Dato che avevo già tratto alcune considerazioni generali commentando l'albo 400, potrei ripetermi.
Partiamo dall'assunto che, per pura coincidenza, ho iniziato a leggere Dylan col primo numero della gestione-Recchioni. Da lì a oggi, ho recuperato gran parte delle storie che sono state scritte dall'86 a oggi, perlopiù in ordine cronologico (senza però il metodismo tipico, ad esempio, di Altair. Che invidio
).
Ho quindi vissuto sostanzialmente in un soffio 25 anni di personaggio, e giorno per giorno gli ultimi 5. Sono amante del Dylan Dog di Sclavi, e grande fan della poetica di Sclavi, che si ritrova non solo in Dylan, ma nei libri e nelle poesie di Tiziano. Non ho mai disdegnato un Dylan Dog scritto bene, che condividesse alcune caratteristiche con il Dylan-Sclavi. Trovo che ci siano storie del Dylan-Chiaverotti, del Dylan-Barbato, del Dylan-Ambrosini e del Dylan-Bilotta-PdM che rientrino a pieno titolo tra le migliori mai pubblicate, perché capaci di intercettare un aspetto piuttosto che un altro della sfaccettata sensibilità del Dylan-Sclavi, personaggio polimorfo e che si è prestato, per mano del suo stesso Creatore, alle più disparate vicende. Altri autori sono stati in grado di produrre albi che ho chuso dicendo "uao, che bello questo Dylan Dog!", anche se magari con una percentuale molto bassa di successo/capolavoro: Dylan-Medda, Dylan-Manfredi, Dylan-Recchioni-MM, Dylan-Faraci, perfino Dylan-Gualdoni e Dylan-DiGregorio sono stati protagonisti di storie che reputo molto azzeccate. O autori che hanno fatto comparsate sporadiche ma di successo, mandando in edicola e dritti nei nostri cuori un Dylan-Celoni, un Dylan-Accatino o un Dylan-PorettoMericone.
Questo ampio preambolo per dire che a me del Dylan Dog degli epigoni di Sclavi è sempre piaciuta la
capacità di mischiare l'Io autoriale con un aspetto della sensibilità del Dylan-Sclavi. Spesso mi accontentavo felicemente di una
bella storia scritta alla maniera di Sclavi, anche se è molto raro trovarne. Ne consegue che, idealmente, il processo di recchionizzazione di Dylan mi ha trovato inizialmente ben disposto, nel 2013 come più avanti. Ma un po' allo stesso modo in cui erano ben disposti quasi tutti i lettori, dopo quella
tortura perpetrata dalla gestione Gualdoni (che per fortuna io ho vissuto solo marginalmente, avendo saltato una discreta parte delle porcate post-200, grazie ai miei fidi angeli custodi che mi hanno consigliato con i loro commenti sul forum e in privato).
Cerco di venire al nòcciolo della questione e dire cosa mi hanno lasciato
cinque anni di gestione Recchioni.
Diciamo che un generale disamoramento per il personaggio è in atto in me oramai da diverso tempo. Son passato dal comprare Dylan tutti i mesi aprioristicamente, a saltare alcune uscite di autori a me poco congeniali, a comprare solo gli autori che mi garbavano, fino a prendere solo i celebrativi e leggere quel che capita a sbafo mesi dopo, senza un reale interesse per la storia in sé.
Il mio pensiero è che, in un modo o nell'altro, si è ricaduti nella
stessa trappola della gestione Gualdoni, ossia una serie di autori costretti a scrivere un Dylan non nelle loro corde, con paletti stringenti posti dalla linea editoriale e obiettivi mirati. Non è un caso che, per quanto mi riguarda, le migliori storie siano apparse fuori dalla regolare, e autori a me estremamente congeniali come Ambrosini abbiamo prodotto albi un po' sciapi tipo Lacrime di pietra (altri di Ambro, invece, sono comunque molto belli, s'intende, tipo Cronodramma).
In quest'ottica, il
ciclo della meteora è stato l'apoteosi della noia: una lunga serie di storie-riempitivo, legate tra loro da una blanda continuity, che hanno messo a dura prova la fantasia e le capacità di scrittura del
team che ci ha lavorato. Che, tra l'altro, si è dimostrato non troppo capace di lavorare "per obiettivi" e di restare dentro un canovaccio imposto da Recchioni, mantenendo però una qualità alta. Ed è comprensibile, essendo Dylan un fumetto con una formularità molto meno marcata di altri Bonelli, che una
Paola Barbato, abituata 15-20 anni fa a presentare soggetti non convenzionali come Lo specchio dell'anima, si sia trovata in difficoltà a lavorare sostanzialmente su commissione, alla stregua di un Manfredi o di un Ruju quando scrivono Tex.
Come già dicevo,
il 400 è stata una liberazione, per il sottoscritto. In sostanza, non vedevo l'ora che mettessero una fine a questo scempio. Già ho ampiamente discusso con Nima sulla possibilità di tornare a scrivere storie "alla maniera di Sclavi", da me osteggiata, da lui più favorita, quindi non mi addentro di nuovo nella questione.
Il metafumetto ha rotto, e su questo sono d'accordo con gran parte di voi. Preso a piccole dosi, poteva essere una variabile interessante da giocarsi in alcuni momenti. Inserito in ogni albo
no, diventa un'esagerazione che sembra stornare l'attenzione dalla pochezza delle storie.
Spazio Profondo, al netto del fatto che non era né una storia DI Dylan Dog, né una storia CON Dylan Dog, ma una storia SU Dylan Dog, risulta a me più gradevole del metafumetto successivo di matrice recchioniana. Ma infatti Spazio Profondo aveva fatto discutere tanto sull'interpretazione, sul messaggio più o meno celato che voleva passare. Il 400, invece ha il grosso difetto di essere chiaro come uno specchio d'acqua, senza possibilità di discussione. Il soggetto probabilmente andava benissimo per un editoriale, Recchioni ha fatto l'esercizio di fumettarlo e ha avuto la furbizia di farlo disegnare a uno dei migliori. Ne rimane una storia di cui si può apprezzare giusto il significato simbolico di fine del personaggio.
Perché il Dylan-Recchioni, adesso come adesso, non mi piace, a differenza del Dylan-altri autori? Perché non conserva praticamente niente del Dylan-Sclavi originale. Recchioni ha riscritto il personaggio secondo i suoi stilemi pop-action e ne sta facendo un prodotto per le masse. [
Mi si obietterà che Dylan Dog era un fenomeno di costume. Vero, ma mai Tiziano Sclavi ha pensato a tavolino di creare un prodotto per le masse, semplicemente la sua sensibilità per certi argomenti ne ha fatto un fenomeno trasversale. E non è un caso che Johnny Freak sia la storia più amata dalle masse e mai dagli Sclaviani di primo pelo, perché più pateticamente universale (patetico = Di opera, situazione, episodio, atteggiamento e sim. che suscitano un sentimento di malinconica commozione, di mestizia, di compassione, di pietà)]. Riuscirà Recchioni nell'impresa di far tornare Dylan popolare tra le masse? A questo punto, spero per la Bonelli di sì. L'unico dato certo è che per fare ciò bisognava
stravolgere il personaggio, perché è assodato che il Dylan delle gestioni Oni 1-2 non avesse alcun mordente verso i non appassionati.
Io, oramai, nei confronti della regolare sono un curioso esterno. Così su due piedi non ho voglia di spararmi la continuity, né tantomeno la ripresa di albi storici in
chiave gnaghi-pop. Recupererò qualcosa a tempo perso per curiosità e aggiornamento, o seguirò quegli autori che mi sono più congeniali.
Fuor di regolare, grande pregio di aver creduto in un prodotto autoriale come il
Pianeta dei Morti. Vero che era in gestazione da tempo, ma sotto Gualdoni non aveva avuto che vetrine appannate come storie brevi sul Color e una lunga su quei poveri Giganti all'epoca moribondi (tra l'altro, ancora oggi, quella che reputo disegnata peggio). Ma credo sia fuori di dubbio che Recchioni abbia dato una spinta decisiva alla serie, sia con la pubblicazione delle prime storie per la Bao, che con la scommessa di buttarla sullo
Speciale, roba che a Gualdoni probabilmente sono venuti i capelli bianchi come a Dylan, quando l'ha sentita. Quindi per me speciale promosso a pieni voti.
La proliferazione delle altre testate ha invece prodotto, a mio avviso, un abbassamento notevole della qualità media.Il
Maxi è rimasto un balenottero di serie B, dove vengono relegati autori che si sperava di aver sepolto definitivamente e nuove leve non inserite nel progetto della regolare. Non che siano mancate storie buone: PorettoMericone su tutte, ma si sono rivisti o si rivedranno anche Cavaletto e Enna. Il problema è che la percentuale è talmente bassa che non vale nemmeno la pena comprarlo, se non per un viaggio di tre ore in treno. E l'ultima volta che ho fatto questa scelta, mi son trovato con 300 pagine di Mignacco-Montanari-Grassani e avrei preferito una lobotomia frontale.
Il
Color non l'ho mai praticato assiduamente.
Si fa fatica a trovare una via di mezzo tra sperimentalismo e autorialità puri (che possono regalare grandi sorprese)
e storie che più canoniche che non avrebbero ragione di esistere su questa testata.
Il
Magazine, lanciato in pompa magna come una serie
gestita da Medda incentrata su Wickedford, ha visto poche storie buone di Ostini e scempi di ogni genere che si è tentato di mascherare con disegnatori di alto livello. Oramai penso che non lo compri più neanche Recchioni.
Ci sarebbero molti altri aspetti da sviscerare (sostanzialmente tutti quelli elencati da
V.M. A proposito, complimenti per il post e lo schematismo!), ma finirei per stare a scrivere tutta la notte.
Abbandono Dylan? Giammai! Però preferisco leggere molte meno storie che siano del tipo che piace a me, piuttosto che tante storie che non mi soddisfino pienamente.
Per tutto il resto, c'è il Maxi Tex in edicola di