Cravenroad7

Paraocchialuti mi piace, anzicheno.

Il Sime secondo me scrive indubbiamente bene, meglio di Gualdoni e Marzano almeno (sul Digre non mi esprimo, dato che sono un suo fanboy), ma su Dylan non c'entra veramente niente. L'avevo trovato più a suo agio con Nathan Never, dove ha fatto purtroppo molto poco.
Su Dylan lo si potrebbe tenere come disegnatore e farlo scrivere per altre testate, visto che a parte su DD ha sempre brillato. Nelle sue storie Dylan è sempre travisato e con due parziali eccezioni le sue storie sono veramente troppo moraleggianti e pedanti.

Questo lo si era capito dall'inizio. Adesso dopo 4 anni di attività dylaniate personalmente ne ho la scatole piene di questo pataccaro piazzato nel posto sbagliato nel momento toppato. O ha tutto un presepe di santi in paradiso per trattenerlo ancora in questa posizione, oppure gli attuali curatori non hanno capito una mazza del suo spessore, se lo ritengono ancora autore cardine (assieme alla Barbato) per la serie inedita .

Ha migliorato lo stile dei dialoghi, in corso d'opera, e non sembra ricadere più nei pipponi socio-impegnati di un tempo, ma in questa recente fase più rilassata e leggera non ha di certo preso possesso del personaggio e del suo mondo, a livello di storia "classica" da impostare. Specialmente in prospettiva di genere: ha un'idea di horror meno che elementare, senza ambiguità, iper-lineare, manichea, tanto insipida quanto saccarina nel rassicurante, semplificata nel piattume, con soluzioni da "piccoli brividi", senza intrigare né con finali aperti né con inquietudini di fondo. Senza contare che oramai le sue priorità prevedono altro, tipo il trascinamento della macro-trama e dei siparietti che coinvolgono i suoi paladini selfmade, ovvero Rania e Carpenter .

Su 9 storie lunghe ne salvo appena due, sopra la sufficienza: Anarchia nel Regno Unito (per il sommovimento di fondo) e Dormire, forse sognare (per quanto il lato onirico facesse pena, e non mancassero le solite incongruenze a gogo). Sul resto meglio sorvolare, perché non ho il coraggio di riprendere in considerazione castronerie di conclamata mediocrità - quando non peggio - come Il sapore dell'acqua, Miseria e crudeltà, Horror Express e La macchina che non voleva morire .

Quando ci saluterà sarà sempre troppo tardi

CHI ROMPE PAGA E GLI ALOHA SONO I SUOI

Cari tutti, vengo in pace. Se avete domande, son qua.


Baci,


Sime

approfitto della disponibilità per fare la più scontata delle domande: prossimi impegni dylaniati?

Ciao Gigi, ri-benvenuto. Alla domanda ne aggiungo un'altra: il futuro in Bonelli dov'è? Sto seguendo la tripla in corso di pubblicazione su Le storie e mi sta piacendo molto, per quanto s'è visto finora. Qualcos'altro di simile in programma? O, perché no, una serie/miniserie tutta tua? Secondo me ti esprimi al meglio soprattutto nei progetti più personali, quindi mi auguro che abbia modo di dedicartici anche in futuro.

Tra pochi giorni consegnerò le ultimissime tavole de "La corsa del Lupo" e sarò subito al lavoro su una mia storia di Dylan, che in realtà avevo già parzialmente disegnato prima della volata finale col Lupo (il nostro lavoro è così, multitasking!). Oltre a questa mia, che ho creato per l'Old Boy, ce ne sono due già pronte per la serie regolare (post-meteora) e una in lavorazione a colori che penso sia destinata a un Color Fest (ma è lunga, 94 tavole).

Carissimo Rimatt, al momento mi godrò (se ci saranno) i risultati del Lupo e tirerò un po' il fiato disegnando Dylan. Scrivere e disegnare una "cosona" di 330 pagine è piuttosto faticoso e necessita di un periodo di galleggiamento spensierato non appena chiusa l'ultima tavola. Di idee ne ho, tutte molto diverse tra loro e non necessariamente destinate a diventare un fumetto. Piacerebbe anche a me che il successo del Lupo mi permettesse di progettare altri romanzi ad ampio respiro (one shot o a puntate). Riguardo a una serie, lo escludo a priori: ormai ho capito che devo essere libero di saltare di palo in frasca, di cambiare continuamente genere, ambientazione, tenore. E' questo che mi dà energia e voglia di fare. Restare agganciato a un personaggio (o rosa di personaggi) e a un solo genere mi pesa molto: rischierei di iniziare coi botti, continuare coi petardi e finire coi fischietti. Una miniserie? Se parliamo di un minimo di quattro e un massimo di dieci albi sì, potrei curarla. Una sorta di romanzone con capitoli autoconclusivi, in pratica, quindi giocherei sempre in casa. Boh! Starò a vedere.

Grazie della risposta, Gigi! Approfitto della tua presenza per chiederti una cosa che è poco più di una curiosità (ma su altri forum se n'è parlato, e visto che c'è la possibilità di discuterne con l'autore...): in molti hanno pensato che La corsa del lupo fosse stato pensato in un primo momento come romanzo a fumetti unico, da pubblicare in volume singolo, e che poi sia stato dirottato su Le storie perché i romanzi bonelliani non hanno venduto benissimo e la collana è stata chiusa. Si tratta di un'ipotesi sensata oppure sono solo discorsi da forum? Da qui la seconda domanda: la storia è stata pensata da subito sulla lunghezza di 330 pagine o l'hai dovuta adattare alla nuova collocazione editoriale?

A margine, pensavo che La corsa del lupo fosse terminato da tempo, e scopro ora che lo stai ultimando proprio in questi giorni! Siamo proprio sul filo di lana. Si vede che in Bonelli contavano molto su questa storia per dare un po' di ossigeno alla collana (e giustamente, aggiungo).

Per quanto riguarda la possibilità che realizzi una mini-miniserie in autonomia, dico solo: magari! Oltretutto mi piacciono molto i disegni di La corsa del lupo, e mi fa piacere che rappresentino il tuo stile più recente. Li trovo... mah, magnusiani, forse, un po' nel tratto e un po' nell'uso del b/n. Molto belli.

E' andata così: Nel 2009, dopo l'uscita de "Gli occhi e il buio", volevo proporre un nuovo romanzo alla SBE e scrissi di getto il plot de "La corsa del lupo". A Sergio Bonelli piacque molto, tanto che mi diede subito l'OK. Scoprendo però, dopo due mesi in cui io avevo già iniziato a fare ricerche e costruire la trama, che era in lavorazione anche "Linea di sangue" di Faraci e Diso. Scusandosi, Sergio mi disse che non era il caso di uscire con due "bellici" troppo ravvicinati e, dato che ero carico, potevo pensare a un altro soggetto diverso che lui avrebbe accettato sulla fiducia. Così, nacque "Stria", che uscì due anni dopo. Ma il Lupo ormai mi era scivolato dentro le vene, e non potevo lasciarlo lì a decantare troppo. Siccome volevo cimentarmi con la prosa, ne scrissi un romanzo (tuttora inedito). Nel 2015, tornato a casa dopo un grave incidente stradale, ero in difficoltà: il trauma commotivo mi rendeva quasi impossibile concentrarmi su cose nuove. Così, chiesi a Michele Masiero se potevo rimettere mano al Lupo, traendo una graphic novel dal romanzo inedito che avevo scritto. Michele mi diede subito l'OK, e inizia a lavorare alla sceneggiatura. Quando ero a metà strada, un anno e mezzo fa, Michele mi disse che potevo prendermela comoda perchè per i Romanzi a Fumetti (o One Shot) il 2019 era già tutto occupato. Poco male, mi dissi, perchè nel frattempo avevo Dylan Dog da scrivere e mi serviva poter respirare con maggior libertà. Improvvisamente, lo scorso ottobre, Gianmaria Contro (curatore de "Le Storie") mi ha chiamato per chiedermi se mi sarebbe piaciuto uscire in tre tranches a inizio anno sulla sua collana. Un esperimento, mi disse, per vedere come reagirà il pubblico e una boccata d'ossigeno per i tre autori che avrebbero dovuto occupare la "nicchia" nel primo trimestre dell'anno, dato che erano arrivati un po' lunghi con la lavorazione delle loro storie. Dovevo "solo" aggiungere trenta pagine su una cosa che, peraltro, era già bella che confezionata e che stavo già disegnando. Così, ho messo mano alle singole scene e le ho rese più ariose, e intervenendo per poter avere tre blocchi identici da centodieci pagine senza dare l'impressione di averli tranciati di netto, ma accompagnando i finali delle puntate con uno stratagemma "teasing", ossia che accrescesse la tensione e l'attesa. Scusa la lungaggine, ma come vedi la creazione del Lupo è stata un'avventura nell'avventura!

storia interessante
a proposito di questo

è solo sceneggiatura o sceneggiatura e disegni?

Grazie dell'articolata risposta, Gigi, è davvero un bel resoconto!

Solo sceneggiatura. Ai disegni avrete Brindisi e Soldi.

grazie per le informazioni, a questo punto vista la disponibilità io continuo ad approfittare
e visto che in "musica per corpi freddi" dell'ultimo old boy c'è una cosa che (come avevo anche scritto nel topic apposito) non ho capito, provo a chiedere: visto che il fantasma alla fine ha avuto la sua vendetta, perchè dovrebbe avere voglia di colpire ancora? è solamente per lasciare il finale aperto in classico stile horror o c'è una ragione che mi è sfuggita? mi accontento anche di un "lascio alla libera interpretazione di ogni lettore", è solo per capire se sono io che mi sono perso qualcosa per strada...

Un po' come dici tu: è un classico finale da film horror anni '80, filologicamente corretto per via del fatto che Dylan stesso è un puro prodotto anni '80. In realtà, è corretto pensare che se il fantasma di Lynch/Jordan ha esaurito il suo compito e si è vendicato non sussiste alcun pericolo per chi si imbatterà in un'ennesima audiocassetta col "brano maledetto". Ma l'interrogativo resta, non avendo mostrato gli esiti del regalo del ragazzino che chiude la storia. Finiva in modo simile anche "Nel fumo della battaglia", con la mamma che credeva di essere ripiombata nell'incubo sentendo tronconi di frasi provenienti dall'autoradio che potevano anche essere interpretati come un nuovo tentativo del bambino di contattarla. Assurdo, ovviamente, e che funziona solo in un fumetto: la voce dello speaker sarebbe comunque stata diversa, se "ascoltata" e non "letta", come invece facciamo coi fumetti. Sono piccoli espedienti narrativi che di tanto in tanto mi diverto a utilizzare, per dare un guizzo, un nuovo rilancio alla storia, in extremis. Può piacere o meno, lo so, ma da autore mi diverto anche con queste piccole cose. Quindi, non ti sei perso niente ma giustamente ti sei interrogato su un aspetto bizzarro della storia.