Ciao @
leonearmato, rispondo solo ora - e molto volentieri - al tuo interessantissimo commento, dato che il primo appunto che mi è saltato all'occhio era un commento "ironico" al quale ho già risposto (purtroppo allo stato attuale la mia ironia vacilla, e si manifesta a sprazzi: di fronte ad una testata che amo ridotta alla pallida ombra di ciò che era sfortunatamente ho poco da ironizzare, anche se ci provo).
Dylan Dog. Cos'è? Un indagatore mi pare. Un'indagatore dell'incubo. E continuando a usare il suddetto personaggio come un indagatore, evitando annacquamenti "gualdoniani" il gioco poteva (e potrebbe ancora) funzionare. E' un personaggio che dovrebbe essere usato sia in maniera standard, sia con vari ed eventuali rimescolamenti nell'intreccio: quindi non solo il classico "il cliente suona; propone il caso; un Dylan scettico ma non troppo accetta; si reca nel luogo X per testare la veridicità di quanto detto; si trova gradualmente/meno gradualmente ad immergersi in situazioni orrorifiche varie", ma anche... che so, "il cliente suona; propone il caso; il cliente è il mostro ma la cosa non viene resa nota [quasi] sino alla fine; Dylan si dibatte in una serie di eventi che lo portano a scoprire che il cliente è il mostro (intreccio psicologico e noir stile Angel Heart ma con qualche modifica, dato che in Angel Heart il mostro non è il cliente); Dylan scopre e uccide il cliente/mostro; esce fuori un secondo mostro che ha agito nell'ombra disseminando indizi per far incastrare il "primo mostro"(pseudo-controfinale Chiaverottiano e/o eventuali strizzate d'occhio a Tenebre di Argento [la storia dei "due villains"]). Comunque il ruolo dell'indagatore dovrebbe essere sempre quello. Non è impossibile mettere in piedi storie in cui c'è uno che indaga e un caso da seguire. Colombo è andato avanti per anni, e così tante serie poliziesche, di tenenti, ispettori et similia. Solo che qui si farebbe ricorso all'elemento soprannaturale, in cui una classica indagine (in cui il cliente "avverte di essere perseguitato dai fantasmi o dai demoni" ma è trattato inizialmente con quel minimo di scetticismo... e il caso viene comunque accettato perché Dylan Dog è perennemente in bolletta) si tramuta in una discesa nell'incubo.
Non si tratta di rimettere in campo Sclavi o gli sclavismi. Scimmiottare bene è quanto più difficile possa essere fatto. Ma fare storie in cui c'è un indagatore che, recatosi nel paese sperduto X si trova ancora a che fare con gli zombi, o, che nelle sue indagini trova una famiglia di assassini stile Sawney Bean & Family non è un'impresa titanica. Sino a che non viene meno la fantasia la cosa è possibile. Ecco... questo è più o meno quello che molti di noi vorrebbero leggere. Lontani sia dalle edulcorazioni gualdoniane, sia dalle "riflessioni sul fatto che DD sia un fumetto" del Rrobe.
Quindi mettere in campo il parere soggettivo su cosa sia Dylan Dog va bene, ma ci sono punti fermi che se fossero rispettati farebbero il bene della testata. Perché basta leggere diverse puntate uscite prima di questo famigerato 400 per capire che questo genere di storie è, o sembra essere stato abolito. Ed è il genere di storie che ci ha fatto amare il personaggio e la testata.
Riguardo agli altri due punti, e parto dal primo: quando dico in forma di domanda retorica che "questo è il genere di storie che leggeremo" non voglio essere "letterale". Certo, con questo numero si dovrebbe avere una cesura tra il vecchio e il nuovo. Ma considerato quanto percepito, ho paura che il "meta" aleggerà sopra la testa di Dylan Dog come uno spettro. Allora ok, ci saranno i ripescaggi, i "ricicli", ma saranno storie di "meta-riflessione" su quanto c'è stato e che può essere rielaborato/riadattato in un ottica differente. Il senso del 399 era chiaro: "tutto quello che state leggendo è un fumetto"(ma va?), e i numeri a venire saranno temo parte di questa riflessione. "State leggendo un fumetto, il mio fumetto" sembra dire il Rrobe. Quindi temo purtroppo che quanto leggeremo sarà sulla stessa falsariga di quanto esibito nel 399/400.
Ultimo punto: la speranza. E' l'ultima a morire direbbe qualcuno. Ma se l'ottica è quella di gustarci le meta-riflessioni dell'autore/curatore, questa viene meno. Un remake di quanto è già stato scritto è un discorso meta-riflessivo su quanto quel che è stato scritto può essere rivisto in altre ottiche (tanto è solo un fumetto direbbe il Rrobe/Ghost). E quanto verrà dopo (sceneggiato, da quanto sappiamo, da ottime penne) sarà sotto il controllo di chi è interessato più al "metafumetto" che all'orrore, elemento cardine del Dylan che funziona (inutile girarci intorno, la testata è nata come horror: se proponeva dall'inizio "meta-cose" non avrebbe avuto lo stesso successo).
L'ho detto e lo ribadisco: quello che potrebbe interessare ad alcuni di noi è un fumetto horror, con un indagatore che indaga, con zombi, demoni et similia. Non un autore che ti dice "ecco, questo è Sclavi come lo vedo io". Ma a me che me frega? Io voglio storie inedite. Scritte con criterio. Scritte da uno che ci ha perso tempo. Da uno che ha calcolato pure i minimi dettagli e alla fine ti fa dire "accidenti, è un diamine di capolavoro" o anche solo "ammazza, bella storia, fammela rileggere".
Grazie leonearmato, le tue comunque sono acute riflessioni, e non manco mai di seguirle.
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Zak 10 e lode! Hai centrato, come sempre
Gran bel post... concordo. Soprattutto nella parte finale. Sembra che non si voglia capire che di base il successo di Dylan Dog è dato dal suo essere una serie HORROR ovviamente scritta coi controcazzi... se si leva l'horror e la scrittura è una becera americanata realizzata con frasi fatte e citazioni tirate fuori a casaccio, mi chiedo onestamente cosa rimane della serie Dylan Dog. Alla fine basterebbe con un po' di umiltà tornare a scrivere storie che facciano paura e sono sicuro che col tempo sarebbero giunti pure i capolavori. I lecchioni che citano impropriamente vignette del passato per difendere le scelte del loro vate dimenticano un concetto fondamentale: quella non era la normalità della serie. La normalità era tutt'altro e oggi non la si vede più. Per questo spesso si grida all'incapacità di scrivere Dylan Dog perché lo "spirito del personaggio" tanto decantato da Recchioni all'alba del suo insediamento alla curatela di DYD non è assolutamente il metafumetto. Non lo è mai stato. Quelle erano le eccezioni che rendevano mitica la serie.... così come ce n'erano altre. E in ogni caso il metafumetto emergeva durante una canonica indagine (vedi "Caccia alle streghe") lasciandoti quasi in estasi per la piega che prendeva la vicenda e non ne era, invece, lo scopo di esistenza unico e solo dell'uscita mensile (oltretutto reiterata da un mese all'altro) facendoti cadere le braccia.