Dopo aver riletto - per la miliardesima volta - alcuni vecchi albi... Complice un certo scambio di battute tra me ed altri riguardo al "fattore umorismo" (a torto o a ragione sostenevo che Storia Di Nessuno, Attraverso Lo Specchio, i Vampiri ed altri hanno un fattore humor decisamente meno preponderante, cosa smentita da alcuni utenti e che ho parzialmente avvalorato in attesa di rispolverare di nuovo gli albi in questione)... Ho deciso di scrivere il mio primo post nella sezione "storie", prendendo come spunto proprio Storia Di Nessuno. Intanto, per iniziare ribadisco la mia tesi: dopo aver constatato che su "Attraverso Lo Specchio" (storia cupa, gotica) lo humor si vedeva con il lumicino, salvo non fare affidamento al solito Groucho (e si gioca facile, dato che lo humor di Groucho è presente su quasi tutti gli albi storici [salvo escludere Il Lungo Addio], dunque il discorso Groucho non fa testo), e quindi prendendo per umoristica giusto la parentesi di Bentler (lui che sbatte come un pirla contro uno dei suoi specchi), sostengo che anche qui non vi è un fattore humor preponderante, ribadendo, anche a costo di sbagliare, che qui tale fattore non è protagonista. L'umorismo dovrebbe essere "la capacità intelligente e sottile di rilevare e rappresentare l'aspetto comico della realtà." [cit.]. Di aspetti comici, in una rappresentazione come la suddetta, mirata a rappresentare la complessità dell'io e un certo fattore esistenzialismo, ne vedo pochi. La trama è seria, salvo come ripeto, non fare affidamento all'umorismo del baffone (che non ho mai negato: prima era quasi sempre presente), e i pochi spiragli "simpatici" sono offerti da certi monologhi interiori di Nessuno (al cimitero: "Forse c'è più vita il sabato sera") che comunque generano un amaro sorriso data la sua condizione (l'uomo si è appena risvegliato da una tomba) e dato il proseguo, che ci danno ambedue l'idea di una persona che ormai non esiste più, dimenticata/tradita dalla moglie e dal migliore amico. L'ironia/humor è ancora presente - a sprazzi - ma non è preponderante (Dylan se ne esce in maniera ironica quando è da Xabaras e non vede più la porta dietro di lui dicendo "avete muratori molto veloci?") e quello che si nota alla fine è un'amara riflessione sull'esistenza, sulla molteplicità/nullità dell'essere. In definitiva, ma ritornerò sull'albo per analisi meno mirate, abbiamo un albo particolarmente cupo, pessimista nella sua essenza surreale e [incredibilmente]poetica. Sicuramente c'è altro, magari c'è più ironia/humor di quanta ne possa vedere (ma mi rendo conto di essere poco incline a questi due fattori, quindi - forse - il demerito è del sottoscritto). Sclavi, come ribadito da qualcuno, è stato un grandissimo umorista, ma in primis è stato un grandissimo narratore, e l'umorismo, dove doveva centellinarlo per far spazio ad altro, lo centellinava con rara maestria.
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Ultima modifica di Nima83 il sab gen 11, 2020 3:21 pm, modificato 1 volta in totale.
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