Cravenroad7

Una prece per il coniglio al forno...

Per leggervi? Ma certo!!! Però magari ogni tanto fammi vincere ad Hattrick...

Simeoni non sa scrivere una serie come Dylan. Questa è l'unica certezza.

"La macchina che non voleva morire" rispolvera un vecchio (neanche così tanto) albo. Vedo che molti hanno già citato Hugo Van Heller, quindi Gigi Simeoni sceneggia una storia con "cattivo" riciclato. Ma non è questo il punto. Se lo spunto di partenza poteva essere interessante, la storia ha un finale che lascia l'amaro in bocca, perché sul Maggiolone si poteva davvero fare meglio. Specie un maestro del fumetto come Simeoni. Il meglio lo dà Sergio Gerasi, sempre più a suo agio sulle pagine di Dylan.
E Dylan mi è piaciuto stavolta. Sono Rania e Carpenter, con i loro dialoghi ai limiti della telenovelas, a rovinare un po' la storia. Groucho fa un paio di battute davvero brutte.
Carina la copertina di Cavenago, ma partendo da "Christine" di King si poteva davvero fare di più, anche se la soluzione finale di Dylan è congruente alla letteratura demoniaca.
Il cameo di Hamlin è quasi inutile e il suo discorso sugli oggetti venduti non ha senso: lui vive di compravendite!

Diciamo "Mah..."

Io stavolta non sono così radicale come la maggior parte di voi: Rania è una persona e di conseguenza soggetta a cambiamenti anche drastici (ma alla fine di drastico non c'è stato ancora nulla, le sue azioni non hanno ancora comportato cambiamenti epocali). Non è detto che ognuno di noi sia coerente al 100%, così come non è detto che una persona non possa cambiare in modo totale a causa di eventi più o meno segnanti. E anche quest'ultimo concetto è personale: una cosa può essere vista in mille modi differenti, a seconda di chi la osserva e soprattutto di chi la vive.
La vicenda tra Dylan e Carpenter evidentemente ha ravvivato in Rania uno stato d'animo tenuto in ombra con estrema fatica, questo lo dovete aggiungere alla consapevolezza (raggiunta a fatica) che quel sentimento per Carpenter è sbagliato (oltre alla nota breve relazione clandestina e relativo senso di colpa); quindi frustrazione, rabbia e paura per una eventuale perdita hanno fatto crescere ed esplodere "un mostro" incontrollabile (e apparentemente ingiustificato) in lei.

Tornando al fulcro dell'albo: mi è piaciuta l'idea del maggiolone visto come contenitore di energia che a seconda di chi lo "vive", di chi lo "alimenta" di chi lo "gestisce" può dare vita a orrori e forze indicibili e incontrollabili.
A volte qualche passaggio è effettivamente troppo esemplificato, rischiando di farlo sembrare come un'avventura di Piccoli Brividi, ma la lettura è stata piacevole comunque. Non un capolavoro e nemmeno un albo che si ricorderà, ma non così disastroso come lo ritiene la maggior parte di voi.

si vede che è mestruata 30 giorni al mese

Storia senza infamia e senza lode. Poteva essere forse più adatta per un color fest? In quanto tirata un po’ per le lunghe quando tutto poteva risolversi molto prima. Noiosa.

Blando ma accettabile, numero senza infamia né lode, non sapevo

Ne avevo persino dimenticato l'esistenza.

Guardi che Herbert Reinecker è stato un signor scrittore, soggettista e sceneggiatore, potrà non amarne la lentezza ma di psicologia dei personaggi se ne intendeva, citando spesso e non a casaccio Dostojevskij. Ci sarebbero stati esempi più calzanti, visto che si stava parlando proprio di psicologie di nuovi personaggi.

la macchina che non voleva morire
mah alla fine questo omaggio al maggiolone "christine" è più o meno sullo stesso livello di "la rivolta delle macchine", genere poco fortunato su dylan dog
forse un pò meglio (il finale chiaverottiano era indigeribile), si potrebbe dare anche un 6 risicatissimo a voler essere generosi...
storia noiosa, troppi dettagli su auto, vernici e parafanghi (non sono un appassionato della materia), un safarà buttato lì e congetture finali risibili
non accade molto e quando accade è trash come a pagina 67 o nel duello finale tra dylan e il maggiolone posseduto, che comunque non mi è dispiaciuto
però non si è capito bene in cosa consistesse questo alchimista von heller, già apparso in "il sapore dell'acqua"
gerasi meno bene delle altre occasioni... copertina staniana media, ovvero brutta
battutacce da caserma a pagina 60

voto 5