Loro possono dichiarare quello che vogliono, ad anni di distanza i fatti si smentiscono da soli.
L'
Old Boy di fatto non è ambientato in nessun'epoca, futura o passata che sia. Va bene per tutti i tempi, neutri. E fa sempre riferimento ad una dimensione/presente PARALLELO rispetto a quello che succede (?) nella serie regolare, a livello di stravolgimenti. Anche per evitare casini con autori X+Y che non sanno quello che stanno scrivendo W+Z nel frattempo (v. sconquassi da continuity).
Quindi è normale che esistano anche qui twitter o la Brexit se per caso debbano servire per ragioni interne al contesto della storia.
[...]
Tornando al
Maxi invernale, per ordine:
Prima copertina di
Accardi ad esser vagamente convicente. Dylan rimane disegnato stile bimbominkia, ma la semplicità dei fondali ajuta a non compromettere il soggetto e l'atmosfera. Forse qualcosa in più per il poster/mensola sulla destra si poteva fare, ma tant'è...
Bene la tizia livida di morte. Male il reggiseno ingessato che sembra una correzione postuma pro-censura. Consultare un catalogo degli
Intimissimi per rendersi conto di come calzano certe cose anatomicamente non farebbe male
***
Io ti salverò Disegni
7 Testi
7 -----Casertano favorisce non poco la Contu (privilegiata da un partner simile) in questa storia. Personaggi espressivi, chine sofferte quanto basta, ed aderenza al mood grottesco quando serve. Un bel vedere, come la pettinatura
a là Tarantino del Dylan in ricrescita che mostra cenni di stempiatura. Forse solo Shirley andava disegnata inizialmente in modo più giovanile - per essere un'étoile - e sui mostracci paffuti non ci siamo... ma sono diversi anni che le creature deformi di Casertano non fanno più paura - forse dai tempi de
L'ultima Mutazione, restando sul genere
.
Per quanto riguarda la storia, mi è piaciuta fino a 3/4... poi si poteva fare di meglio, anche se non tutto viene compromesso, fortunatamente. E l'insieme
si salverà, da solo
La
Contu è abbastanza spigliata (quasi Pinter-iana) nei dialoghi, sa svolgere una trama ed un'evoluzione drammatica dei personaggi assieme ai fatti concreti, facendo leva su una problematica purtroppo nota a tutti. Poteva cadere in facili ristagni socio-retorici, ma ne scansa la maggior parte, per quanto a volte la ricattevole struggenza di alcuni passaggi sembra troppo palese, se non gratuita, fino al melò spinto (v. bimbo Superman, lacrimuccia a teatro, etc.)
.
Centrato
il motivo principale dell'identificazione della vita di Shirley in/nel ballo, incarnazione plastica dell'esistenza in movimento (pp.50-51, 55), che qui deve lottare contro una minaccia neoplastica che vorrebbe annichilirla per sempre da ogni palcoscenico dinamico. Bene anche l'inquietudine per un corpo che si credeva di conoscere come un partner fidato (pp.32-33), mentre si ribella oscuramente dall'interno o lancia segnali contraddittori
.
Abbastanza realistici - forse anche troppo, sino al minimalismo inerme
- i passaggi che seguono l'iter del duo Dylan-Shirley nella condivisione del "male", tra diagnosi, chemio, nausee, effetti collaterali, gente ospedaliera, sindrome di rigetto, ragion di vivere, ricadute sulla vita quotidiana e di coppia, etc. In certi casi la cosa sembra anche un po' patire della fasi di stanca (v. pp.34-40), ma forse l'autrice pensava servissero alla full-immersion nel contesto, e spesso se la cava con qualche scambio vivace o ironico per uscire dal vicolo cieco dell'oleografia più scontata pro-deprimenza. Anche se più seriosa del
Terrore, rimane una storia dove si sente lontano un miglio
la mano femminile dietro le quinte; e probabilmente nelle grinfie della
Barbato una cose simile sarebbe traghettata verso le dylanpippe masochistiche più pedanti ed i silenzi più sentenziosi. Di sicuro Paoletta (
misandria rulez!) ci avrebbe propinato un Dylan meno idealizzato & bravoraghezzo di quello ritratto dalla Contu, che qualche volta eccede (es. p.12), con certe tirate stile fiction su Canale5
.
Per fortuna Dylan non assorbe le fisime della malattia empaticamente, altrimenti una nuova matrigna Morbi si sarebbe inserita di straforo, mentre la tipa delirava sui passetti del
Black Swan come N.Portman.
Mi è piaciuto anche (senza strafare) come sia stato introdotto l'argomento della bieca cialtronaggine con cui santoni esaltati o sapientoni delle varie cure alternative rifilano placebo truffaldini, a suon di oroscopi o diete insettivore, approfittando della disperazione di malati e loro famiglie afflitte, disposte a tutto. Persino il dottor Miller concede qualcosa all'ambiguità del metodo (p.48), ammettendo l'esistenza potenziale di cure orientaleggianti valide, mentre riconosce l'arroganza della scienza occidentale e dei suoi parametri pre-codificati. Simpatica la vena parodica contro la psicosi da complottismo multinazionalista dilagante, col tizio che s'infervora per le formiche "fatte sparire" di proposito dal Sistema nei giardini di Londra (p.47)
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Come altri non ho gradito molto la parte finale, diciamo dall'ammazzamento del bobby in poi (p.73), perché stravacca nel trash pacchiano con mille altre alternative migliori al proprio arco
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Non mi sembra il caso di scomodare Cronenberg per un pugno di mosche narrative come il solito allarme+parapiglia pedestre per le vie di Londra, qualche raffica di mitra fuori controllo, ed un abbraccio con un bozzolo di non-più-umano. L'unica scena salvabile in questo ambito è la leccata al muro per improvviso appetito di muffa self-service (p.67)
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Spesso si paragona il tumore ad un ragno che si annida silenzioso negli anfratti del proprio corpo per tessere una trama mortale: non era poi del tutto fuorviante che degli insetti potessero debellarlo, notoriamente nemici dei ragni, e di tutti gli aracnidi per esteso. Del resto, senza entomologo ferire, il fatto che il carcinoma già muti di per sé l'organismo dall'interno, era una (non)metafora sfruttabile meglio per rendere l'evoluzione
horror-friendly della degenerazione del "male" e delle sue piaghe implicite, senza fattori (banalmente) mutanti iniettati dall'esterno che coinvolgessero il DNA... alla pari delle tartarughe Ninja radioattive che qui invece rievoca la Contu con la questione dei tardigradi. Che comunque restano in teoria della creature interessanti, per la loro vita sospesa ed iper-resistente alle calamità estreme
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Controfinale telefonato e troppo chiacchierato, non soddisfa perché rassicura e non lancia neanche un urlo dal bujo della malattia, mentale od organica che sia. Un abbraccio e passa tutto.
ALOHA METODO DI(LAN) BELLA