Non ho letto l'albo, non intendo farlo (nessun boicottaggio: semplicemente non ne ho voglia), ma a giudicare da alcune considerazioni mi sembra che ci sia un po' di scollamento tra quello che i lettori di vecchia data si aspettavano (almeno su questo forum) e quello che invece è il vero obiettivo della Bonelli. Chi critica Recchioni per voler inseguire gusti hipster o modaioli di quello che ritiene il suo pubblico di lettori di riferimento secondo me sta mancando il bersaglio.
Ai miei occhi, è assolutamente chiaro che questa miniserie è pensata quasi esclusivamente per fornire le basi per una trasposizione cinematografica oppure televisiva. Magari per qualcuno questa "rivelazione" sarà anche la scoperta dell'acqua calda, eh. Non è tanto l'assenza di Groucho a farlo pensare (sì, c'è la questione dei diritti, ma francamente: che ne sappiamo degli sviluppi più recenti al riguardo? Per quanto se ne sa, la Bonelli potrebbe anche averlo superato, questo scoglio), ma proprio il formato della miniserie e i precedenti.
Non so quanti qui bazzichino i fumetti di supereroi, ma per chi non lo sapesse sia in Marvel che in DC Comics (specialmente la seconda) avvengono periodicamente dei rilanci/reboot/update che rinarrano, aggiornandole, le origini degli eroi, oppure modernizzano l'intero universo narrativo. Quasi sempre con conseguenze devastanti per la continuity e con grave scorno dei lettori (che però, pur lanciando strali, continuano a comprare). Questi reboot hanno più o meno sempre le stesse caratteristiche (gli elementi fondamentali dell'universo narrativo dell'eroe vengono rivisti e ricontestualizzati in una nuova, diciamo così, sintesi narrativa) e hanno generalmente due scopi: uno, su cui di solito si concentrano tutti i commentatori ma è in realtà secondario (in ambito fumettistico, almeno), è lo svecchiamento dei personaggi; l'altro è fornire a registi, produttori e sceneggiatori una base narrativa su cui lavorare per le trasposizioni. Un discorso simile vale per alcune miniserie-evento (non necessariamente reboot, ma avventure contenute della durata di 6-12 numeri).
Perché questo succede? Non c'è una risposta unica o precisa, ma varie ipotesi tutte ugualmente plausibili. Per esempio, così facendo si fornisce ai registi uno storyboard già bell'e pronto, e fra l'altro economico, di come potrebbe essere un potenziale film. Sembra una banalità, ma pensate alla differenza che c'è tra lavorare su vecchi, spesso ingenui comics degli anni '50 per realizzare una versione realistica del volo di Superman e invece trarre ispirazione da fumetti più recenti e quindi "cinematografici". Inoltre, si risparmia a chi lavorerà sul film interminabili discussioni e ricerche per capire cosa si dovrà tenere e cosa no di universi narrativi vecchi quasi un secolo: la miniserie-reboot è già di suo una sintesi di quello che "conta" del personaggio. In più, eventuali trovate che saranno inserite nel film sono "anticipate" ai lettori che quindi le troveranno già familiari quando le vedranno sul grande schermo. L'osannatissimo Captain America: Civil War poggia su una celebrata miniserie (molto diversa dal film, ma con un elemento di fondo in comune: uno scontro ideologico tra gli eroi) che ha dato a Kevin Feige - la mente dietro l'universo cinematografico Marvel - non solo la base per una pellicola ma anche la direzione per altri due o tre film multimilionari che hanno preceduto e seguito Civil War... Che già di suo è stato un grande successo.
Ora, è chiaro che la Bonelli sta cercando - comprensibilmente: quanti lettori di Tex terranno ancora in piedi la baracca tra 10-15 anni? - di diversificare i suoi investimenti. E secondo me è altrettanto chiaro che Recchioni è al centro di questa fase di transizione. Il film su Monolith (la storia di Recchioni e Uzzeo) probabilmente non l'avrà visto nessuno, ma è servito come banco di prova per capire se un lavoro "recchioniano" poteva fornire le basi per una pellicola. Personalmente io vedo in futuro una Bonelli sempre più sbilanciata in ambito cinematografico con un ruolo di Recchioni sempre più centrale. L'universo fumettistico chiuderà? Quasi sicuramente no, e secondo me non sarà neppure ridimensionato, ma credo che il suo ruolo cambierà: come per Marvel/DC, lo scopo sarà soprattutto quello di mantenere vive delle proprietà intellettuali che serviranno per investimenti ben più lucrativi. Il che non vuol dire che non ci saranno anche fumetti validi: anche la DC ha avuto per anni la Vertigo (e francamente, con buona pace di Recchioni, Sandman è uno dei fumetti "difficili" più amati e popolari di sempre) e adesso ha Black Label e Young Animal, che della Vertigo raccolgono l'eredità.
Dunque: in futuro vedremo al cinema un Dylan barbuto, senza Groucho e tech-savvy? Secondo me non è detto. Questo Dylan 666 è una base su cui lavoreranno registi e produttori, ma tra gli incarichi di figure come quelle di Recchioni c'è anche quella di saper mediare, ovvero limare gli elementi meno riconoscibili del personaggio e filtrare quelli che si vogliono/devono "far passare". In una trasposizione di Dylan futura ci saranno sicuramente Rania e Carpenter, per dire. E un taglio di barba si fa in fretta a farlo. Groucho? Ammesso che la questione dei diritti sia ancora un problema, alla fine è tutta questione di soldi e contratti: magari si metteranno d'accordo per una serie di apparizioni limitate e troveranno un compromesso. Groucho, forse, sarà una figura che compare saltuariamente nella vita di Dylan ma comunque dal peso significativo, un po' come Humphrey Bogart in Provaci ancora Sam di Woody Allen. Dal mio punto di vista, la faccenda del
è poi assolutamente rivelatoria delle intenzioni della Bonelli: semplifica e sintetizza decenni di storie eliminando tutte le "frattaglie" e creando una dinamica abbastanza interessante tra certi personaggi, senza comunque tradire la sostanza del loro rapporto.
Inoltre, se il Dylan cinematografico/televisivo sarà più simile, in alcuni dettagli almeno, a quello storico, non è nemmeno detto che la storia di Recchioni sia accantonata. Dal suo punto di vista, è stato comunque un successo. Da quello che vedo, si tratta esattamente del tipo di miniserie contenuta che può essere ristampata, rivenduta, esportata, tradotta un milione di volte. E addirittura ri-trasposta in tv come versione alternativa del personaggio e non per questo di minor successo. Esistono tipo mille versioni della serie di Archie di Bob Montana, e quella che va per la maggiore (la serie TV Riverdale) è probabilmente la versione più "scabrosa" (per gli standard di un teen drama, eh), lontanissima dalle radici fumettistiche e dall'ingenua atmosfera alla Happy Days dei fumetti.
Sicuramente questo Dylan recchioniano è declinabile con maggiore facilità di mille Dylan sclaviani. Ecco, diciamo che se c'è qualcosa che è rimasto da parte in tutto questo è proprio la sostanza del Dylan storico, non per Groucho/barba o altro, ma proprio per atmosfere. Ci sono alcuni aspetti - le tirate sulla morte, certe soluzioni surreali, e a voler essere onesti anche le scopiazzate - che sono molto poco cinematografici. Non che sia una novità - alla fine, di questo parla questo forum ogni mese, mi pare - ma direi che quel Dylan è proprio morto per sempre.