Seconda puntata del dietro le quinte di Brindisi, dalla sua pagina FB:
"Visto l'interesse suscitato dal post del mio trentennale con Dylan, e anche tenendo conto che ora sono passato definitivamente a fare altro, posso continuare con il mio #jemarricord, amarcord, senza aspettare l'anniversario di uscita degli albi, ovviamente! Ottobre 1991, sorvoliamo su cosa facevate o se non eravate nati o se eravate già morti: a 10 mesi dal mio primo Dylan esce il numero 61 "Terrore dall'infinito", sempre firmato Sclavi. Prima storia della cosiddetta "trilogia ufologica", ma ancora non lo sappiamo. Uso ancora il pennino, perché quando mi presentai in redazione la prima volta con le mie tavole a pennarello l'art director Luigi Corteggi inorridì e mi vietò di usarli. Questo perchè molti pennarelli davano problemi in fase di correzioni redazionali, stingendo e facendo altri obbrobri. I miei erano waterproof, ma Cortez non volle sentire scuse e io, timido ultimo arrivato, obbedii. Però una cosa che ho sempre detestato è dover intingere nella china lo strumento, pennino o pennello, ogni due o tre linee. Assurdo. Non so come hanno fatto e fanno tanti colleghi. Si perde una marea di tempo ed anche il ritmo. E' come trombare e ogni cinque secondi fermarsi per bere un sorso d'acqua. Infatti già dai tempi di Splatter avevo fatto esperimenti, prima col vetusto Graphos (non il Rapidograph, ma il padre), poi con un tipo di pennino Conté dotato di serbatoio. Almeno potevo bere un sorso tra una posizione e l'altra. Neri a pennellone. Il guaio sia di Graphos che di pennino Contè era la scarsa duttilità, da cui la mia linea monotona che, unita ai neri piatti rende ormai tutto inguardabile ai miei occhi, ma che è stato caratteristico di un periodo. Uso quasi sempre foto di Rupert Everett e si vede. Lavoro ancora per la ACME, ma nel giro di poco purtroppo chiuderà i battenti e la mia produzione bonelliana raddoppierà, anche perchè torno ai miei beneamati pennarelli. Però grazie a Francesco Coniglio mi guadagno una sceneggiatura di Abulì e il nome in copertina assieme a mostri sacri da non credere, guardate nei commenti. Il protagonista della storia si chiama Whitley, come l'autore del libro che la ispira, "Communion", e dovrebbe somigliare a Montgomery Clift. Io non avevo foto, forse una piccolissima e mi arrangiai con quella. Altri tempi. Il disco volante doveva essere nero ed essenziale, gli alieni ispirati dalle immagini di Roswell e dalle attendibilissime descrizioni di testimoni oculari, che Tiziano mi fornì e in cui non credeva, ma sperava fortemente. Ovviamente pensando anche ad Incontri Ravvicinati, film tra i preferiti di Sclavi e mio. Non ricordo come mi descrisse l'alieno con la sonda, ma ricordo che mi andai a guardare il cardinale di Manzù. Dylan visita il planetario di Londra, ma né io, né probabilmente Sclavi, avevamo idea di come fosse fatto. Cameo di Sydney Jordan a pag. 23, autore di Jeff Hawke, il più bel fumetto di fantascienza di sempre. Riappare il dottor Bronsky, che nel frattempo deve aver fatto i soldi perché ha comprato non una poltrona, costosissima, di Charles Eames, ma ben tre. Oggi la fanno in replica a prezzi umani, saranno scaduti i diritti. Il padre alcolizzato di Whitty è Danny Aiello, la madre degenere forse la presi da un disegno di Toulouse Lautrec o di qualche artista della Secessione Viennese. A pag. 51 Dylan va alla British Library e Tiziano mi dice di guardarmi "Il marchio giallo" di Jacobs, quindi non posso non farlo sedere allo stesso identico posto, il marchio c'è ancora! Ho già detto dei problemi di documentazione, quindi sono preziose le foto dei miei genitori a Londra, con mia madre che appare a pag. 59 e mio padre in quella successiva. Però il numero di Quattroruote con la Rover mi ha risolto alla grande una vignetta difficilissima, con l'esploso di pag. 69. Tra le cose che svolazzano in macchina per cause aliene persino una improbabile mappa della Costiera Amalfitana, perchè la Divina ha praticamente una sola strada e tante, tantissime curve. Lo studio di Dylan si vede solo nel finale, ma faccio in tempo a inserire una lampada Tiffany (replica) che diventerà iconica. Ma solo perchè appare in una pubblicità di librerie che si ispira inequivocabilmente a Dylan Dog, da allora la userò sempre, diventa il mio studio: immagine giù nei commenti. Praticamente cito una citazione, sarebbe più opportuno dire copio, come ho fatto anche con lo scrittoio, da Schiele, questa volta. Alla prossima puntata!"
_________________ "You should be ashamed of yourself". "I am. 24/7".
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