Albo a tal punto ignobile da farmi rivalutare la castronata dello stesso Simeoni sull'ultimo
Maxi - quella sui diorami di Londra tanto per intenderci.
Lì almeno la prima metà aveva un vago appeal prima di trascendere in un puerile polpettone di scosse elettriche e altre cialtronate buttate lì. Qui invece la storia prova gattopardescamente a taroccare un altro dei punti fondativi del personaggio, per poi lasciare le cose in realtà immutate, con un chiaro sentore di presa per i fondelli di fondo. Nel mentre 94 pagine di siparietti ed indagini a metà strada tra serie tv americanoide - per cui tanto gli autori attuali sbavano
- e cartoni per infanti, come nella miglior tradizione dei “piccoli brividi” made in Gigione. Sime che anche qui non si smentisce come autore negato alle vere storie di horror dylaniato, mentre molto portato alle sit-com per regazzetti petulanti, quando non è preso dai suoi socio-proclami da comizio domenicale. Ma d’altronde, se uno non ha i mezzi… di trasporto, meglio che rimanga appiedato dice il buonsenso, piuttosto che dargli chiavinmano la patente di autore di punta per portare avanti questa serie in fase di revisione
.
Voto 4 ½ . E per il tagliando parcheggiare l’albo in un luogo molto remoto.
Copertina forse ai minimi storici nella curva di
Cavenago. I tentacoli non sono il suo forte.
Disegni appiattiti e senza guizzi; un diesel infreddolito.
Gerasi non è tra i miei preferiti del nuovo corso, ma nelle prove precedenti mi aveva convinto di più. Dylan ciuffettone dandy sempre depresso non mi piace, e contrasta con Groucho molto più realistico. Incubi fatti in modo dozzinale (p.12 e 18). Molto carina la tizia lentigginosa a p.34. Probabilmente compare un omaggio allo stesso Simeoni, ritratto nella prima vignetta di p.73
.
SPOILER ~ SPOILER ~
SPOILER ~ SPOILER ~
SPOILER ~ SPOILER ~La storia alla fine è composta da
tre tronconi, senza variabili tangenziali a darle gas naturale.
Mettiamoci in moto: nella prima fase ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio del filone tormentonico a senso unico, in gran voga nell’ultimo lustro: “
Dylan alle prese col problema comunissimo X, fino ad incasinarsi”. Questo mese è toccato alla revisione dell’auto. Non mi stupirei se nei mesi prossimi non si cacciasse in qualche cataclisma per colpa di un sacchetto sbagliato nella differenziata, o non scopra che la sua licenza media presentava un errore di forma e dovrà ridare gli esami in una scuola per disadattati redivivi
.
Poi si passa in seconda ad un'altra fase ormai stucchevolmente notoria: qualche entità che non ha una straminchia da fare, impiega il proprio tempo libero
per far incastrare Dylan, il colpevole per eccellenza. Eggiù di raffronti poliziotteschi da farsa col marmittone Carpenter, scenate poco spint-erogene con la frigida Rania, sospetti di gombloddi arcani per creare frizione, etc. Non basta sinceramente la meta-ironia di Groucho (p.95) sui mostri di un tempo che si accontentavano semplicemente di voler asfaltare Dylan nella tomba, per continuare a tollerare un teatrino accartocciato su se stesso fino ad un patetico vicolo cieco
.
Infine per oliare tutto, si ingrana la terza, con una spruzzata meno che elementare di
demoni e rituali alchimistici, messa lì alla meno peggio, e di una insulsaggine tale da far rimpiangere le sorpassate capatine di Winston McCLoud
****Qualche dettaglio sparso, per ammortizzare il car-crash delle menate:
Tanto per cominciare si comincia malino con l’ennesima semi-incongruenza rispetto alla gestione della testata nel suo (supposto) continuum temporale… in conflitto coi tempi di lavorazione/pubblicazione degli autori o del loro (non)comunicarsi le vicende a vicenda.
Giusto un mese fa Dylan era stato prosciolto da qualsiasi fermo amministrativo (p.23 del numero #383)
per la sua auto; ok, tutto liscio, e nessuna revisione necessaria. Mentre qui lo starter di tutto parte proprio da un presupposto contrario! Una coincidenza sibillina? Un antipasto omeopatico? Un refuso sbadato? Un accavallamento imprevisto? Muah…
Non capisco se certe battute evidenziate abbiano un doppio senso, magari impegnato. “
Dobbiamo esser tutti più verdi” (in grassetto, p.8): e gialli no, considerando l’invasione di prodotti cinesi? E gialloverdi nemmeno, considerando l’imbarcamento di sottoprodotti italioti come Salvini e Di Majo
Vergognoso per quanto out of character il bisticcio maleducato e petulante (p.9) di Dylan contro la signora in pelliccia. Ci mancava solo che la prendesse a clacsonate nel cofano ed eravamo al grancompleto. Non tutta l’ironia dei dialoghi svelti della prima parte è da buttare, ma non capisco sinceramente certe frasi teleromanzate con tocchi edotti, tipo: “
come per le donne, non riuscirei a separarmene senza sanguinare” oppure “
taluni eventi programmati” (p.13). E che roba è, Malgioglio+Daverio? Ma poi per consolarci si passa allo stile Bagaglino col la battuta su Groucho caduto dal seggiolone da piccolo (p.18)
.
Qualche meta-riferimento di routine in “
dove sono finiti gli amanti del classico?” (p.15) o sul maggiolone nero usato in un certo “
filmetto horror” (ben degno quindi della scrittura simeonide) in cui per ragioni di © Groucho non è stato accreditato tra i figuranti (pp.20-21). Ho anche dei sospetti, in prospettiva strada da lastricare per la fase meteorica, sull'inesistente camera degli ospiti su cui insiste Groucho, come sul fatto che Rania dichiari più volte un certo interesse sulle teorie spirituali (p.70) e sull'animismo delle Antiche religioni (p.73)
.
Il semiasse (caruccio) della storia ruota attorno al prezzo simbolico di una circolare sterlina, che in realtà è un obolo da patteggiare col diavolo, che proprio diavolo non è… anche se si parla di pentole (p.15). E comunque Hamlin (p.72) ha ragione sul tradire il valore intimo delle cose dandogli un controvalore pecuniario: per questo non venderò mai a nessuno la mia collezione di ciofeche di Simeoni, anche per paura di ritorsioni poco occulte.
Sconfortante comunque l’idea di ripescare un
villain insipido e dimenticabilissimo come il maghetto Van Heller per dare un tono sulfureo alla vicenda… o per ricadere nel solito auto-citazionismo strumentale di certi autori, che suppongono i loro personaggi facciano scuola nell’accademia dylaniata e meritino una rispolverata di auge tra presunti fans dopo 3 anni di boccheggiante oblio dal #344.
Ad ulteriore svantaggio di questi costrutti, nel nostro caso il cattivone di turno viene spiattellato sin da subito (p.29), è dotato di poteri parastatali per semplificare i passaggi di sceneggiatura (v. illusione con tanto di mega villa, a cui abbocca pure Groucho), ed anche lui deve sottomettersi al nuovo trend del tentacolo maligno (
Eccher-itorniamo sul pezzo? Certo che sì, non fosse stato chiaro). Tra l’altro spero vivamente di sbagliarmi in retromarica, ma non vorrei che si alluda a chissà cosa del passato plurisecolare di Dylan, quando dice che Van Heller è stato già sconfitto da lui più volte di quante ne ricordi attualmente (p.91)
Solita sbavatura di logica da rottamare a fari spenti: prima di chiudere il telefono Dylan intima a Willman di venirsi a prendere il “rottame” (p.26), e invece una pagina dopo si reca al volo da lui per riconsegnare il povero mezzo non-a-norma, mentre a p.28 Willman dice di avergli chiesto la cortesia di venire al posto suo causa contrattempo. Coff, coff… e fa bene a tossire
.
Per giustamente infierire sul lettore, tutta la parte delle indagini (da p.36) è un
barbosissimo sciorinarsi di consulenze su battistrada, vernici, stucchi, cromie, etc. che sinceramente carbura solo sbadigli. Ci si lamenta del tenore dei telefilm
Derrick quando cose del genere manco
C.S.I. ANAS le metterebbe in pista. Andando a tentoni invece che a Quattroruote si finisce per (s)forare lo stesso. Senza contare la
beotata maxima per cui durante il primo sopralluogo sul luogo del duplice investimento (p.36) l’efficientissima polizia di Sua Maestà la Babbiona Tentacoluta non trova la targa DYD 666 nel prato adiacente, mentre ce ne vuole un secondo (p.50) nello stesso posto su indicazione della Rakim per rakkattarla. Ahhh, come vengono spesi i soldi dei reali contribuenti…
In tutto questo, mentre si rivanga da mesi sulla modernità dei tempi digitalizzati, ci vogliono far credere che non ci sia stata per strada
MANCO UNA TELECAMERA ad aver inquadrato il maggiolone nelle sue scorribande notturne? Meglio svoltare oltre vah, e non pensare a queste sgommate di sceneggiatura da kartodromo per dodicenni.
Mi sfugge poi l’utilità dell’insistito appello continuo coi nomi in lista (anche qui gridati in grassetto) dei vari poliziotti usa&getta da menzionare tipo tale Randy, Danny, Coleman, Storm, Santorini, etc…
Hell’s Bells Ecchicacchiosenefrega di questa lista di figurine chi gironzolano attorno a Scotland Yard per la modica cifra narrativa di una manciata di pagine? O pensano di propinarli anche per i prossimi numeri, quindi è meglio che li memorizziamo?
Abbastanza didascalico nel pedante l’incontro/cameo forzoso di
Hamlin per introdurre sotto lezioncina ispiratrice il tema dell’anima-spugna negli oggetti. Bastava una fase onirica per illuminare Dylan in questo senso, ma forse i suoi specchietti interiori erano appannati dai battibecchi con Rania - di cui ho già parlato altrove, auto-nauseandomi del personaggio - nel ruolo di ruota di scorta nelle indagini
Per la parte conclusiva, svolta alchemica insapore come l’acqua del radiatore per farci un thè; poi accelerata resa dei conti a suon di pallottola a mo’ di cavallo di ritorno, per una storia a 50cv ormai sfiancati dalla banalità di un tracciato narrativo più nojoso di un GP di Montecarlo con 60 giri di safety car.
Per la sicurezza del maggiolone, nonostante le ultime 6 pagine di sconfortante pedaggio pro-riempitivo, bisogna stare attenti alle famigerate dichiarazioni sulle emissioni dei nuovi motori
Volkswagen. Stai a vedere che non vengano i nazi-vampiri a sequestrarlo di nuovo per impiantarci qualche diavoleria di impianto a sangue di vergine. Nel caso meglio passare a mezzi alternativi, tipo:
SCHNELL, ALOHA!