Cravenroad7

Il punto è che secondo me dire che sa scrivere bene è riduttivo. In Bonelli sono dei professionisti, con qualche distinguo sanno scrivere bene tutti. Quello che io sostengo è che Berardi sa scrivere in maniera eccezionale, con una capacità di sceneggiare e di organizzare la narrazione che secondo me ha pochi eguali nel mondo del fumetto. In TUTTO il mondo del fumetto, intendo. Per me basta e avanza; poi capisco anche che non di sola tecnica vive il fumetto, e che il lettore può benissimo aver bisogno d'altro.

Da fan di Berardi sottoscrivo tutto quello che ha detto rimatt. La scrittura di Berardi e' al servizio del lettore senza mai strizzargli l'occhio con mezzucci che purtroppo ultimamente abbondano (es. citazioni facilone che cavalcano la serie tv o il film del momento). Anche quando Julia non e' granche', il livello resta alto. Ogni parola e' talmente impregnata di mestiere, che chi gia' conosce Berardi lo riconosce subito, anche e soprattutto nelle sequenze senza testo.

Ken Parker e' (per me) il massimo dal punto di vista fumettistico: il connubio con Milazzo ha toccato vette che onestamente non penso si possano raggiungere nuovamente. Fermo restando che non ho una cultura fumettistica a 360 gradi, ho pero' letto moltissimo dell'universo Bonelli e devo dire che li dentro, per me, non ha rivali (Sclavi mica gli sta troppo lontano, ma sono quasi imparagonabili).

Mi sono dimenticata di dire che l'albo del mese non è affatto male!

Vero, ho amato Berardi fino dai tempi di KP, ha proprio una marcia in più. Riesce a scrivere capolavori anche quando i personaggi non parlano nemmeno (il respiro e il sogno).

Non amo fare classifiche, ma mi sono resa conto per forza di cose che Julia è davvero uno dei miei fumetti preferiti, visto che in alcune fasi della mia vita in cui a causa di problemi familiari non ho avuto tempo per leggere nulla o quasi, uno dei pochi albi sui quali non sono rimasta indietro è sempre stato proprio Julia.

Proprio per questi motivi, trovo molto deludenti gli ultimi episodi, in cui mi sembra traspaia in modo troppo evidente un certo malessere dell'autore per la piega che ha preso la società che lo circonda. Più o meno inconsciamente, l'albo diventa quasi un pretesto per combattere questa realtà, certe istanze sembrano inserite a forza nelle storie e mi risultano veramente indigeste.

Fammi un esempio, anche io trovo elementi "sociali" abbastanza alieni alle storie, ma non so se parliamo delle stesse situazioni.

Per me appena sufficiente. Finale carino, ma inizio lento, un incubo lungo ed improbabile, forse troppo spazio dato a Elia e Bert (la scena alla galleria d'arte col simil-Daverio è proprio gratuita). Ben tratteggiati, come sempre o quasi, i personaggi, principali e meno.

L'incubo io lo salto a prescindere, non voglio innervosirmi inutilmente.
Il resto della storia e ben bilanciato, pur non essendo memorabile.

Per me solito buon albo, anche l'incubo mi è sembrato meglio gestito e più significativo del solito.

Tra parentesti, ho scoperto che anche mia moglie soffre della "febbre Berardi": ieri ha preso in mano l'ultimo Julia in tarda serata, con l'intenzione di leggerne solo poche pagine, e invece non è riuscita a staccarsi dall'albo fino a quando non l'ha finito, nonostante la stanchezza. Come la capisco.

È l'unico di tutti gli albi che riesco a finire tutto di seguito, quando ho il tempo.

Cominciai a farci caso qualche tempo fa, quando in un albo una ragazza di colore venne definita "neretta". Va bene la schiavitù per il politically correct, ma a parte il fatto che credo nessuno al mondo abbia mai usato la parola neretta - o negretta oppure ne fai a meno e fai più bella figura - mi sembra assurdo che Berardi abbia temuto che, qualora avesse usato il termine giusto, qualcuno potesse accusarlo di razzismo. Ok, siamo in una fase da manicomio in cui qualsiasi virgola viene strumentalizzata, ma lui ha un mezzo secolo buono di storia e di professionalità da spendere, se qualche lettore non capisce l'italiano e attribuisce intenti offensivi ad una parola che non li ha, sono anche un po' cavoli suoi.

Da lì in poi ho cominciato a farci caso, e sono arrivati i migranti, la bambina zingara (disegnata bella come il sole) maltrattata, gli omosessuali a profusione (tema, quest'ultimo, entrato a piedi uniti in molte serie Bonelli ed in particolare nella nuova collana Audace, ad esempio in modo massiccio in Cani Sciolti e Mister No Revolution), etc. E in tutti questi casi ho trovato la trattazione di questi argomenti posticcia, come se l'autore usasse l'albo come pretesto per affrontare certe tematiche (oltre a tutto calate nella realtà americana dove, in certi casi, non c'entrano niente, almeno nei termini in cui sono presenti oggi in Italia). La conseguenza è stata, a mio avviso, un calo evidente della qualità delle storie.

Condivido ciò che hai notato, dai migranti che non c'entravano assolutamente niente con la storia, alla ragazzina, tutto volto a confutare stereotipi sociali. Stereotipi che, per quanto a volte siano brutti, contengono verità scomode.
Che siano peggiorate le storie a causa di ciò direi di no, semplicemente ha voluto inserire delle riflessioni sociali così a casaccio, tanto per fare lo schierato, l' impegnato.
Magari lo sarà anche nella vita reale, impegnato e schierato, ma che abbia buttato lì tematiche a casaccio, ha dato fastidio anche a me. Ma sappiamo come funziona l'ambiente editoriale.

Magari non è per quello, ma da un po' di tempo le storie a me sembrano meno incisive. Forse è solo una crisi contingente, o forse Berardi è distratto da altro.

Ho letto
Buona partenza per una storia anomala, poi un po' per il solito tran tran (incubo scontato, lite-con-Webb, ecc.) un po' per il colpo di scena finale che secondo me poteva benissimo non esserci, il mio giudizio è passato da buono a sufficiente.

L'ho letto anche io con molto ritardo.
Alla fine si, come dici tu è un albo insolito, che segue pedissequamente il canovaccio più stereotipato che si possa immaginare e infine si salva, nonostante i presupposti non fossero dei migliori.
A volte spero che si svecchi un po' lo stile, anche se comprendo che sia una lettura "stagionata", poi immagino uno scenario Recchioniano e mi terrorizzo ancora di più.

Anch'io l'ho letto solo oggi, a causa di impegni vari. Buono ma non indimenticabile; anzi, un po' sotto la media, direi.