Lord Blendings ha scritto:
Classica intervista recchionana piena di pseudo battute finto-auto-ironiche (quando in verità, come si dice dalle mie parti, ha un modus operandi tipico delle "donne sedute in pizzo") e intrisa di buoni propositi che poi alla prova dei fatti risultano sempre: 1- le solite trovate commerciali; 2 - le solite operazioni provocatorie; 3 - la solita incapacità di scrivere Dylan Dog.
Nel primo caso è testimoniato dall'infornata di variant, anticipazioni, ristampe combinate e altre amenità similari: classico modo che vede ben poco di "artistico" e cerca con una fava di prendere uno, due, tre piccioni e se ci scappa pure qualche falco pellegrino. Si realizza una storia e con quella si sfrutta l'acquisto compulsivo dei collezionisti, dei curiosoni e dei suoi fan... prima a Lucca... poi in libreria... poi in edicola (sotto varie forme, oltretutto). Se tu fossi un artista convinto della qualità di ciò che scrivi e non un mero fumettaro, pubblicheresti regolarmente ogni tua produzione e DOPO (in caso di apprezzamento) faresti tutte le uscite alternative. Semplice fumettaro e nulla più. Del resto alle sue provocazioni (di cui scrivo dopo) pensa: quindi li guardo e anche con un po’ di cattiveria penso “Tanto comprerete comunque, anzi di più!” (ride)... c'è da aggiungere altro?
Nel secondo caso lo dice lui stesso nell'intervista: Quindi rimango stupito dalle reazioni dei fan… No, non è vero, lo sapevo in anticipo che sarebbe stato un puttanaio raro, ma è divertente per quello (ride). C'è bisogno di commentare? Sclavi provocava verso la censura (Caccia alle streghe), verso l'ipocrisia perbenista della classe borghese (Il Marchio Rosso), verso gli imbonitori e la soggezione mentale televisiva (Canale 666), verso una certa parte della società estremista e razzista (Doktor Terror), verso la classe dirigente che ti succhia la vita (I Vampiri) e così via... trovando però sempre nel suo pubblico dylaniano il proprio ascoltatore, cercando quasi un'intesa, un appoggio (e tutto questo all'interno di singole storie "canoniche" di indagini). Recchioni, invece, si diverte a fare il radical chic (sempre che lo fa e non lo è, anche se certe uscite e commenti di fb mi fanno pensare che su Dylan lo fa soltanto) che per fare notizia e per puro piacere personale di rivalsa, provoca SOLO il lettore medio di Dylan Dog... soprattutto quelli "barbosi, lamentosi e primicentristi" (e tutto questo facendo storie SU Dylan Dog e non DI Dylan Dog). La pochezza sta tutta qui. Sclavi vedeva nel lettore un alleato, lui vede un nemico (oltretutto scemo che acquista a destra e manca 6, 7, 8 diverse versioni della medesima storia, giusto per riallacciarmi al primo caso di cui sopra).
Nel terzo caso è palese che non sa scrivere Dylan Dog. Le migliori storie che ha pubblicato, di fatto, erano quelle nelle quali lui era più inquadrato nello spirito del personaggio sotto la direzione di Marcheselli prima e Gualdoni dopo. In piena autonomia, di veri capolavori, non ne ricordo. Solo cozzaglie di idee altrui, americanizzate e, per l'appunto in continuità del secondo caso, provocatori verso i lettori e la storia del personaggio. Il suo stravolgimento totale della serie non è figlio di un modo di raccontare "diverso" ponendosi criticamente verso la società come faceva Sclavi 30 anni fa e quindi catturando il vero spirito del personaggio, quanto piuttosto un semplice: "Non ho idee valide per rendere Dylan Dog interessante, accattivante, mantendone lo spirito originario come, sotto buone supervisioni, sapevano fare Chiaverotti, Medda, Barbato, Accatino, Ambrosini, Enna, quindi mo' lo faccio diventare Dylan Doe con metafumetto a bestia, faccio scandalo, i miei lecchioni sono contenti e a scrivere mi vien estremamente più facile... tiè...". Infatti, guarda un po', la sua maggiore presenza sarà DOPO il 398, con Dylan Doe, piuttosto che prima del 398 con Dylan Dog. Sorvoliamo poi sui dialoghi, lo spessore dei personaggi, le tematiche horror (????? ancora ho in mente "Le teste torneranno a cadere") e non horror (sembra che si muova sulla lunghezza d'onda di Repubblica).
Oltretutto dice: Non capisco neanche le reazioni indignate di certi fan, che poi sono quelli che dicono “Io leggo Dylan Dog dal primo numero” e a me verrebbe da rispondere “Sì e non l’hai capito”. Mah... forse non l'ha capito lui. Senza forse. In primis perché uno che prende come "bibbia" il Dylan delle primissime uscite che ancora era in fase di costruzione (tanto che già dal decimo numero in poi tutto si stabilizza nel Dylan più noto sclaviano) non ha effettivamente ben chiaro cos'era il personaggio a cavallo tra gli anni '80 e '90 e fino alla fine di quest'ultimi e, in secundis, perché se prende tra i modelli citati "Gli uccisori", che è la storia alla quale forse Sclavi alla fine si è discostato maggiormente dato che scritto dal buon Tiziano solo in un'altra occasione Dylan ammazza a sangue freddo un uomo -Orrore nero- quindi eccezioni in centinaia di storie del papà Sclavi... beh... insomma: mi chiedo che cazzo di modello ha scelto. E' come se uno prendesse a modello "Il lungo addio" e mi fa diventare Dylan Dog una serie di fotoromanzi alla Love Story... a proposito di questo, qui le parole di Recchioni in una vecchia intervista: No. Ci dobbiamo aspettare un Dylan Dog più fedele all'originale di Sclavi che, soprattutto nei primi tempi, aveva un carattere più spigoloso e più duro. Nel finale de Gli uccisori Dylan addirittura uccide: fa fuori una serie di industriali, anzi un intero consiglio di amministrazione, con una certa crudeltà, sia pure in maniera indiretta. Insomma ci dobbiamo aspettare un Dylan che non dice più la cosa più giusta e umana al momento giusto. Dylan è una persona che ha i suoi lati di luce, che sono molto forti, ma ha anche quelli d'ombra, come tutti noi, a cominciare dal suo rapporto con le donne, con la madre, con l'alcol. Era il n°5, Recchiò... il numero n°5. E in ogni caso c'era più ironia in questo atipico n°5 piuttosto che negli ultimi 6 anni di Dylan Dog (sorvolo sempre sullo splatter, la tensione, l'horror, etc...).
Sul crossover con Batman non mi ci soffermo più di tanto. Purtroppo il pipistrello è il mio super eroe preferito. Se avessero fatto un incotro Dylan-Superman non me ne sarebbe potuto fregar de meno... con Batman temo che sarò costretto all'acquisto. Ma siccome dal 401 in poi sarò più selettivo (a seconda dei commenti del forum), lo comprerò solo in caso di buone recensioni.
Sul rapporto con gli altri autori. Beh... aspetto interessante. Molto interessante. Ovviemente è il punto di vista di Recchioni e lo prendo in quanto tale. Magari un giorno sentiremo altre campane, un po' com'è successo dopo la morte di Sergio Bonelli che vari autori, liberi da soggezioni legate alla loro professione, hanno raccontato aneddoti del passato che hanno potuto permettere a noi lettori di farci un quadro un po' più chiaro di ciò che è successo in determinati periodi al di là dell'ingresso di via Buonarroti 38.
Pura verità.
In particolare, nella solita brodaglia arrogante rigurgitata da Recchioni, emerge la scemenza suprema: la colpa del tracollo, sia economico che di contenuti, della collana, non è ovviamente sua ma dei lettori che non lo capiscono, perché sono invecchiati male. Allo stesso tempo però, i lettori sono da biasimare anche perché "primocentisti".
Ora, va bene che il nostro è abituato ad esprimere questi concetti in mezzo alle scimmie ammaestrate che frequentano il suo profilo facebook, privo di qualsiasi contraddittorio, ma a tutto c'è un limite. Se il "vero" Dylan è quello di Sclavi, se ai lettori continua a piacere quello, non puoi rimproverargli anche che sono invecchiati male. O gli rimproveri il "primocentismo", o che sono diventati degli anziani reazionari, tutte e due le cose insieme non si può.
Recchioni ha una serie di problemi irrisolti, ad esempio la malattia o il rapporto con il padre (ma non solo), che ribalta sempre su qualcuno. Un altro di questi è l'invecchiamento, che infatti vale solo per gli altri e mai per lui stesso. Sui suoi profili nei social networks è un continuo esaltare qualsiasi schifezza "giovane" in quanto tale, che gli altri non capiscono perché vecchi, mentre lui aumenta solo anagraficamente ma rimane sempre giovane dentro, quindi gli piacciono le cose dei giovani che i poveri cretini di anziani non capiscono, perché si sono trasformati nei loro genitori e nonni, e quindi sono diventati stupidi, come prevede la sua retorica elementare e manichea. Purtroppo, circondandosi solo da groupies, nessuno gli spiega mai che anche ai suoi tempi c'erano giovani deficienti e giovani intelligenti, giovani a cui piacevano Luis Miguel e Den Harrow e giovani a cui piacevano gli Iron Maiden o i Pink Floyd, non è che essere giovani significa automaticamente che tutto ciò che ti piace è il meglio e il futuro. Chi non ha capito che Dylan Dog era un antisistema intelligente e brillante è lui, non i lettori. Perché lui non è antisistema per un cazzo. Riempe la sua comunicazione di rrobegiralamoda e orologi da decine di migliaia di euro. Fa prendere a Dylan posizioni solo in apparenza controcorrente, come sul tema dell'omosessualità, mentre detesta più o meno dichiaratamente il fatto che sia vegetariano e animalista. Ha fatto di un personaggio che faticava persino ad ammazzare i mostri, una caricatura di Marion Cobretti. Questo sa fare: continuare a buttare pietre nello stagno, sempre più grosse, senza capire che alla prima desti scalpore, alla seconda ancora un po' di interesse, alla ventesima non gli frega più niente nemmeno ai girini.
Login
Iscriviti
FAQ
