Cosa sarebbe, un
coming out dell'autore stesso su qualche social o canale personale?
Conferma quanto si diceva: se revisionate meglio le cose (dalla redazione) si creano meno equivoci ed incongruenze. Non bastavano le scivolate sulle copie di
Haenv + copertine collegate di due mesi fa?
Alla luce di questo forse verrà un po' meno (di riflesso a quest'albo) la credenza in prospettiva di un Rinascimento simeonide visto che si tratta di una storia concepita 4 anni fa, e che forse non traduce appieno la temperie compositiva attuale dell'autore. Vedremo...
A me questo #378 non è dispiaciuto ma
non mi ha fatto nessun effetto positivo in particolare.
Corretto tecnicamente - ed è comunque un traguardo notevole per Simeoni - nel senso di senza grosse sbavature o bacchettonaggini smaccate, ma non traduce più di tanto il senso dell'incubo strisciante o dei traumi personali, se non attraverso un rincarare di stadi di cronaca sempre più nera sul finire. Bene la struttura cliente-domande-indagini, ma alla fine la storia si riduce solo a questo, per (ri)chiudersi sulle risposte che vengono dal passato, sciogliendo il conflitto con una certa agevolezza dopo aver rivangato su altri torpidumi trascorsi. Se parliamo di tragedie intimiste è molto più teso ed opprimente (oltre che meno didascalico) un percorso come quello fatto vedere in
Io ti salverò, parlando di uscite molto recenti.
E dell'onirismo esistenziale soffuso ed ipnoticamente ambiguo reclamizzato dal titolo nessuna traccia
.
Non vado oltre il
6 1/2 complessivo quindi.
Una nota positiva d'insieme è il fatto che dopo tante oziose polemiche
...venga finalmente riconosciuto a chiare lettere c
ome uno scettico quale Dylan possa anche "ammettere" l'esistenza dei fantasmi come entità a sé/con una propria ragione di essere intrinseca, e non semplici projezioni autosuggestive di menti fragili o malate. Ce n'è voluto, ma il tempo come sempre è galantuomo, nel farsi giustizia da solo... dei propri fantasmi mentali basati sul sentito dire o su intuizioni evanescenti
.
Passando ai dettagli dell'albo:
Cavenago in forma minor rispetto ai fuochi d'artificio di routine o l'espressionismo grunge-staniano del mese scorso. Comunque resta sempre un bel vedere, anche se la colorazione per bande/colonne di luce non mi convince tanto.
Freghieri in buona forma ma troppo discontinuo. L'ho preferito a colori sul
CF dei monaci ed è tutto dire. Sembra come se avesse disegnato la storia in tempi molto differenti, e che ci sia una
cesura pesante degli stili da pagina 38 in poi che fa da spartiacque in pratica. Nella prima parte (che preferisco) è più grezzo e sostanzioso, alternando anche quei b/n effetto-vuoto-senza-contorno milleriani che si erano visti nel
#329.
Poi comincia a caricare tratti più sottili, sgranature, mezzetinte - anche fuori dai flashback - retini da piastrelle del cesso, etc. in maniera difforme e randomica, lasciandomi un po' interdetto. Gli manca anche la vignetta/tavola madre, ma quella non è colpa sua. Si inventa pure un Jenkins mai visto (p.47). Si riabilita col santino sorridente a tutta pagina di Nina a pagina 97, che in altra sede mi faceva temere per una nuova Yersinia alla
UT .
SPOILER §§§§ SPOILER §§§§ SPOILER §§§§
SPOILER §§§§ SPOILER §§§§ SPOILER §§§§La storia in pratica si snoda su due tronconi e tre tempi. I due tronconi sono le vicende delle famiglie Farrington e Whiteshell che s'intrecciano tra loro quella notte in cui Dave guidava ubriaco, maledicendo la sua futura prole in modo indiretto.
La prima parte è la migliore a mio vedere (pp.5-35), anche se il racconto-nel-racconto di Dave dura un po' troppo prima di mettere Dylan in moto, ed il nostro padre di famiglia angosciato si auto-commisera oltremodo come ex-sbandato dipendente da sostanze & bagordi. Però la sua storia acchiappa bene, come attorno ad un focolare, ci permette di addentrarci con cura nel caso mysterioso. Anche gli scambi con Dylan sono buoni, come il livello d'interazione del Nostro una volta arrivato in casa Farrington, per chiudere aa(ngusciante) nuttata con la bambola di riporto, per concessione del fido(g) Syd
.
Da pagina 36 in poi i
ngrana la seconda parte, quella delle indagini vere & proprie... anche se non ci voleva quel genio illuminato (a diesel) di Dylan - chi? colui che aveva capito i bersagli razziali nel numero scorso tre giorni dopo la polizia?
- che il problema della piccola fantasma era la carenza affettiva (p.37) dopo che si era parlato di voler essere abbracciata e consolata (p.26). In pratica queste indagini consistono nel solito ricorrere para-mafioso "agli amici degli amici" per farsi dare delle dritte (
alias Jimmy, Rania, Bloch, e per poco pure Jenkins che gli sostituisce i filtri dell'aria condizionata) senza che accada nulla di interessante o inquietante. Mostruoso a livello di statura
in character il carisma/appeal che Bloch riesce ad effondere in casi come questi nelle interazioni con Dylan, anche nei panni di semplice pensionato: una ragione in più per rimpiangerlo sull'inedito o rifugiarsi nei Maxi di tanto in tanto.
Unica scena suggestiva, a livello d'inquietudini e deliri pre-razionali, l'incubo della scala capovolta (pp.51-53) anche grazie a Freghieri. Ma è un po' pochino se si considera che l'unico altro contentino in questo senso sarà Timmy che lievita qualche pagina dopo, con Nina nello specchio di contorno (p.59): Simeoni spesso rimane ancorato alla dimensione da "piccoli brividi", è più forte di lui
.
Nelle sue solite fisime (o piaghe veniali?) rientrano anche gli ennesimi riferimenti spiattellati ai Sex Pistols (v. pure nome del cane)... non fosse bastata
Anarchia nel Regno Unito; la pedanteria attualizzante di imboccarci fino alla lettera il collegamento
Cold Case-serie tv; le lamentele sindacaleggianti degli infermieri (p.64); oltre alla sparata trendy sugli "animalisti nazisti" di manichea memoria
.
La terza parte conclusiva (p.66) comincia entrando in casa di Aryanne (nomen-omen), dove tutti i fili della matassa devono esser sciolti. Onestamente, dopo che parla di una bambina strappata con la forza post allattamento (p.67), il 90% dei lettori ha mangiato la foglia con tutta la pianta, anche se la sceneggiatura lascia che la cosa sbrodoli placida placida verso altri raffronti, mezze parole, visite a domicilio, ed intuizioni scontate di Dylan, che vuota il sacco della sua (ormai) condivisibile teoria solo a pagina 75. Rimane la questione del sopralluogo nello scantinato da completare, previo raid presso l'impresa edile, tampinamento della vecchina, ed excursus (?) gratuito nel becero urbano col balordo Rudy Lovecchio che permette anche un siparietto animalista a cazzotti nel muso
.
Dell'incubo per cui sognare (anche senza dormire) nessuna traccia. Come si evince anche per l'esorcismo implicito della spiritella Nina grazie al ritrovamento del suo cadavere a semplici colpi di piccone, così,
en passant, unavignettauna, liscioliscio, senza un minimo di pathos narrativo o corredo visionario a margine. Questo perché il
gambler Simeoni pensa bene di giocarsi il jolly dell'effetto sorpresa caricando la posta tutta sulla mano di scempiaggini
made in padre(
feat. nonno) Thomas con un poker di nefandezze da rinc-orco che comprenda incesto, segregazione di minore, annichilimento farmacologico, e smemorando soccorso tardivo nella deambulanza ebete casa<->ospizio
.
Quando la dettagliata
cronaca nerissima ficcata da spuntosupera la realtà di ogni fantasia più truce. A discapito della tensione che poteva essere instillata nella storia diversamente/altre dosi, senza ricorrere a questo campionario concentrato in dirittura d’arrivo (p.96) che non crea i termini drammatici per viversi in atto.
E poi Racine. Racine...
Per carità, frase caruccia... ma mi lanci l'albo con un meme stra-abusato dall'
Amleto e poi non chiudi idealmente il cerchio con
Shakespeare, che ha scritto fiumane di adagi citazionabili?
ALOHA
"The silence often of pure innocence
Persuades when speaking fails".
The Winter's Tale II.2