Invece di sbellicarti sul contrarioditutto (
), forse bisogna considerare su uno spettro più ampio quello di cui stiamo parlando.
Non si tratta di liofilizzare una storia nata/concepita su 94 pagine in sole 60. E' un discorso generico sulla serie, di cui ne soffre dall'inizio.
Morgan Lost, inutile nasconderlo, non nasce per la continuity. Qualcosa di molto vago e sparpagliato nella prima serie ettantisaluti. Come
Brendon che stentava a ricucire i capitoli sulla Luna Nera, una volta ogni morto di pappone. E sai perché?
...perché questo è il
classico stile del Chiave, a cui è più congegnale la storia autoconclusiva (magari con controfinale ad effetto
) su formato intorno alle 90 pp. - o anche più estese sugli Speciali, o più brevi&fulminanti come nelle raccolte tipo
Labirinti di Paura - in cui compare il "caso" da analizzare di volta in volta, la missione in cui incappa il suo protagonista con tutte le sue problematiche, tra incubo, fantasie, misteri, nuovi scontri/incontri, drammi sottotraccia, storie-nella-storia, etc. Di portare avanti una macrotrama nunzeneparlava, se non a spizzichi. Questo è il formato narrativo connaturato a Claudione: c'è poco da fare, non si cambia tanto facilmente con quasi 30 anni di mestiere sul groppone
.
Poi, suonino le trombette... ad un certo punto la SBE lo ha preso per la collottola e gli ha chiaramente detto che se voleva continuare a scrivere ML doveva ridurre il numero di pagine - capestro per il prezzo invariato in copertina - e provare la via della continuity per fidelizzare maggiormente il numero dei lettori (già in calo) provando una nuova via. Albi più brevi di rapidissimo consumo quindi, ed un'unica macrostoria da portare a termine in una decina/dozzina di uscite da 60 pagine.
E bisogna dire con tanto di cappello che il Chiave se l'è cavata egregiamente in molte situazioni dove la cosa non era così scontata. Tipo la difficoltà iniziale di "azzerare" il personaggio nei primi numeri dei
Dark Novels ma allo stesso tempo ricapitolare i punti portanti della serie precedente per chi si affacciava su ML per la prima volta.
E guardacaso il meglio su DN lo ha dato dopo i primi numeri dove è riuscito ad integrare il puzzle narrativo della continuity che ruminava scalpitando con quello del singolo (nuovo) caso auto-conclusivo da profiler.
Mi riferisco al tizio delle bare di cristallo o al santone voodoo rinnegato. Quelli erano albi davvero riusciti, perché aggiungevano qualche step alla macrotrama, ma sapevano anche brillare di luce propria, con la new entry da esaminare ed esaurire, narrativamente parlando. In tipico stile Chiave. E come anche alcune serie tv ad episodi mettono in atto, per non ridursi a telenovelas spezzate dall'intervallo tra una sigla di chiusura e la successiva d'apertura.
Poi la cosa via via è sfuggita di mano perché le
esigenze da continuity hanno soffocato tutto il resto. E Claudione ha dovuto rinunciare a creare nuovi "casi" disumani da scoprire, per
focalizzarsi solo sulla doppia fuga-prigionia in combo di Lisbeth+Wallendream, che era rimasto come asse portante della macrotrama. Una cosa che ad uno come lui sta stretta come modo di impostare una storia, anche se diluita su 5/6 numeri consecutivi. Un inseguimento con scia di efferatezze, più una serie di ricatti a corredo: questo la base di tutto. Igraine ed il resto dei compari, per esempio, lettera morta.
Senza contare il coefficiente di difficoltà aumentato perché, su un impianto di 60 pagine, ognuno di questi nuovi albi mensili per esigenze da showbiz non poteva rappresentare semplicemente il fascicolo da rilegare di una storia di 360 pagine, ma un congegno con un suo specifico interesse d'acchiappo attraverso
colpi di scena ricercati, rivelazioni, ribaltamenti, e cliffhanger obbligatori per tener il fiato sospeso fino al prossimo mese, etc. Tutto roba non propriamente tipica del Chiave, che ha cercato di tamponare la scrittura con questi additivi (riduttivi) laddove possibile, onde proseguire - se non trascinarsi stancamente sul groppone - a marce forzate col fiatone stàminkiadistoria della fuga di Wallendream mentre Lisbeth rischia la pellaccia, ed i fan dei conigli si scannano con quelli del nasuto.
La sensazione che le storie dovessero esser di 94 pagine deriva da questo. Non vuol dire che lui le abbia inizialmente concepite così lunghe, o che non sapesse dividere una macrotrama su multipli di 60 pagine. Ma deriva dal fatto che un Chiaverotti intento a lavorare entro queste dinamiche
NON RENDE PIU' DI TANTO, perché sembra come se messo alla strette, a livello di sbocchi per le proprie risorse, mentre averebbe avuto bisogno di comunicare "altro"... di altro da descrivere, argomentare, deviare, raccontare, etc - anche il singolo caso digressivo del rejetto qualunque, cosa che fa capolino nella totalità dei suoi
Dylan Dog d'epoca per un pajo di pagine amarognole. Cosa non permessa dal format e dalla fretta di portare a termine la storiella principale di sopra.
Che infatti si è conclusa con due semi-flop - doppio suicidio toglilecastagnedalfuoco - perché alla fine a lui non interessava la scena madre di due personaggi chiave che scompajono, ma tutto quello che c'è attorno, su più piani intersecati. E sui cui non s'è potuto esprimere più di tanto, per le esigenze riduttive di copione. Questo s'intende per snaturare un modello tipico di scrittura.
Se vogliamo ha fatto bene a cimentarsi in questa prova perché la prima serie rischiava di diventare troppo ripetitiva e sulla falsariga delle "variazioni sul tema". Ma il numero di colpi a segno sulle DN, secondo me, è notevolmente inferiore in percentuale rispetto ai primi 25 numeri da 94 pagine. Ed un motivo se molti si sentono estraniati nel leggere un Chiave apparentemente "monco" c'è.
Quindi non so che diavoleria si stanno inventando per la terza serie, ma se continua così per me c'è più da perdere che da guadagnare
:
AHOLA
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