Nima83 ha scritto:
Se leggo una recensione, che so, del Mereghetti, e lui, giudicando un film di Tornatore (da sempre uno dei miei registi preferiti), esordisce dicendo "brutto" (il qui presente giudizio è detto per dire: fatemi il favore di non prendere in maniera letterale ogni cosa che dico), io non mi fermo al primo giudizio. Voglio sapere il perché. Voglio godere di un parere diverso dal mio. Non limitandomi a quel primo "brutto". Perché sono consapevole che un giudizio diverso dal mio mi darà una visione differente che possa anche ampliare la mia visione.
Sì, ma nessuno di noi è Mereghetti. E il tuo commento non esordiva con un semplice "brutto". Se un utente di un forum, nel parlare di un film di Tornatore, aprisse il suo post con una frase come "Questo è il peggior film della storia del cinema", mi verrebbero un po' di dubbi sull'onestà intellettuale e sull'attendibilità del suo commento.
Comunque, al netto della sparata sul "peggior Dylan di sempre", hai spiegato bene le ragioni per le quali l'albo non ti è piaciuto.
Approfitto per dire la mia.
Il limite di questo 400 è che, per essere compreso e apprezzato, richiede la conoscenza di elementi estranei alle vicende raccontate nello stesso albo e nei precedenti episodi della serie.
Se il lettore non (ri)conosce le decine di opere (romanzi, film, canzoni, videogiochi...) citate nelle 94 pagine, avrà l'impressione di trovare testi e dialoghi "strani", fuori contesto e affetti da inspiegabili cambi di registro (dal comico al drammatico, dall'aulico al prosaico, dall'arcaico al contemporaneo).
Allo stesso modo, se il lettore ignora le vicissitudini editoriali di Dylan (l'abbandono di Sclavi, il manierismo di Marcheselli, l'appiattimento di Gualdoni, il tentativo di cambiamento di Recchioni), troverà poco interessanti o addirittura poco comprensibili lo svolgimento e il significato della storia.
Il citazionismo è abbondante anche nei Dylan di Sclavi, è vero.
Però i Dylan di Sclavi possono essere tranquillamente compresi e apprezzati anche da chi non coglie alcuna citazione. Insomma, il più delle volte sono autosufficienti e avvincenti già al primo livello di lettura.
Sono fumetti, contemporaneamente, d'autore e popolari. Fumetti per tutti.
Questo 400 (così come il 399), invece, guarda a un pubblico più circoscritto, che si diletta a scovare le citazioni e che si interessa non solo alle storie di Dylan ma anche al processo creativo che le ha generate, agli autori e alle vicende editoriali della testata.
Si tratta, insomma, di un fumetto soltanto d'autore e non anche popolare.
Preso per quello che è - cioè un metafumetto postmoderno e citazionista - risulta un albo coerente ed efficace, una dichiarazione di intenti che omaggia Sclavi e nello stesso tempo lo uccide. Ha i suoi bei momenti, è disegnato splendidamente e non sfigura rispetto ai precedenti celebrativi.