Cravenroad7

In alcuni degli ultimi albi ho notato una certa mancanza di ritmo e non parlo, come al solito, di riempitivi o scenette che rallentano l'azione, ma è proprio l'azione stessa a sembrarmi un po' lenta, un po' telefonata. Il prodotto rimane di qualità, ma mi sembra un po' in calo, mi auguro temporaneo, di brio narrativo.

Uno stile un po' più dinamico potrebbe essere auspicato, mentre se c'è una cosa per cui la testata non ha certo bisogno di svecchiarsi è nel riflettere la realtà sociale, anzi mi sembra forse la serie bonelliana che meglio sa dare un quadro della nostra contemporaneità (certo a volte esagerando con qualche cliché e quando succede la cosa si nota subito) e questo in modo molto più profondo di altre serie. Per esempio in Dylan Dog il voler riflettere l'attualità sembra quasi sempre qualcosa di posticcio, di esagerato e ripetitivo (sempre gli stessi temi, gli stessi modi), qui quasi mai.

Per me L'uomo lupo è un albo buono che conferma il trend sempre alto della serie. Difficile davvero trovare una storia che sia al di sotto della media.



Non posso che quotare la tua osservazione.

L'ombra della vendetta. La storia vera e propria mi è piaciuta. Personaggi ben definiti e una trama che sa catturare, anche se qualcosa avevo intuito da subito, soprattutto perché mi ricordava vagamente un romanzo di Nesser (L'uomo che visse un giorno).
La vicenda dei carpentieri, anzi del, è un'impalcatura ben fiacca per ponteggiare la storia costruendo qualche pagina in più. Un voto in meno per questo, quindi sul 6,5.
#Julia96pag

A me invece la "vicenda di contorno" dei carpentieri è piaciuta, era simpatica.
La storia principale avvincente, per quanto sgamabile dopo qualche pagina. Fastidiosa come sempre Julia e il suo garantismo, anche se, in questo caso, non aveva tutti i torti.

Buonissimo albo, anche se il finale, in un certo senso, ne smorza l'assunto. Però è un gran bel leggere.

La bruttezza di Ettore ne Il mistero di Venezia, è inaudita.
Non c'è un volto uguale all'altro, spesso e volentieri nemmeno di Julia.

So già di non dovermi aspettare molto a livello di storia dai viaggi di Julia in Italia, più concentrati sulla scoperta di questa o quella città da parte della protagonista. Li prendo per il fascino dell'ambientazione, che in Il mistero di Venezia però i disegni non riescono a rendere come si deve.

I volti di Julia qualche volta e di Ettore quasi sempre, sono veramente bruttini.
La storia boh, non entusiasmante; soprattutto mi sarei aspettata un po' più di leggerezza in Julia, sempre "steccata" e imbalsamata anche quando è con Ettore.
Non mancano le famigerate riflessioni che in un numero così, potrebbero anche non starci.

A me in quest'albo hanno finito con lo stancare gli incontri onirici con Casanova. Quello finale poi è stucchevole.

Eh, sai che questo è il dazio da pagare purtroppo.

Considerato il tempismo con quello che sta accadendo a Venezia, mi sa che nella prossima città hanno già cominciato con gli scongiuri

A me invece le parentesi oniriche sono piaciute, le ho trovate ben più indovinate e gradevoli delle solite pagine dell'"incubo del mese": una piacevole variazione, insomma. La storia direi buona, come sempre la leggo in un amen e mi lascia soddisfatto: più leggera del solito e con qualche buco logico, ma fluida e godibile dall'inizio alla fine. Antinori... be', è Antinori: ha un tratto elegante e pulito, ma effettivamente non eccelle nel dettaglio e nell'espressività. Sempre ampiamente sufficiente, ma mi pare decisamente peggiorato rispetto al solito. Che sia l'età che inizia a farsi sentire? Si avvicina anche lui ai 70... Un po' tirate via anche le vedute veneziane, benché lui sia nativo proprio di Venezia.

Di solito le storie action di questa collana le gradisco e Tigre 19 non ha fatto eccezione.
La tensione crescente di certe scene: la borsa di Julia che si strappa e il contenuto che si rovescia, la doccia con la suspense che abbia confuso il bagnoschiuma col detersivo, il polpettone in forno che si brucia... Scherzo
Ad una prima parte metropolitana nera ne segue una seconda messicana, molto avventurosa (con tanto di scazzottata zagoriana), così avvincente da far sorvolare l'esagerata arditezza del J-Team (la coppia d'azione Julia & Leo).
Esempio tra l'altro di come integrare bene critica sociale e narrazione, senza che il lettore abbia la sensazione che qualcuno gli urli col megafono in un orecchio "Uè Ciccio varda lì che roba impegnada".

Buon albo, anche se a mio parere non superiore rispetto alla qualità media (sempre alta) della testata.

Scusate se mi intrometto, ma so che rimatt qui legge di sicuro. Hai mica la casella messaggi piena?