Vado un po' fuori dal coro, ma rimango nella stessa chiesa
Pur con tutte le riserve ed i difetti su cui concordo, a me questo "quarto tempo" del team up Dylan-Morgan è piaciuto parecchio. Come credo che il
Chiave si sia divertito molto nello scriverlo, che è sempre buona cosa per un autore che vive il proprio lavoro da appassionato
.
Votato 7. Certo, 64 pagine sono pochette per i tanti spunti proposti - ma tanto si proseguirà tra un'annetto sempre in questo formato - mezza trama è solo un pretesto per la rivisitazione auto-incensatoria di un celebre episodio di DD, etc... ma io ho trovato la cosa maledettamente divertente in ambito meta-chiaverofilo e capace di incuriosirmi per le prossime avventure in questo sgangherato trans-verso metà dylaniato metà morganatico.
In questo episodio, nello specifico, Dylan è poco più che una comparsa (pure antipatica, direi), ma è il suo "mondo" a confrontarsi con Morgan in prima persona, a partire dalla Morte scaccofila, passando per il Burocrate Due Facce, per finire con il clou, cioè
Mana Cerace, rivisto dalla prospettiva di un profiler criminale specializzato in maniaci assassini, come solo il tatuato in viso saprebbe approcciare... e infatti è lui il perno/motore di queste 64 pagine, anche senza spada di legno ferire.
Forse un po' eccessivo Bloch, nel suo essere not-politically correct per tramare alle spalle della pellaccia di Morgan... ma in fondo ci può stare, pur di far rinsavire lo spento folle Dylan. Groucho meno sulla ribalta del numero precedente, ma non può interagire in ogni dove. Sinceramente pensavo a qualche trabocchetto della Mietitrice durante la partita a scacchi, come nel mitico
#66... ma qui sembra più sconsolata e complice del solito, mentre gatta(morta)cicova
La chiave di tutto è quando Morgan dice a Kelly (p.25): "
il mio approccio sarà totalmente diverso da quello che avrebbe avuto Dylan... se fosse un film sarebbe tutta un'altra storia." Bene pertanto il remake (celebrativo?) del
#34 a distanza di quasi 30 anni, messo in scena mescolando le carte, rimestando le idee incompiute e ribaltando qualche ruolo. D'altronde è nel lavoro di un indagatore escludere le ipotesi; quello di un narratore proporne altre, magari scartate tempo addietro. E il vecchio Mana Cerace funziona parecchio anche qui col suo potere di esser evocato dal bujo delle passioni più morbose (o balorde, v. Philip Crane) in tutti noi, senza per forse essere relegato alla dimensione del giallo meccanico. In questo senso azzeccati gli incubi di Morgan, intrecciati a quelli di Kelly, e la scopata simbolico-beffarda finale dello stesso Mana con la ragazza (p.63), tra le varie spiegazioni (im)possibili. Mi spiace non ci sia stata la scena storica della
ciabatta sull'interruttore, ma forse lì da citazione si sarebbe sfociati nel puro fanservice
Copertina da brividi per Dylan; è l'unico appunto che si può fare ad un talento pazzesco come
Cavenago: per quanto incantevoli le sue copertine da inedito non faranno mai paura come questa di
De Tommaso Molto belli i disegni - Kelly è una favola anche se non disegnata da QUEL Dall'Agnol - curati nei dettagli (v. set da tè a p.25), tratto spesso quando serve, espressività nei volti, rossi sullo sfondo a creare allarme. Temo però ci siano stati dei
problemi di colorazione in fase di stampa, perché in diverse pagine - troppe a dire il vero, v. pp. 19, 22-23, 26, 34-35, 46, 52, 65
- il cupo griogiorosso autentico di fabbrica sparisce quasi del tutto, in modo ingiustificabile, per far posto ad un seppia-ciliegia da pellicola sbiadita alla luce del sole.
Non ricordo Chiaverotti confrontarsi con "nemici" storici più sclaviani come gli Uomini in Bombetta o gli Occhioni di Golconda, ma sarà molto spassoso vedere Morgan che proverà ad arginarli coi suoi metodi da cacciatore di serial killer. E chissà quali altri cameo incrociati ci aspettano, prodotti dalla sana follia del Chiave
UNO, DUE, TRE, QUATTRO
INSEGNA ALOHA PURE AL GATTO