JMZ ha scritto:
alemans123 ha scritto:
Interessante questa censura che l'autore dovrebbe avere... sinceramente non capisco perchè l'autore non dovrebbe esprimere la sua idea in una sua opera. Non si faceva lo stesso anche nei primi in Vampiri o il Marchio Rosso (c'è un bel pistolotto anche lì) o Memorie dall'invisibile (l'arringa del giudice non era forse molto farsesca nei toni?). E Goblin, La dama in nero? E Bossi in Doktor Terror? E Caccia alle streghe? In alcuni casi erano molto più levigate le idee ma anche lì ogni tanto partivano dei bei pistolottoni.
ma infatti certe Sclavate o Chiaverottate non mi sembra fossero da meno in quanto a pipponi moralisti e/o sociopolitici
Questi commenti sono al limite del farsesco/fintontologico. Bisogna sempre ripetere le stesso cose, puntualmente, per chiarire quello che è già evidente. Ma l'obnubilazione e la malafede partizaneggiante possono sempre molto, pare
.
Nessuno ha detto che Sclavi e Chiaverotti
NON ci mettessero i loro contenuti "impegnati" a margine. E che spesso non insistessero fino alla pedanteria in certe loro derive.
Doktor Terror - una storia poco riuscita, infatti, se non una mezza ciofeca - ne è un esempio.
Goblin imbocca a più riprese le sue tesi, e mi pare evidente.
Ma a parte questo
erano delle STORIE, a livello di scrittura. Il punto d'arrivo o quello di partenza era la "tesina impegnata"
ad hoc, eppure non costituiva il nerbo della sceneggiatura.
In questo albo Uzzeo vive SOLO DI QUELLO in pratica. E patisce la miseria del rattoppamento plurimo per evangelizzare il suo pensiero.
E non esagera neanche più di tanto nei pistolotti che, a livello quantitativo, ricoprono di gran lunga
un numero minore di vignette rispetto ad altre storie a sfondo socio-filosofante-sondaggioso. Ma quando lo fanno sbucano in modo sconnesso, forzoso, capzioso ed urlato
à la "io vi indicherò la via". Non è un problema di esagerazione. E' un problema di dipendenza, a livello di struttura e modalità d'espressione, che sfora nel patetico a più riprese. Paragonarlo a cose come
I Vampiri meriterebbe qualche rivolta per strada come nella storia di Sclavi.
Tutto l'albo ruota attorno a quattro menate in croce e poco più. Non esiste struttura narrativa, dopo un inizio visionario promettente dai toni apocalittici. Solo svolazzi casuali d'addentramento nelle lezioni di vita autoriali, che menano il can per l'aja attorno al nulla cosmico salmodiando per oltre 60pp.
Poco più di un pretesto, a margine di uno sfogo, presunto illuminato.
Una povertà stracciona nel costrutto rapsodico da far rimpianger
UT e cose simili.
Come diceva qualcuno molto saggio, la Verità sta nel mezzo.
Che non è un invito relativista alle boutade melo-democristiane di Casini ed Alfano...
...ma un invito a valutare meglio il "mezzo" di espressione delle proprie idee.
Che qui fa piangere anche le dune del Namib
.
ANCHE ALOHA E' NEL MEZZO...
...POSSIBILMENTE DI UNA 5aC SENZA FERRETTO