Bugs Bunny ha scritto:
Ma parlo di gente che vende davvero, mica Sio che non vende nulla ma le edicole sono piene dei suoi fumetti solo perché gli edicolanti non le pagano in anticipo al distributore ( come invece accade con il 99% delle altre testate in edicola ).
Mi dispiace dirtelo, ma è un dato profondamente sbagliato... e lo dico da ex edicolante (fino all'aprile 2016): nelle edicole italiane un buon 75% della merce che arriva è in conto deposito (alias come dici tu per i fumetti di Sio che poi fino al 2016 era uno solo: Scottecs, non so se ne hanno pubblicati altri) ed il resto è in conto pagamento (alias pago la merce che mi consegni meno la merce del medesimo tipo che contestualmente ti restituisco).
Nel campo dei fumetti, se nell'arco di un anno e mezzo le cose non sono state stravolte, sono veramente pochi i casi di "conto pagamento": Topolino, i mensili regolari disney, Diabolik e i mensili regolari Bonelli. Tutto il resto è Conto Deposito (che detto fra noi, era una delle cose che noi edicolanti odiavamo maggiormente).
Sempre soffermandoci nel campo dei fumetti, a prima vista sembrano sempre tante le testate in conto pagamento ma se andate in un'edicola ben fornita e vi soffermate al reparto fumetti, vi accorgereste subito che per tipologia e numero di testate sono molto di più quelle in conto deposito piuttosto che l'altra tipologia (che per ovvi motivi di vendita sono in quantità superiore nel numero di copie).
Ovviamente non è il nocciolo della discussione, ma se si porta un esempio per ridimensionare un "presunto" nuovo fenomeno del fumetto italiano (alias Sio) che si usino almeno degli esempi supportati da dati credibili, se no crolla tutta l'impalcatura del concetto finale.
E confermo il pensiero di Wolkoff: ormai l'edicola (e il suo edicolante) è un'attività che va a morire. Le testate finiranno in bar e tabaccai e tutto il resto nelle librerie. Bisogna ben comprendere come la Bonelli gestirà questo delicato passaggio, cioè se riuscirà in qualche modo a reinvertarsi per le librerie (come tipologia di storie, formati, libertà narrative, contenuti espliciti, ecc...) o riuscirà a sopravvivere nei vari tabaccai accanto alla Settimana Enigmistica e qualche testata gossippara a 50 centesimi. Onestamente, credo che mai periodo è stato più difficile di quello attuale per la Bonelli. Da un lato ha la sua tradizione ben riconoscibile e dall'altro dovrebbe rinnovarsi in toto; da un lato ha vendite comunque confortanti per alcune testate che farebbero impallidire pure un editore del mercato americano e dall'altro opera in Italia senza riuscire in alcun modo a internazionalizzarsi (quindi strettamente legata all'andamento economico e sociale del solo Bel Paese); da un lato sperimenta nuove testate, dall'altro non ha il coraggio di sperimentare nuovi autori (anche totalmente sconosciuti o dal curriculum striminzito come avvenne, epr esempio, un bel po' di tempo fa per la Barbato)... insomma: non vorrei essere al posto di Davide Bonelli. O sarà il genio che riuscirà a far continuare la pluridecennale azienda editoriale familiare nonostante ciò che stiamo vivendo oggi (socialmente, tecnolonogicamente, artisticamente, etc...) o sarà l'incapace che riuscirà a far fallire la pluridecennale azienda editoriale familiare che tanto grande rese il padre e (per creatività Texiana) il nonno.