Cravenroad7

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#396 - Il suo nome era guerra
Insufficiente (1-4) 22%  22%  [ 11 ]
Mediocre (5) 22%  22%  [ 11 ]
Accettabile (6) 22%  22%  [ 11 ]
Buono (7-8) 18%  18%  [ 9 ]
Ottimo (9-10) 16%  16%  [ 8 ]
Voti totali : 50
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: dom set 01, 2019 5:57 pm 
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tra un po’ si riattiverà anche la lavastoviglie che non funzionava da dieci anni per merito della meteora


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: dom set 01, 2019 6:08 pm 
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Altair ha scritto:
Storia molto lineare, trascurabile...
Onestamente non saprei che voto dare.


Se la vedi così, io ripenso ad una storia molto lineare tipo Sandheaven, sull'ultimo Maxi, a cui ho dato 6 1/2 con cognizione di gusto. Con i dovuti paragoni - e senza entrare nei dettagli pre-review - questa si merita (almeno!) un voto in meno per l'inutile pappardella sul passato di Carpenter, che compare nell'80% delle tavole... come per la retorica sulla violenza strabordante, e l'inutile tentativo di appiccicarla in corsa con lo sputo alle dinamiche della meteora.
Fai un po' tu i calcoli, senza la dialisi :) .

ALOHA MI VENDO UN RENE PER UNA STORIA DECENTE

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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: dom set 01, 2019 6:16 pm 
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Località: Noland
Quando giudico una storia di questo ciclo cerco di farlo sempre per sé stessa e tralascio il ruolo della meteora perché altrimenti mi fa quasi sempre l'effetto di mettere insieme una scarpa e una ciabatta. Alle storie finora ho dato quasi sempre minimo la sufficienza (a parte 2-3 insufficienti eccezioni), alla continuity meteorica per ora non l'assegnerei, ma aspetto ancora il finale per dare a questa un giudizio globale, non che abbia buone sensazioni, ma a spaventarmi è forse più quello che verrà dopo.
Anche a questa storia assegno un 6, perché l'inizio l'ho trovato interessante, il finale colpisce, ma è nel mezzo che mi non mi ha coinvolto più di tanto, forse troppi scambi tra Dylan e Rania.

P.S.
Recchioni nell'Horror Club scrive: "Una vicenda che affonda nel passato di un personaggio importante nel cast dell'Indagatore dell'Incubo" ma poi non viene svelato niente su Groucho e nemmeno su Lord Wells (altri non ne compaiono) :mrgreen:


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: lun set 02, 2019 1:35 pm 
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Località: Rurrenabaque
Il ruolo della meteora alle volte sembra appiccicato con lo sputo.

SPOILER

Venendo alla storia, al netto del meteorismo, mi è sembrata nella sua linearità quasi un esempio dI come debba essere una storia di Dylan Dog. Antefatto tragico, mistero sul collegamento con altri omicidi precedenti, assunzione e coinvolgimento di Dylan, scoperta del collegamento esaminando delle carte, fatto sovrannaturale (demone sumero), risoluzione del caso con Dylan che si mette in gioco, epilogo con retroscena. Bello il contrasto fra la "banalità" della trama ed il colpo di scena nella continuity.

Voto 6


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: lun set 02, 2019 2:51 pm 
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Località: Inverary 2.0
IL SUO NOME E' SPOILER

E anche questa è fatta. Ci mancava la storia sul passato di Carpenter, e in 94pp ce ne siamo sbarazzati, soltanto per scoprire che in pratica è un ex-criminale di guerra, "teme" il sovrannaturale ma gradisce tatuaggi taroccati da reperti archeologici perché fanno figo :o
Eccher(razzo c'entra con DD?) si conferma l'autore mediocre visto su NN, ma anche lui pare debba esser imbarcato sul carrozzone per mancanza di risorse umane nella carnevalata di ospiti in serie, e dopo il lavoretto di Tripophobia sforna un altro prodotto dimenticabile ma ordinato. Se avesse studiato un tantinello l'albo di Cavaletto sui tatuaggi maledetti, forse se ne usciva con qualcosa di più complesso, che un soggetto di due righe scritto da un dodicenne che deve finire i compiti per le vacanze :( .

Ho votato per inerzia un 5 1/2 senzartenémalaparte perché alla fine trattasi di storiella sempliciotta, priva di spunti significativi, focalizzata su un solo personaggio, ripiena della solita retorica sulla violenza del popolo bue&forconista, con un impatto lineare da giallo+action alla Nick Raider o Julia... e infatti ci ritroviamo Siniscalchi ai disegni che laggiù si è dato da fare in passato modificando il suo tratto rispetto agli allori dylaniati della prima metà anni '90s.

Detto questo, a me i disegni sono piaciuti in linea di massima, anche se avrei preferito un Siniscalchi capace di "osare" un tantinello di più (v. esempio di Dall'Agnol), con quello stile così pulp e sporchissimo provato in Saguaro. Qui si accontenta della mezza via, e soprattutto nelle prime 30pp sembra molto più pulito e rigoroso nelle sue tavole, quasi foto-geometricamente cronachistico made in USA. Poi per fortuna si lascia andare e tracima nelle verve più schizzata ed espressiva 8-) .

[...]

Per i dettagli comincio dal titolo: pessimo, ennesima trovata aforistica recchio-Doeiana sulla falsariga di Brucia strega, brucia! , L'odio non muore mai, o ...e lascia un bel cadavere, da effetto orchestrina karaoke: se le suona e se le canta da solo, in pratica, con entusiasmo autoriflesso :| .

Eddire che la sequenza iniziale col delirio da una jurnata di ordinaria follia di Snow pallottolafacile prometteva bene, ossessionato da manie persecutorie, sindrome di accerchiamento, complotti orditi da "loro" partendo dai vicini di casa, etc. Per fortuna non si trattava di sparate pro-suprematismo bianco, ma poco ci manca perché alla fine il tutto risulterà un rigurgito dei traumi (maledetti) da veterano di guerra ipeturbato, e "loro" non esistono, se non come fantasmi orientaleggianti di nemici col turbante.
La strage di Mahoney messa in scena qualche pagina dopo (pp.26-33) per strada, non mette verbo alle motivazioni del carnefice, ma ricade nella stessa retorica di tensioni socio-razziali, perché in pratica va a spargere sangue in un quartiere di emigrati e non-bianchi. E qui il turbante si materializza (p.27.iii). Come si materializza il solito discorso della rabbia collettiva - alimentata dall'alibi meteora :roll: - che aizza la folla imbarbarita contro il carnefice e il suo tutore (la legge, la poliziotta) in una deboscia di mazzate e strupri tantoper.

Solo che in questi due casi lo scempio di violenza in un certo senso è mostrato perché funzionale ai due veterani muniti di tatuaggio e agli sviluppi/retroscena della storia. Quello che invece vediamo tra p. 58 e 61 è invece una stucchevole (e superflua) appendice dimostrativa sullo stesso piano, col tizio colored che si scaglia contro i colletti bianchi delle City ma viene prima lapidato da una sassajola classista, e infine impiccato in tutta comodità. Io sinceramente mi SONO ROTTO da oltre tre anni di queste dimostrazioni retoriche della spirale di violenze per Londra e dintorni. L'ABBIAMO CAPITO, basta una scintilla e si alimenta il caos tra la ggggentebruttabrutta che si crede bella durante un selfie col morto. ANDIAMO AVANTI. E tra l'altro l'arma che scatena i disordini è una mannaja da macellajo e non un machete come dicono al TG sempre disinformato (p. 62.i) :x:

Vado avanti pure io anche se non c'è molto da dire sul resto della storia.
A parte le scene di violenza, nel cuore dell'albo le indagini sono prolisse e occupano troppa sceneggiatura per distribuire informazioni prevedibili. E' un continuo ping-pong Rania-Dylan-Carpy-Autorità abbastanza farraginoso e che ritorna sui propri passi anche quando non c'è bisogno di farlo notare. Per fortuna che Mahoney spara due colpi in ospedale, altrimenti si andava in coma di sbadigli. In quella scena non ho capito la richiesta di soccorsi (p.44) da parte di Dylan, quando sono tutti belli che crepati e serviva più chiamare le onoranze funebri, notoriamente intrallazzate in ogni istituto sanitario.
Sul discorso dello sbrodolamento aggiungo solo come non bastino 8 pagine 8 a Carpenter per vuotare il sacco sull'origine del tatuaggio (pp. 48-55), ma poi deve concedere un secondo stint di info legato con le manette a letto (pp. 68-71). Con Rania in latex+frustino sputava il rospo prima, che dite? :*

Si capisce lontano un miglio che la faccenda del dio sumero Ninurta è stata riconfezionata in modo posticcio per adattarla (con lo sputo, come sempre) all’avvento della meteora, ed infatti rischia di stridere con quanto ciarlato prima: non bastavano i Grandi Antichi transfughi, adesso dobbiamo piangerci pure una divinità caotica da Baghdad? Il caos è nelle menti degli autori, più che altro, almeno a livello di coerenza nel pantheon che influisce sugli eventi. Senza contare come la cosa cozzi un tantino coi discorsi sull’assenza del Tempo e del Nulla nel numero scorso. Ma Ambrosini sarà già in partenza per degli scavi sull’Eufrate per aggiornarsi :D .

Quando inizialmente ho visto il tatuaggio incriminabile (p.45) mi era venuto in mente come, per sarcasmo implicito, con un piccolo ritocco circolare il simbolo potesse diventare tutt'altro che bellicoso.
Spoiler!
Immagine
Ma evidentemente la realtà asfittica degli autori supera le mie fantasie più idiote, perché a p.72 la cosa avviene di fatto anche se Dylan non si scopre figlio dei fiori. Peace & Love & Aloha a tutti :3 .

Da pagina 63 in poi, per fortuna, il ritmo sale per la resa dei conti c/o Craven Road 7 anche se i vari svenimenti (e conseguenti ragguagli) spezzettano un po’ il cuore del parapiglia. Buono l’incubo depistante con John Ghost, che se non serve a nulla a livello di continuity, almeno ci fa capire cosa inquadri come “nemico” Dylan e come si senta accerchiato da un complotto di cui non afferra un’acca.
Nell’insieme non mi è dispiaciuto proprio Dylan, piuttosto “secco” e flemmatico, senza ghirigori esistenzialisti de noartri, e riconoscibile nello stile di Siniscalchi. Rania come sempre indecifrabile, disegni compresi: passa da essere la solita pertica secca irritante, alla timida adolescente che arrossisce per un invito a cena. Comunque qui sa entrare in azione quando serve, come Groucho che si comporta abbastanza bene, e la battuta sui tetraplegici (p.72) è “scorretta” come non mi sarei aspettato in un albo retorico del genere… visto che, per esempio, tra pagina 9 e 10 viene applicata una ce(n)sura narrativa per non mostrare l’ammazzamento della bambina, se non implicitamente attraverso il coltello di Snow che gronda sangue :tc: .

Anche io non ho capito perché Carpenter rinunci al reimpianto del braccio, ma temo qualche protesi tamarra a venire durante gli scontri finali. Per ora rimugina dalla finestra su una cena (carnale?) di Rania che lo manda in bianco nella stanza d’ospedale. Un brodino (di storia) e a nanna, fiduciosi nei prossimi albi, sulle ali dell’ottimismo :g: .

ALOHA IL SUO NOME ERA GUERRA
MA TONINO


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: lun set 02, 2019 5:10 pm 
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Iscritto il: sab ago 23, 2008 12:39 pm
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Riguardo il braccio alla fine mi sono risposto che
Spoiler!
adesso finalmente ricorda, e quindi essendo uno sbirro tutto d'un pezzo decide di punirsi rinunciando ad una sua parte (quella colpevole).


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: lun set 02, 2019 6:05 pm 
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ma alla fine

Spoiler!
non gliel’hanno riattaccato ? ha il gesso al braccio.
boh l’ho letto talmente svogliatamente che non lo ricordò già più


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: lun set 02, 2019 7:24 pm 
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Iscritto il: mar ott 19, 2004 2:43 pm
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votarxy ha scritto:
Riguardo il braccio alla fine mi sono risposto che
Spoiler!
adesso finalmente ricorda, e quindi essendo uno sbirro tutto d'un pezzo decide di punirsi rinunciando ad una sua parte (quella colpevole).
Si, stessa lettura che ho dato io, aggiungo anche che...

Spoiler!
...il male, il problema, è dentro di lui a prescindere dal tatuaggio. Come mostra la sequenza finale.

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una donna, un cavallo, una tenda, un fuoco,
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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: lun set 02, 2019 9:19 pm 
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L' ho acquistato ma devo ancora leggerlo.
Dandogli una sfogliata, però, non ho potuto fare a meno di posare l' occhio sui disegni.
Raramente ho assistito a una metamorfosi stilistica simile a quella di Siniscalchi.
Forse il solo Dall' Agnol è stato più " estremo ".


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: mar set 03, 2019 1:41 am 
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Iscritto il: mar nov 04, 2014 1:40 am
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wolkoff ha scritto:
Spoiler!
Se avesse studiato un tantinello l'albo di Cavaletto sui tatuaggi maledetti, forse se ne usciva con qualcosa di più complesso, che un soggetto di due righe scritto da un dodicenne che deve finire i compiti per le vacanze


Anche io mentre leggevo ho pensato che risbucasse fuori lo stregone di "Sulla pelle", sarebbe stata una svolta interessante


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: mar set 03, 2019 1:56 am 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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Solomon Kane ha scritto:
votarxy ha scritto:
Riguardo il braccio alla fine mi sono risposto che
Spoiler!
adesso finalmente ricorda, e quindi essendo uno sbirro tutto d'un pezzo decide di punirsi rinunciando ad una sua parte (quella colpevole).
Si, stessa lettura che ho dato io, aggiungo anche che...

Spoiler!
...il male, il problema, è dentro di lui a prescindere dal tatuaggio. Come mostra la sequenza finale.


Quelle ultime pagine a me sembrano più un momento introspettivo, in cui far venir a galla dei ricordi prima sfocati. Certo, sembra ancora masticare rabbia (e rancore?) oltre che per la perdita del braccio, anche per l'uscita (a braccetto :oops: ) tra Rania e Dylan, ma non saprei dire quanto "male" alberghi ancora in lui, a livello di scorie intossicanti, una volta rimosso l'arto.
E' probabile che abbia rifiutato il reimpianto per separarsi definitivamente da un pezzo di sé potenzialmente pericoloso e/o collegato a periodi sgradevoli... ma questo lo sapremo più in là, se vorrà parlarne.

Continuo però a temere qualche trovata tamarra per la protesi che gli metteranno...Armata delle Tenebre a parte... :o


ALOHA PROVA A FARTI
UNA (MOTO)SEGA COI LEGO
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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: mar set 03, 2019 2:33 am 
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Iscritto il: gio ott 26, 2006 8:53 pm
Messaggi: 2493
L'albo è velleitario già da titolo e copertina, incentrati sulla guerra. Mostra pazzi che sparano sulla folla, conflitti etnici, linciaggi, soldati che massacrano interi villaggi.
Peccato che gli spunti di riflessione sociali e politici restino irrisolti e vengano sviliti da uno "spiegone" risibile, che banalizza anche il dramma personale di Carpenter.
Eccher, pur bravo a mantenere viva la tensione e a imbastire qualche sequenza molto efficace, al momento di tirare le somme...

SPOILER SPOILER SPOILER

...ci racconta che gli inutili massacri compiuti in guerra da Carpenter e dai suoi compagni (così come gli attentati degli ex-soldati nelle strade di Londra) sono dovuti soltanto ai poteri soprannaturali di un tatuaggio. Tant'è che per vincere questi poteri e riaccendere in Carpenter il lume della ragione è sufficiente recidergli il braccio tatuato.
A questo punto, delle due l'una:
o Eccher, incolpando il tatuaggio, ha voluto discolpare la guerra, che da sola non sarebbe mai in grado di trasformare una persona irreprensibile in una bestia assassina [ma non credo fosse questa la sua intenzione];
oppure, se voleva trasmettere un messaggio antimilitarista, quella conclusione di puro genere (horror) non è coerente né con quella finalità né con le premesse della storia.

FINE SPOILER


Sulla Meteora:
anche Eccher - come la Barbato, la Baraldi e Ambrosini - sembra concentrarsi solo sul proprio episodio e disinteressarsi al discorso iniziato da Recchioni nel pilota. I riferimenti alla macrotrama sono pochi e apparentemente forzati.

Su Siniscalchi:
torna su Dylan dopo 23 anni, ma, a parte il suo nome nel tamburino, non concede niente ai nostalgici, perché ormai è proprio un altro disegnatore.
Resta bravo ed efficace, ma in questa sua nuova veste sembra non aver trovato un equilibrio stabile fra sintesi e chiarezza (in alcune vignette predilige la prima, in altre la seconda). Lo aveva trovato, invece, nelle sue ultime storie di Dylan (L'orrenda invasione, La governante, I vivi e i morti), nelle quali aveva personalizzato il suo stile originario, differenziandosi da quello di Brindisi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: mar set 03, 2019 10:46 am 
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Iscritto il: sab giu 29, 2019 10:58 am
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La storia anche, se forse un po' banale, secondo me è godibile. E secondo me la meteora ha un ruolo più importante, questa volta.

SPOILER

Non per la questione del tatuaggio in sé, ma per il fatto che evidentemente c'è aria che succeda qualcosa di grosso. Parliamo di Carpenter, l'ispettore di Scotland Yard, che non sarà più lo stesso nel momento del "disastro" o non so cosa che provocherà la meteora. Leggendo quest'albo ho proprio avuto l'impressione della continuity. E ho anche voglia di sapere come andrà a finire.

Commento personale. Leggo Dylan Dog da poco, non appartengo alla categoria dei lettori classici, ma ho iniziato dal numero 370 (saltandone molti in realtà). E sono "abituato" a un Dylan Dog diverso. Ma io sono uno di quelli a cui una nuova veste dell'indagatore dell'incubo piace. Ecco, ma in quest'albo dov'è l'incubo? C'è il soprannaturale ma non c'è l'incubo. C'è un caso alla Martin Mystère invece (colpa o merito di Eccher, che non mi dispiace). E tuttavia, pur essendo un albo che preso a sé non è né carne né pesce, inserito nel contesto della meteora mi piace, ed è proprio quello che speravo di trovare anche nella quasi totalità dei precedenti.


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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: mar set 03, 2019 12:53 pm 
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 Oggetto del messaggio: Re: #396 - Il suo nome era guerra
MessaggioInviato: mar set 03, 2019 1:26 pm 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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possibili spoiler


Gino Doe ha scritto:
Leggo Dylan Dog da poco, non appartengo alla categoria dei lettori classici, ma ho iniziato dal numero 370 [...] Ecco, ma in quest'albo dov'è l'incubo?


Se anche un lettore arruolato da un pajo d'anni si accorge che manca "l'incubo", semo messi molto male :cry: :cry: .
Come detto prima, più che una storia per Martin, pare un arrabattaggio vagamente occulto da Julia+Nick Raider. Di fatto qui l'incubo sussiste unicamente nell'allucinazione che coinvolge Liz e Ghost. Una miseria a conti fatti, perché per creare l'atmosfera dylaniata non bastano di certo le mattanze gratuite ed i tafferugli per strada che esistono dai tempi de Gli Uccisori o Il Male e che ormai ricorrono per prescrizione medica :tc:

V.M. ha scritto:
Su Siniscalchi:
[...] in questa sua nuova veste sembra non aver trovato un equilibrio stabile fra sintesi e chiarezza... Lo aveva trovato, invece, nelle sue ultime storie di Dylan (L'orrenda invasione, La governante, I vivi e i morti), nelle quali aveva personalizzato il suo stile originario, differenziandosi da quello di Brindisi.


Mah, sono passati tanti anni, eh... :roll:
Dopo l'esordio da calco brindisiano epigonista, Siniscalchi aveva già lavorato per trovare uno stile tutto suo nelle storie che hai citato, dove comunque si notava ancora l'influenza della scuola salernitana. Poi è stato traghettato un po' su Julia e molto su Nick dove ha evoluto il tratto, cambiando completamente orientamento di stile. La svolta definitiva è stata dettata dalla collaborazione con Enna per Saguaro, a cui ha contribuito con ben 7 albi su 35... con quella fase sempre più "sporca" e pulp che è culminata con il cattivissimo romanzo a fumetti La Bestia.

Qualche esempio di quest'ultimo lavoro:

galleria_ https://napoli.repubblica.it/cronaca/20 ... 93518/1/#7

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Sinceramente sono affezionato al tratto di quelle storie anni '90s su Dylan, ma apprezzo molto il coraggio di cambiare dell'autore, e sinceramente avrei preferito un tono più risoluto, più vicino alla Bestia, anche qui sopra.
Per gli amanti dei connubi spaziali (e stranianti) c'è una bizzarra storia disegnata a 4 mani con Dall'Agnol sull'ultimo Maxi invernale #35, sempre per rimanere in tema di autori dalla trentennale evoluzione 8-) .

ALOHE PERIODO ROSA...
...BARALBATO :* :(

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