerge tutto il suo pessimismo cosmico, il cinismo, la disillusione, elevati all’ennesima potenza. Di contro troviamo un Groucho divertente e irresistibile, soprattutto da coniglietto! Dylan sul pezzo, indaga, scopa (con due partner diverse!), si arrabbia, soffre, rischia di morire, non si arrende. Afferma di detestare le feste in maschera, in compenso.. balla! Per la prima volta pensa che non riuscirà mai a finire il galeone, mentre le lamentele sul conto in rosso cominciano a divenire abitudine. Casertano esordisce già al top anche se sarà in grado addirittura di migliorarsi. Horror, sesso, donne sexy (Shirley è tra le più affascinanti conquiste dell’indagatore dell’incubo) con e senza abiti succinti, sangue e sudore. Le sequenze più impressionanti: la Morte che irrompe dall’altra parte dello specchio mandando il vetro in frantumi e l’inseguimento della bestia ai danni della modella nel parco. Dulcis in fundo, disegna il personaggio di Andrew P. Delberts con le fattezze di Sclavi (chissà se su volontà di quest’ultimo). Copertina spoilerosa e terrificante (nel senso buono del termine) di Villa.
Non manca nessuno degli elementi che concorrono a giustificare in pieno la frase di lancio "Dylan Dog fumetto d'orrore, fumetto d'autore" che campeggiava in quarta di copertina sulle altre serie Bonelli prima dell’uscita del #1. Albo fuori parametro. Merita l'appellativo di capolavoro assoluto, senza se e senza ma.

Curiosità: (1)Dopo che Dylan l’aveva già ascoltata in casa nel #4, torna la canzone “Bye bye life” dalla colonna sonora di All That Jazz, suonata dall’orchestra (pagg. 15-16) (2)Il personaggio di Jackal tornerà a sorpresa nel #161, albo che ha diversi punti di contatto con questo.

BODYCOUNT: 11

TIMBRATURE: 2 (Rowena e Shirley)

CITAZIONE: “Io sono colei che tutto spiega e nessuno può spiegare.. io sono l’immagine allo specchio, sono il mistero che è al di là della vita.. sono il sonno senza sogni, sono il pensiero che vola via, la grande consolatrice.. io sono.. la Morte!”

Fantastica recensione. Tra l'altro, piccolo appunto, nella morte che manda in frantumi lo specchio c'è una chiara citazione della parte finale di Inferno (stesse modalità: qui abbiamo Rowena - riflessa, in realtà la morte - che spacca lo specchio; su Inferno invece la medesima cosa è fatta dell'infermiera/Mater Tenebrarum/Morte).

Un albo veramente bellissimo, anche per le atmosfere suggestive. Il ballo in maschera, il negozio di specchi, la Londra piovosa e deserta nella parte di Delberts...

Grazie! Anche per la dritta sulla citazione E' un sacco di tempo che Inferno non lo vedo, mi sa una ventina d'anni almeno. Avevo rimosso.

E' sempre un piacere Altair Su Argento "gioco facile" dato che rivedo spesso i suoi film (fino a Trauma, volendo essere buoni... ma anche fino a La Sindrome di Stendhal [volendo essere ancora più buoni] i film sono di una bellezza incredibile. Poi più o meno il nulla, a parte "Non Ho Sonno", interessante più che altro per il "citazionismo" del periodo d'oro).

Volendo essere buoni... Sì ok... Già Inferno sembra di vedere a tratti Fantaghirò, ma da li in poi Argento dovevano rinchiuderlo all'ospizio, altro che non ho sonno

Tra i primi dieci non mancano certo gli albi memorabili, il 6, il 7 (il mio preferito della decina), il 9, ma se a colpo sicuro dovessi indicare Il capolavoro sceglierei proprio il 10.

Solita questione di punti di vista @outcast. Generalmente sui primi sei film di Argento si ha ben poco da dire (ma qualcuno può sempre bollare i primissimi come "non ancora pienamente maturi o a fuoco"... ancora punti di vista), mentre quanto è venuto dopo ha generalmente diviso critica e pubblico. Da Inferno a La Sindrome Di Stendhal (quest'ultimo l'ho meno apprezzato, così come il precedente: ancora la componente "visionaria" è intatta ma meno incisiva rispetto che nel passato storico. E non ho un granché apprezzato l'interpretazione di una certa attrice, che andava perlomeno ridoppiata) e così per quanto è venuto poi. Lasciando perdere l'omaggio de "Il Fantasma Dell'Opera", a un pilastro dell'horror (il film l'ho visto distrattamente e non potrei esprimermi al 100% [idem dicasi per Giallo, visto in maniera totalmente superficiale... e di cui ricordo molto poco, e Dracula 3D]) abbiamo il suddetto Non Ho Sonno (bruttarello ma con spunti interessanti), Il Cartaio... un giallo edulcorato, senza sangue ne tensione, la Terza Madre, penoso tentativo di rinverdire certi fasti (splatter piazzato a casaccio, zero atmosfera e un "fantasma" fatto veramente male). Comunque il "dopo Suspiria" in realtà ci offre cose di gran pregio: con Tenebre abbiamo "quel colpo di scena finale", impostazioni stranamente diurne, una concezione glaciale del classico orrore Argentiano; con Phenomena una favola nera davvero gustosa, con bambini deformi, scimmie vendicative, atmosfere tenebrose come da tradizione; Opera risulta molto forte in certe scene (l'occhio spappolato dalla pallottola, il giovane ucciso brutalmente di fronte agli occhi della sua ragazza)...e poi c'è la scena dei corvi. Non un capolavoro (le perle di Argento sono sicuramente altre) ma intrattiene a meraviglia; buono anche Due Occhi Diabolici, in collaborazione con Romero (belle entrambe le puntate), omaggio al genio immortale di Poe: due visioni differenti ma gustose (roba che odora vagamente de "I Racconti Della Cripta"). E poi c'è Inferno, che amo per il suo appeal visionario: criticato da molti(ssimi) in realtà è da prendere come una specie di "incubo", dove è inutile riflettere sulla logica, sulla consequenzialità, sul fatto che ci siano o meno falle nella trama... Comunque è chiaro, il "dopo Suspiria" può piacere o non piacere... non sei il primo a dire che dopo Suspiria poche cose (o zero) funzionano.

mi sa che mi trovi d'accordo, nel tempo (tanto tempo) è quello che mi ha lasciato di più


complimenti anche da parte mia, me le sto leggendo tutte con piacere