Cravenroad7

ma io non capisco, dove sta il problema di aver usato il colore, anche solo per vendere di più?
O forse ti piace lamentarti di tutto e, quando qualcuno ti mette davanti all'evidenza che un tuo discorso non sta in piedi, ne tiri fuori un altro?

Prima di tutto, i miei discorsi sono sensatissimi ; se a qualcuno piace fare il bastian contrario e spararle grosse pur di darmi contro, sono affari suoi. ( se poi mi cancellono pure i post con le risposte...)
Secondo, leggi meglio prima di berciare a vanvera: molti lettori si sono lamentati ( non io) che Stano sarebbe stato meglio in B/N che a colori.
Io ho spiegato , come al solito , il perchè di questa scelta.
Fine.

Io non perculo nessuno, a me il titolo mi pare assolutamente poco attinente con la storia , i così come la riflessione finale sull' universo ( copiata da un altra storia di Sclavi) mi sembra una roba messa a forza perché mancavano ancora qualche pagina alla fine dell albo ( poi qualcuno c'ha visto il solito discorso meta-testuale , ma tantè).

Stano mi è sembrato notevolmente sottotono in questo albo, Sclavi invece è semplicemente uno sceneggiatore di altra categoria rispetto a tutti gli sceneggiatori bonelli.

Votato buono, più per la commozione di rivedere ancora Sclavi alle prese col mensile, che per altro. Solo io mi aspettavo una storia sotto tono già prima di stringerla fra le mani? Il silenzio che ha circondato l'albo prima dell'uscita e l'annuncio comunque in sordina dell'edizione da libreria, già mi facevano presagire che non avremmo certamente trovato un capolavoro degno del passato all'interno delle pagine di quest'albo... e così purtroppo è stato. Il colore, devo convenire con alcuni utenti del forum, è stata una mossa fuori contesto che è andata a sabotare la qualità grafica di questa storia: Stano non si leviga con queste fesserie da fumetto contemporaneo, io voglio vedere le sue anatomie spigolose e i suoi segni dati a pennello scarico senza bisogno di filtri 2.0 a ripulire il tutto. Che poi ci siano un paio di scene in cui la cosa funziona, ci posso anche stare, ma qua si manca di rispetto a un genio del segno. La trama è lineare e penso si percepisca palesemente che Sclavi non la "sentiva" mentre stendeva la sceneggiatura. C'è qualcosa, una dissonanza, una sorta di pudore che si legge fra le righe. Come se il padre di Dylan fosse prigioniero di un meccanismo più grande di lui e usasse delle allegorie per farci intendere che quel nulla cosmico, in grado di trascendere la vita e toccare le corde della morte, è in realtà ciò che lui ha dentro. Un gigantesco buco nero che si è portato via la sua creatività. La tecnica c'è ancora tutta e nessuno sa scrivere Dylan come lui, ma manca il guizzo, il colpo di genio. Dopo un lungo silenzio fu drammaticamente superiore, ma ho il sospetto che fosse nel cassetto da parecchi anni.

Anche se non allo stesso livello dell'ultima creatura di Sclavi,"Dopo un lungo silenzio",che era tanto sofferto,personale,autentico...direi che tutto sommato questo "Nel mistero" tende ugualmente a distinguersi e fare la sua porca figura,per la capacita' dell'autore ancora una volta,di saper fare tanto con "poco".E' chiaro che in questo caso c'e' ben poco di originale,e tutto sa abbastanza di gia' visto e sentito.Ma il punto e' che e' un buon gia' visto e sentito.Al cinema direbbero,film di genere.Fatto con mestiere,solido,e capace di appassionarti pur senza entusiasmare.La lettura e' assolutamente godibile,la storia scorre,la penna di Sclavi si sente e anche il colore non mortifica a mio giudizi i disegni di Stano.
Si poteva fare di piu',certo...ma anche cosi',personalmente trovo impossibile non essere soddisfatto e affermare che..."ce ne fossero".Penso sia inutile citare alcune delle recenti uscite poi,tra l'altro,del tutto insoddisfacenti nel voler affrontare a modo loro(male),l'attualita'.Sclavi ci riporta al Dylan delle indagini classiche,sapendo dare il suo tocco personale anche alla caratterizzazione del personaggio.
La svolta finale era forse prevedibile,non brilla per inventiva...ma e' efficace,e richiama alla mente indimenticabili momenti del passato.
Quindi si,un'opera minore di Sclavi...ma viva Dio,se possibile datecene ancora.Possibilmente ogni mese.

Comunque sulla citazione finale non vedo nulla di scandaloso; in alcuni classici venivano riportate paro paro delle frasi di famosi film anni '80, come blade runner, o addirittura cobra con stallone. Molti soggetti erano presi da film pure, quindi non si potevano neanche considerare originali. Ma poi in realtà lo erano, perché venivano rielaborati con una sceneggiatura che superava la storia da cui avevano avuto origine; si vedano dopo mezzanotte o accadde domani. In questo caso parliamo di auto-citazione (certo, a meno che la frase finale degli orrori di altroquando non provenga da un film che non conosco).

Se in questo albo ci siano delle meta-allusioni al discorso della creatività sclaviana è un giochetto che può portare a infinite congetture. Resta il fatto che Dopo un lungo silenzio è stata una storia a lungo tribolata e concepita in tempi distanti. Quindi pensata profondamente nell'ottica di un'ispirazione e rielaborazione successiva di quella ispirazione. Questo albo invece è poco più di un contentino elargito per i fans e per ragioni aziendali, scritto con una svogliatezza ed in-sussistenza rara, appiccicando motivi ed autocitazioni in serie, senza "una storia" in quanto tale (v. sotto).

Se Sclavi avesse scritto tre o quattro cose simili all'anno nei fabulosi 90s DylanDog avrebbe chiuso dopo il #121 .



Non c'è niente di scandaloso, infatti.
Ma confondi la causa per l'effetto. Si può rimpilzare una storia di (auto)citazioni in serie e quella rimane tale, con dei bonus extra aggiunti per effetto ammiccamento e familiarità, tra intenditori del genere o fedeli seguaci in cerca di riferimenti. In questo albo (v. sopra) invece la storia non sussiste, e si applica solo un art-attack-kamento di/ad alcuni stranoti aforismi dylanieschi in serie, senza i quali il tutto evaporerebbe in un rutto di lombrico.
Poco più di una rimpatriata bonacciona tra mezzi bevuti che si ricantano i jingle del liceo.
E non è poco come differenza...

[cit.] ALOHA

Infatti sono d'accordo con te; questo è un albo autocelebrativo.

"Rutto di lombrico"
Come minimo scatenerà i sei giorni della collera

Mannoooò... in fondo anche io sono stato autocelebrativo nella citazione (deformata)...

QUESTO ALOHA E' BREVE COME
LA PIPI' DI UNA FARFALLA

Qualcuno ha detto che dopo un lungo silenzio era stata tenuta nel cassetto per anni. Sarebbe plausibile, ma non avevano dichiarato tutto il contrario?

Pretendere una forma di coerenza, tra dichiarazioni rilasciate e rivelazioni postume, è un po' eccessivo in questi casi. Specie se si tratta di questioni d'immagine (editoriale/aziendalista) da rifilare ai lettori per pompare gli eventi in preview o retrospettiva.
Basti vedere tutto il tira&molla a riguardo del ritorno di Sclavi, dove lui dice di esser stato (ri)chiamato in causa, se non quasi trascinato in questo revival dopo numerosi appelli supplichevoli, mentre altri sostengono che sia stato Tiz stesso a disporre di storie già pronte per la sfornata ed aver contattato la redazione per pubblicarle

METTETEVE D'ACCORDO, E POI ALOHA

Rileggendo mi pare una buona storia, c'è un po' di mestiere di Tiziano, ma certe critiche mi sembrano ingenerose, tipo quella che non succede nulla e ci sono troppe tavole per allun6gare il brodo...

lo stesso Sclavi ha sempre detto che nelle sue ballate non ha mai cercato il ritmo, la metrica, ecc...