Cravenroad7

Loro possono dichiarare quello che vogliono, ad anni di distanza i fatti si smentiscono da soli.
L'Old Boy di fatto non è ambientato in nessun'epoca, futura o passata che sia. Va bene per tutti i tempi, neutri. E fa sempre riferimento ad una dimensione/presente PARALLELO rispetto a quello che succede (?) nella serie regolare, a livello di stravolgimenti. Anche per evitare casini con autori X+Y che non sanno quello che stanno scrivendo W+Z nel frattempo (v. sconquassi da continuity).
Quindi è normale che esistano anche qui twitter o la Brexit se per caso debbano servire per ragioni interne al contesto della storia.

[...]

Tornando al Maxi invernale, per ordine:

Prima copertina di Accardi ad esser vagamente convicente. Dylan rimane disegnato stile bimbominkia, ma la semplicità dei fondali ajuta a non compromettere il soggetto e l'atmosfera. Forse qualcosa in più per il poster/mensola sulla destra si poteva fare, ma tant'è...
Bene la tizia livida di morte. Male il reggiseno ingessato che sembra una correzione postuma pro-censura. Consultare un catalogo degli Intimissimi per rendersi conto di come calzano certe cose anatomicamente non farebbe male

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Io ti salverò

Disegni 7 Testi 7 -----

Casertano favorisce non poco la Contu (privilegiata da un partner simile) in questa storia. Personaggi espressivi, chine sofferte quanto basta, ed aderenza al mood grottesco quando serve. Un bel vedere, come la pettinatura a là Tarantino del Dylan in ricrescita che mostra cenni di stempiatura. Forse solo Shirley andava disegnata inizialmente in modo più giovanile - per essere un'étoile - e sui mostracci paffuti non ci siamo... ma sono diversi anni che le creature deformi di Casertano non fanno più paura - forse dai tempi de L'ultima Mutazione, restando sul genere .


Per quanto riguarda la storia, mi è piaciuta fino a 3/4... poi si poteva fare di meglio, anche se non tutto viene compromesso, fortunatamente. E l'insieme si salverà, da solo

La Contu è abbastanza spigliata (quasi Pinter-iana) nei dialoghi, sa svolgere una trama ed un'evoluzione drammatica dei personaggi assieme ai fatti concreti, facendo leva su una problematica purtroppo nota a tutti. Poteva cadere in facili ristagni socio-retorici, ma ne scansa la maggior parte, per quanto a volte la ricattevole struggenza di alcuni passaggi sembra troppo palese, se non gratuita, fino al melò spinto (v. bimbo Superman, lacrimuccia a teatro, etc.) .
Centrato il motivo principale dell'identificazione della vita di Shirley in/nel ballo, incarnazione plastica dell'esistenza in movimento (pp.50-51, 55), che qui deve lottare contro una minaccia neoplastica che vorrebbe annichilirla per sempre da ogni palcoscenico dinamico. Bene anche l'inquietudine per un corpo che si credeva di conoscere come un partner fidato (pp.32-33), mentre si ribella oscuramente dall'interno o lancia segnali contraddittori .

Abbastanza realistici - forse anche troppo, sino al minimalismo inerme - i passaggi che seguono l'iter del duo Dylan-Shirley nella condivisione del "male", tra diagnosi, chemio, nausee, effetti collaterali, gente ospedaliera, sindrome di rigetto, ragion di vivere, ricadute sulla vita quotidiana e di coppia, etc. In certi casi la cosa sembra anche un po' patire della fasi di stanca (v. pp.34-40), ma forse l'autrice pensava servissero alla full-immersion nel contesto, e spesso se la cava con qualche scambio vivace o ironico per uscire dal vicolo cieco dell'oleografia più scontata pro-deprimenza. Anche se più seriosa del Terrore, rimane una storia dove si sente lontano un miglio la mano femminile dietro le quinte; e probabilmente nelle grinfie della Barbato una cose simile sarebbe traghettata verso le dylanpippe masochistiche più pedanti ed i silenzi più sentenziosi. Di sicuro Paoletta (misandria rulez!) ci avrebbe propinato un Dylan meno idealizzato & bravoraghezzo di quello ritratto dalla Contu, che qualche volta eccede (es. p.12), con certe tirate stile fiction su Canale5 .
Per fortuna Dylan non assorbe le fisime della malattia empaticamente, altrimenti una nuova matrigna Morbi si sarebbe inserita di straforo, mentre la tipa delirava sui passetti del Black Swan come N.Portman.

Mi è piaciuto anche (senza strafare) come sia stato introdotto l'argomento della bieca cialtronaggine con cui santoni esaltati o sapientoni delle varie cure alternative rifilano placebo truffaldini, a suon di oroscopi o diete insettivore, approfittando della disperazione di malati e loro famiglie afflitte, disposte a tutto. Persino il dottor Miller concede qualcosa all'ambiguità del metodo (p.48), ammettendo l'esistenza potenziale di cure orientaleggianti valide, mentre riconosce l'arroganza della scienza occidentale e dei suoi parametri pre-codificati. Simpatica la vena parodica contro la psicosi da complottismo multinazionalista dilagante, col tizio che s'infervora per le formiche "fatte sparire" di proposito dal Sistema nei giardini di Londra (p.47) .

Come altri non ho gradito molto la parte finale, diciamo dall'ammazzamento del bobby in poi (p.73), perché stravacca nel trash pacchiano con mille altre alternative migliori al proprio arco .
Non mi sembra il caso di scomodare Cronenberg per un pugno di mosche narrative come il solito allarme+parapiglia pedestre per le vie di Londra, qualche raffica di mitra fuori controllo, ed un abbraccio con un bozzolo di non-più-umano. L'unica scena salvabile in questo ambito è la leccata al muro per improvviso appetito di muffa self-service (p.67) .

Spesso si paragona il tumore ad un ragno che si annida silenzioso negli anfratti del proprio corpo per tessere una trama mortale: non era poi del tutto fuorviante che degli insetti potessero debellarlo, notoriamente nemici dei ragni, e di tutti gli aracnidi per esteso. Del resto, senza entomologo ferire, il fatto che il carcinoma già muti di per sé l'organismo dall'interno, era una (non)metafora sfruttabile meglio per rendere l'evoluzione horror-friendly della degenerazione del "male" e delle sue piaghe implicite, senza fattori (banalmente) mutanti iniettati dall'esterno che coinvolgessero il DNA... alla pari delle tartarughe Ninja radioattive che qui invece rievoca la Contu con la questione dei tardigradi. Che comunque restano in teoria della creature interessanti, per la loro vita sospesa ed iper-resistente alle calamità estreme .

Controfinale telefonato e troppo chiacchierato, non soddisfa perché rassicura e non lancia neanche un urlo dal bujo della malattia, mentale od organica che sia. Un abbraccio e passa tutto.

ALOHA METODO DI(LAN) BELLA

Dopo mesi di latitanza, risorgo dalle mie ceneri. Questo Old Boy mi aveva attirato per gli sceneggiatori coinvolti e quindi, contrariamente alla norma, l'ho acquistato.

Io ti salverò:
Parte bene. Certo, sentimentalismo di bassa lega, alla "volemose bene", ma si fa leggere. Poi compaiono gli insetti giganti e non sapevo bene se ridere a piangere. Davvero terribile. Una piega da b-movie che piombia dal cielo come un macigno su di noi poveri lettori che pensavamo a una storia drammatico/sentimentale. Gabriella Contu, anche no, grazie. Voto -> 4

Orrore dal profondo:
Si fa leggere. Fila liscia senza sussulti fino al "colpo di scena" che, però, non colpisce per niente. La parola esatta è: insipida. Oltretutto, ho gradito molto poco i disegni e mi sono ritrovato più e più volte a soffermarmi su una data tavola e a chiedermi "Ma che, davvero lo disegniamo così?". La curiosità (non so perché) di leggere qualcosa d'altro della coppia Artusi/Lombardo rimane. Ripiegherò sui loro Nathan Never e sul loro prossimo Martin Mystère (quello di giugno, mi pare), sperando di ricevere più soddisfazioni. Voto -> 5

Libri di sangue:
Incredibile! Una storia di Accatino che mi è piaciuta! Andate a vedere il mio commento (dovrebbe essere in ultima pagina) a "Il generale inquisitore" per capire perché ora sono così sorpreso di trovarmi in sintonia con questo autore. Soggetto non originale (scrittore & finzione/realtà), ma che ammetto fare sempre molta presa su di me, ma sceneggiato bene. Certo, non una storia incredibile, ma comunque l'ho letta volentieri. Soprattutto mi ha preso punti per il bel finale, che ho trovato (per quanto ovvio) particolarmente ispirato. Dall'Agnol mi piace molto, anche (soprattutto!) nei suoi exploit più estremi come "Il cuore degli uomini", quindi chissà, magari è anche grazie a lui che questa storia mi è piaciuta più del dovuto Voto -> 6 e 1/2

letto per ora solo la prima storia della Contu e l'ho trovata bella, bellissima... come anche indicato da Recchioni, ho veramente ritrovato le atmosfere del miglior Sclavi...malinconia, tristezza, mostri, metafore della vita, la morte vera, Dylan che fa il Dylan (piange, si incazza, indaga, ecc...) e tanto altro ancora, tutto quello che Sclavi riusciva a trasmettere...
brava, brava, brava...
storia che sicuramente va ai primi posti del mio gradimento degli ultimi anni, contentissimo e soddisfattissimo

A me è piaciuto tutto. Un buono pieno, con Accatino uber allea. Appena ho tempo entro nel dettaglio.

Mi chiedo intanto se c'è una ragione per cui Accatino ha inserito di proposito tutto quei dettagli per contestualizzare la storia nel 1995 o davvero è una vecchia sceneggiatura sbucata da un cassetto.

Ma se fosse stata una vecchia sceneggiatura... ma cosa mi impediva di toglierli quei dettagli per non farvelo capire?
Io, bho, davvero...

Ho votato ottimo. Questo 2018 inizia col botto.

Ma infatti chiedevo se ci fosse una ragione specifica del perché annientarla con precisione nel 1995 piuttosto che in un altro anno. Se non c'è, capita di immaginare spiegazioni a caso come ho fatto.

Per adesso ho letto solo Io ti Salverò, ma ne voglio parlare subito, con spoiler, perché a quanto pare la vedo diversamente rispetto agli altri.

Inizio col dire che l'ho trovata ottima, assolutamente "da serie regolare" (anche se ufficialmente la differenza tra Maxi e quest'ultima non esiste) se non preferibile a molte altre, il primis quel Terrore che ho definito la peggior storia dell'era Recchioni. Mi fa piacere che la Contu (che non conosco) abbia dimostrato di poter valere.

I due incubi che la costituiscono (la malattia e la mutazione) si complementano perfettamente nella loro essere perfetti opposti (spietata realtà VS sbrigliata fantasia, anche se è una definizione superficiale).
La prima parte è ben scritta, e trasmette un senso di profondo malessere. Se l'obiettivo di una storia è quello di non lasciare indifferenti, qui è perfettamente centrato.
Alcune uscite di Dylan non mi sembrano il massimo, ma niente di grave. Sul momento non avevo apprezzato troppo neanche il riferimento a santoni, ciarlatani e sciacalli vari, forse perché arrivato in un periodo storico in cui DD è troppo "sulla cronaca", ma in una storia del genere è quasi impossibile trascurarlo.

Però ecco, le "cancer stories" sono ormai un vero e proprio genere letterario/cinematografico, quindi ero quasi rassegnato a veder null'altro che la declinazione dylaniata (seppur ben fatta) di questo topos. Invece arriva la seconda parte a cambiare completamente registro, e a innalzare l'asticella del malessere.
Per quanto mi riguarda, la "notte degli insetti" è una delle cose più disturbanti mai lette sulla testata, molto più della (spoiler serie regolare) bambina segregata e violentata del numero di questo mese. I malati terminali, ora tardigradi-umanoidi giganti (ma ancora disperatamente senzienti) che si riversano nelle strade da tutta la città è una roba veramente da incubo, tanto a livello di idea che a livello visivo.

Bene anche il finale, per quanto a questo punto lo scienziato debba essere arrivato a mettere a punto il suo siero molto rapidamente, considerato che la moglie è ancora "viva".

Sono molto in linea col tuo giudizio sulla storia, Paper. Pur con i suoi (vistosi, e voluti?) difetti è la migliore storia vista finora in questo 2018, per quanto non abbia letto ancora Accatino...in fase calante, a dire il vero, negli ultimi mancati exploit.

Però, come già detto (e tornando su alcuni tuoi punti) non mi sembra che i temi di malattiaVsmutazione siano tanto antitetici tra loro, anzi: come spesso accade anche qui il cancro è visto (già) come una trasformazione del corpo dall'interno, incontrollabile ed inaffidabile, a livello di segnali interiori e finalità occulte. Solo che la cosa viene semplificata nella semi-loffaggine da film fantahorror di serie Z, quando al concetto sottile di auto-mutazione strisciante si sovrappone il solito mad doctor (pure nnamurato!) che ti altera dall'esterno il DNA, etc

E poi...



ALOHA ZIO TOMASUZZO
https://www.youtube.com/watch?v=-G6fquavRl4

L'antitesi di cui parlo è quella del registro narrativo. Realismo e plausibile VS fantascienza e orrore. È proprio questa cesura così forte che secondo me funziona.
Della bambina ho scritto di là.

Ancora una volta il Maxi si rivela una bella sorpresa. Le storie di Contu e Accatino sono molto valide e non avrebbero sfigurato sulla regolare. La storia di Artusi e Lombardo invece è fin troppo prevedibile, ma i disegni di un ispirato Luca Dell'Uomo e il commovente finale la salvano. Voto complessivo: 7.

seconda storia piuttosto banalotta ma comunque sufficiente
la terza invece direi buona, mi ha ricordato un po "secret window", ma fortuntamente poi prende una piega diversa, rimanendo nel campo dell'irreale...
in definitiva un maxi più che promosso, con storie che nulla hanno da invidiare alla serie regolare, anzi anche migliori

Ti quoto anche le virgole.

Forse il pregio più grande di questa storia è la sua "attualità" narrata oldstyle, che in linea di massima erano i propositi della serie mensile

Sembra un mix di titoli già sentiti, ma vabbeh...

Orrore dal profondo

Disegni 6,5 Testi 6+

Storia senza pretese, semplicesemplice, di mestiere minimo, per quanto priva di particolari difetti ed efficace nel para-twist finale... parlando di menti malate. Pensavo un'ambientazione marittima maggiore, ma questo lato alla fine si riduce solo alle allucinazioni sovrapposte di Peter. Come credevo ci fosse qualcosa dietro tipo complottone militare, mentre la faccenda si riduce all'ennesimo spunto socio-cronachistico d'attualità riciclato come starter dell'incubo in questione: da Lampedusa a Calais il passaggio è breve, anche in gommone.
Ovviamente i personaggi sono un po' "ingessati" - in senso Neveriano, e me l'aspetto da un Artusi ai testi - e non si brilla per dinamismo delle scene, ma la storia procede senza troppe difficoltà. Come senza grossi (o profondi) brividi, maestro dei quali Artusi giammai fu

Qualche sbavatura sulla credibilità della tensione nella scena della doccia - anche per come sono disegnate le reazioni di Patricia - per la fuga di Lou dalla polizia di scorta (causa irresistibile voglia di jogging? ), per l'assoluzione di Peter un po' invereconda, oltre alle ultime 4-5 pagine che si trascinano stancamente come riempitivo consolatorio e smielato. Molto bella invece la scena in cui il saldatore subacqueo s'improvvisa ostetrico delle profondità. Imperdonabile lo spoiler gigantografizzato di pagina 100, usato come preview di un fotogramma .

Disegni di Dell'Uomo a due fasi. Da una parte si (e ci) diverte in fantasmagorie stralunate nei fondali marini, dall'altra leviga fin troppo lo spessore metallico e netto della nuda realtà. E' meno classico di quello che sembra e non sembra mai cercare la soluzione più ovvia. Non sono un suo grandissimo estimatore, ma qui nel complesso fa un buon lavoro.

UN ALOHA SPIAGGIATO DE PANZA