GOOD NEWS & SPOILER Ok, almeno una buona notizia c'è: con questa storia abbiamo chiuso senza rimpianti l'ignobile saga di Wickedford spentasi mestamente per assenza di senso, idee e capacità, soprattutto nelle corde del signor
Ostini, che si candida come miglior talento (bacato) nei melo-piagnistei minimalisti con lezionciona socio-familiare a margine. Salvo solo Il
Mostruoso Banchetto, per il resto siamo ai limiti della carta da riciclare.
Dopo l'intollerabile baggianata dello scorso anno sulla cieca intolleranza, questa volta Ostini torna a sedimentare musi lunghi in ambito domestico per insegnarci come ognuno debba fare i conti con i propri sensi di colpa, prima o poi. Forse troppo "poi" nel suo specifico caso, perché spero che dopo questa prova abbia avuto la coscienza di gettare la penna dylaniata dal balcone, e dall'anno prossimo dedicarsi alla posta del cuore per anziani su
Intimità o simili.
Titolone inutilmente altisonante (e che tra l'altro cozza con quello dell'inedito attuale, per tempi di uscita), disegni davvero scarsi - ormai
Camagni è un pallido superstite monco delle sue campagne
Napoleoniche - e un voler ammiccare agli sviluppi sull'inedito che fanno capire come quest'idea di Wickedford sia naufragata presso mani sciagurate e scialuppe fallate in origine.
Molto meglio
Pontrelli nelle breve, che ormai ha acquisito uno stile solido e ben definito... anche se la storiella minimal-intimista che gli hanno affibbiato è davvero poca roba, sull'onda delle prima, ma scritta con qualche accortezza in più, oltre ad un titolo altrettanto altisonante quanto fuori luogo
.
Eddire che la storia lunga non era partita neanche tanto male, e mi aveva anche sviato perbene... visto che credevo la ragazzina si fosse suicidata a causa di certe "attenzioni" da parte del padre, mettendo in atto una spirale di auto-sterminio interfamiliare. E invece si trattava solo di carenza di attenzioni materne, e questo ha sminuito anche la cornice del messaggio di "mamma oca", che suonava meglio se composto da un genitore a cui crolla il mondo addosso dopo il suicidio della figlia per un fosco trauma nascosto tra le pareti di casa
.
Ma a parte certe mie congetture, dopo il suicidio dei due amanti pescatori e quello del parroco in crisi di fede... dopo queste cose a segno la storia crolla miseramente, a partire della bambina impicciona, il solito diario sfuggito alla pula, le morti mal imitate dal
Chiave-style (v. "le farfalle nello stomaco" o il sangue ossessivo sulle mani,
à la Macbeth), una torcia umana che non bruciacchia neanche un po' la camicia dello strattonato Dylan, passando per un vecho che fa saltare in aria un condominio perché non gli si rizza più davanti alla badante culona
.
Durante questi quadretti imperversa un Bloch filosofante in vena di insopportabili sentenze da maestro di vita, quando non è preso dai siparietti con Jenkins o dai ricattini di lacrimuccia facile nel ricordo di moglie e figlio scomparsi, o non si tratta di Penelope che reclamava un pargolo in adozione sulla sessantina suonati. Davvero tremendo... roba da far roteare le palle oltre la sfera del tuono
.
Insulso nel didascalico il metaforone del fiume di sangue inumato dalle vittime del precedente episodio, come causa scatenante dell'ondata isterica di suicidi... come altrettanto privo di appeal iconico "l'albero delle verità" che si rivela pure lui un concetto
en passant per rimirarsi sopra. Appesi, dal cuore. Per chiudere il tutto in barzelletta interviene Groucho che scongiura l'ecatombe proprio con qualche battutina, quando in un albo storico (
#67) aveva salvato proprio Bloch da uno stato comatoso con una prova di tutt'altro spessore
Come detto prima la cosa buona è che si chiude questo setting patetico delle avventure da pensionato-con-villino di Bloch, che ovviamente ritorna nella metropoli per portare a termine il suo ruolo fondamentale all'interno della saga dell meteora: basti vedere
cosa dice Penelope nella penultima pagina, e cioè che Sherlock ha ancora del tempo per fare qualcosa di "buono", e in aggiunta l'ultima vignetta che inquadra tutto il trio diretto a Londra, con fare "cool", come se avessero qualcosa da compiere in team. Ma d'altronde
tutto il volumetto è uno megaspot alla saga delle meteora... appunto, a partire dalla copertina, con un (buon) dossier sulle sciagure apocalittiche piovute dal cielo, e un imbucatissimo ripasso del pantheon lovecraftiano che potrà sempre tornare utile per gli amichetti di J.Ghost e Sua Maestà la tentacoluta
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Risicatissime le rubriche - quest'anno nada libri pare, o sciopero dei kindle
- , esagerato a confronto l'approfondimento chiacchienerdone della serie
SuperNatural che ci viene descritta per filo&xsegno senza un motivo, con in aggiunta un'indubbia dose di cattivo gusto nel dare dell'incapace alla sua prima (ed ultima, sentenziato!) pellicola horror a Guadagnino, soltanto perché non ha fatto un remake copincolla di
Suspiria, ma un film che è ben oltre una rivisitazione, con una trama differente e autonoma... ma forse certa gente si merita gli orrori (del cinema) per aficionados come la
Terza Madre made in Argento.
Alla Quarta ci starà lavorando il Rrobe forse
ALOHA MATER FREGNACCIARUM